Gianfranco Ravasi “Giubileo: remissione, liberazione, perdono”
Ecco un suono cupo che si leva dal tempio di Gerusalemme. Dai villaggi altri suoni analoghi vengono emessi da un grosso corno di ariete nel quale si soffia con forza e che è chiamato jobel. Si scandiva, così, l’inizio di un anno speciale, il Giubileo, termine che derivava proprio dal nome di quel corno, e che cadeva ogni 50 anni. È interessante notare che l’antica versione greca della Bibbia ebraica, detta “dei Settanta”, traduce la parola jobel con il vocabolo áphesis, che significa “remissione, liberazione, perdono”.
Infatti, la pagina biblica che definisce il Giubileo – il c. 25 del Levitico che invitiamo a leggere nella sua integralità – in quell’“anno santo” imponeva una serie di impegni non tanto rituali quanto sociali e morali. Il primo era piuttosto originale, far “riposare” la terra, una sorta di “sabato” per cui la natura era considerata come una creatura vivente. L’umanità doveva rispettarla e nutrirsi dei suoi frutti spontanei, riconoscendoli come dono del Creatore.
Una seconda norma riguardava il riscatto delle proprietà passate in mano ad altri che venivano restituite al primitivo possessore, che le aveva alienate per necessità. Era un modo per ristabilire una sorta di parità sociale, come era alle origini, nel tempo della distribuzione dei terreni alle varie tribù e ai clan familiari, al momento della conquista della terra di Canaan. Il terzo obbligo era la liberazione degli schiavi, ridotti a servi forse per miseria, che così potevano ritornare alle loro famiglie.
Nella rubrica che ora iniziamo cercheremo, in tappe diverse, di approfondire questi temi legandoli alla nostra attualità. Sappiamo, però, che anche Gesù inaugura un suo “anno santo” nella sinagoga di Nazaret (Luca 4,18- 19), un evento che avremo occasione di illustrare e che si colloca nella linea del Giubileo anticotestamentario. Secoli dopo, il 22 febbraio 1300, papa Bonifacio VIII proclamerà un Giubileo per la remissione dei peccati che sarebbe dovuto ripetersi ogni 100 anni: vedremo, invece, che le scansioni temporali si abbrevieranno nei secoli e, così, siamo giunti alla 27ª edizione, a cui si sono aggiunti in passato più di un centinaio di Giubilei straordinari.
Ci avviamo, allora, lungo un itinerario che durerà tutto quest’anno nel quale seguiremo anche i vari eventi giubilari particolari che coinvolgeranno, ad esempio, il mondo della comunicazione, gli artisti, gli sportivi, i bambini, i giovani, i migranti, i poveri, i lavoratori, i disabili, i detenuti e così via, per un totale di almeno 35 Giubilei di categoria.
Concludo con una nota personale. Il ricordo è ancora vivo in me: avevo allora otto anni e, con una zia, ero nella folla della Basilica di San Pietro per la chiusura del Giubileo del 1950. Ho tuttora nella memoria visiva la figura lontana, solenne e ieratica di Pio XII sulla sedia gestatoria. Mai allora avrei potuto immaginare che avrei vissuto – dopo quelli del 1975 con Paolo VI e del 2000 con Giovanni Paolo II – il quarto, e certamente ultimo Giubileo della mia vita, come cardinale, accanto a papa Francesco.