Bose, 22 aprile 2011 ora nona Giovanni 18,1-19,37 ascolta: l'omelia di ENZO BIANCHI, priore di Bose Ieri sera, all’inizio del triduo pasquale, nel memoriale della cena del Signore, abbiamo cercato di cogliere il segno dell’eucaristia e il segno che ne è l’ermeneutica giovannea, la lavanda dei piedi: segni che volevano essere una risposta di Gesù al Padre e agli uomini attori di quella vicenda di passione e di morte. Abbiamo compreso maggiormente che quell’« eukaristésas » (Mc 14,23; Mt 26,27; Lc 22,17.19; 1Cor 11,24), quel ringraziamento, e quell’« euloghésas » (Mc 14,22; Mt 26,26), quel benedire, erano in Gesù l’«amen», l’amen del testimone fedele, come significativamente definirà Gesù l’Apocalisse, scrivendo con audacia: «Così parla l’Amen, il Testimone fedele» (Ap 3,14), termini ormai cristologici, che confessano l’identità di Gesù a partire proprio dalla sua passione e morte. Un amen, un sì pronunciato da Gesù con tutta la vita...