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Rosanna Virgili "Il grido e lo scandalo"

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Dal 4 all’8 agosto 2025 si è tenuta nel Monastero di Camaldoli una settimana di “Conversa – azioni” sui temi della democrazia e della pace. Preoccupati per il torpore che sta investendo l’Europa circa questi pilastri del nostro mondo e dal pericolo di risorgenti forme di barbarie, un gruppo di circa sessanta persone si è trovato a riflettere e a condividere ipotesi di ricerca e collaborazione perché gli orrori, gli arbìtri di potere e le menzogne possano essere ancora affrontate anche dal basso, da semplici cittadini, credenti e non credenti, ma tutti amanti del bene comune, del diritto, della giustizia, della dignità di ogni essere umano, della libertà e della pace.
Un team formato da cinque donne – 𝐄𝐦𝐚𝐧𝐮𝐞𝐥𝐚 𝐁𝐮𝐜𝐜𝐢𝐨𝐧𝐢, 𝐏𝐚𝐨𝐥𝐚 𝐂𝐚𝐬𝐢, 𝐆𝐫𝐚𝐳𝐢𝐚 𝐕𝐢𝐥𝐥𝐚, 𝐅𝐫𝐚𝐧𝐜𝐞𝐬𝐜𝐚 𝐕𝐢𝐥𝐥𝐚𝐧𝐨𝐯𝐚 𝐞 𝐑𝐨𝐬𝐚𝐧𝐧𝐚 𝐕𝐢𝐫𝐠𝐢𝐥𝐢 – ha voluto e organizzato questo tempo di incontro avvertendo come improrogabile il bisogno di condividere il “grido” che sale dalle stragi dei bambini, del loro sangue versato che querela terra e cielo e rende ogni spensieratezza una colpa.
Le ore, le parole e i pensieri condivisi hanno suscitato un determinato intento di “restare uniti” e di coinvolgere amici ed amiche, per continuare a “gridare”, per capire insieme cosa fare, perché non venga sciupato il tempo del coraggio e della speranza. Per questo abbiamo condiviso anche tutte quelle luci che illuminano il deserto della crisi della democrazia.
Sono le piccole e grandi esperienze di lotta, di resistenza, di azione, spesso oscurate o trascurate dalle “dittature satellitari" che attraversano i luoghi difficili, dove donne e uomini insieme non si arrendono ai potenti di turno perché vogliono continuare a restare umani.
Da più parti si sono recentemente levate voci isolate di uomini e donne che, presentandosi come padri e madri, hanno caldamente invitato il Papa a recarsi a Gaza perché certamente Lui non potrebbe esserne impedito e accenderebbe una luce per fermare la catastrofe; un auspicio che è stato espresso anche da molti tra noi, martedì 5 agosto scorso, a Camaldoli, come una supplica, come lo sfogo dell’impotenza e lo strazio che spezza il nostro cuore di madri e di padri, di sorelle e fratelli e ancor più di cristiani.
Ma se i gesti del Papa hanno un impatto incomparabile rispetto a quelli di tutti gli altri cittadini del mondo - Presidenti e Monarchi compresi - resta tuttavia inopinabile che il mare è fatto di miliardi di gocce e che le onde d’urto non potrebbero abbattere le più solide muraglie se non fossero tutte strette tra loro e compatte.
Così strette e compatte torniamo al quotidiano impegno, immaginando azioni comuni da inventare e alleanze da costruire, per aprire strisce di futuro insieme a tutte le generazioni incrociate anche a Camaldoli, nel solco di una tradizione che ha sempre lasciato un segno nella Chiesa e nel nostro paese.

Da Rosanna Virgili, 13 agosto 2025


Il grido e lo scandalo

Una voce si ode a Rama, un lamento e un pianto amaro: Rachele piange i suoi figli, e non vuole essere consolata, perché non sono più" (Geremia 31,15). Una voce si ode a Gaza e in tutte le “Rama” della terra ed io sono Rachele. Io sono lo scandalo: la madre che non vuole essere consolata. È stato un errore, dicono i generali.
Io non accetto scuse, non ho orecchi per sentire giustificazioni. Il silenzio dei figli che “non sono più” rimbomba nell’indegno rumore di ogni chiacchiera.
Se pensano di consolarmi con un post si sbagliano. Si accalcano i profeti del re ogni ora nei vari canali dell’informazione volendo ad ogni costo persuadermi. Essi fanno del tutto per porre un velo di menzogna sulla verità.
Contro di loro Dio stesso parla accusando: “Eccomi contro i profeti di sogni menzogneri - oracolo del Signore - che li raccontano e traviano il mio popolo con menzogne e millanterie. Io non li ho inviati né ho dato loro alcun ordine; essi non gioveranno affatto a questo popolo. Oracolo del Signore” (Ger 23,32).

La falsa profezia – quarto (o primo??) - potere – vorrebbe premere come una cataratta sul cristallino della mia intelligenza ma i miei occhi sono liquidi, illuminati dalle lacrime che rendono la vista rossa come il fuoco, livida come la carne, come la terra offesa. I venditori di menzogna, gli armatori di morte, parlano dei miei figli, ragazze e ragazzi, come di numeri per le falangi - ucraine, russe, sudanesi, israeliane e quant’altre – mentre i miei occhi sono impietriti sulla loro giovinezza violata, sui loro corpi da me nutriti per la festa e da estranei rapaci consegnati alla “gloria” della tomba. I falsi profeti, mercenari del re, spiegano infatti che l’esercito ha inferto un forte colpo al nemico, che quei ragazzi sono gli artefici della vittoria e della pace “giusta”.
Molti ci credono e si arrendono ai sorrisi ebeti di matrigne e patrigni ma io sono Rachele e non sarò certo ammutolita dalle vostre parole nere, fangose e beffarde. Rachele vi resiste. I miei occhi restano aperti e il mio grido non perde vigore ed io non voglio essere consolata!

E nemmeno Geremia riuscirà, purtroppo, a farlo…nemmeno il profeta di Dio, quello che dice la verità che il re ignorava o sanzionava credendo di poterlo imbavagliare. Il re e le sue cortigiane avrebbero volentieri soffocato quel suo continuo denunciare “terrore tutt’attorno” e quella sua querela contro chi faceva macello di innocenti nelle suburre di Gerusalemme (cf. Ger 19; Ger 20,7ss). Ma i re del suo tempo – a differenza di quelli di adesso – temevano in qualche modo Dio e non avevano il coraggio di uccidere i possibili Suoi profeti. Si limitarono allora ad azzittirlo, a fare in modo che Geremia non predicasse più “sotto le porte” della città – dove si esercitava la giustizia - o alle porte del Tempio e del Palazzo. E così lo calarono in fondo a una cisterna.
Ma la verità – si sa – resiste anche ai pozzi più profondi, ai più pesanti degli insabbiamenti e, prima o poi, viene a galla. La parola di Geremia venne scritta e letta e consegnata anche a me, a Rachele, la madre inconsolabile. Lui, Geremia, mi scrive: questi tuoi figli vengono uccisi per vendetta, a causa dei loro stessi crimini. Molti si lasciano consolare da questa ragione. Ma io sono Rachele che vuol dire: “la pecorella, la dolce, la mite” e la ragione della vendetta mi ripugna. Come può, infatti, la morte consolare la morte? Quale giustizia è nella morte? “Nessuno tra i morti ti ricorda. Chi negli inferi canta le tue lodi?” dicono le Scritture (Salmo 6,6); e ancora: “Il vivente, il vivente ti rende grazie, come io faccio quest'oggi” (Isaia 38,19). Perché chi opera oggi per vendetta non cita questi versetti della Bibbia? Perché, invece, usa ed abusa di altri versetti piegandoli a favore delle proprie operazioni blasfeme? La vendetta aumenta il mio dolore invece di lenirlo, aggiunge all’orrore di ieri quello di oggi, inchiodando il presente a un futuro di tenebra.

Geremia mi incalza dicendo: la strage dei tuoi figli servirà da lezione alle prossime generazioni. Neppure questo mi consola perché la stessa lezione è stata data a tante, troppe generazioni, ma non hanno ancora imparato. Essi dimenticano e son capaci di continuare a ripetere il male commesso in passato, o a rinnovare atti di puro orrore, immemori persino degli orrori subiti e dei loro danni infiniti.

Il profeta di Dio cerca di asciugare, allora, le mie lacrime col sole dei suoi Oracoli di Consolazione: "Trattieni il tuo pianto, i tuoi occhi dalle lacrime (…) C'è una speranza per la tua discendenza” (Ger 31,16-17). Maria fu consolata da Giuseppe che, di notte, “prese con sé il bambino e sua madre” e li fece scappare in Egitto (Matteo 2,14) Ma io sono Rachele e non c’è nessuna via di scampo per me e per i miei figli poiché: “Non sono più”! Maria poté sperare perché sotto la Croce ebbe un “discepolo amato” che la prese con sé, che la adottò facendole adottare un figlio nell’Amore, un figlio che sarebbe restato… (cf. Giovanni 20,25-27). Ma io sono Rachele e sola resto ancora a farmi trapassare il corpo e il cuore dal grido soffocato dei figli. No, non voglio essere consolata, io resto a denunciare, a querelare la terra ed il Cielo e persino a sfidare le parole dei veri profeti. Io sono il grido delle mie creature crocifisse… la voce dello scandalo della Croce.



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