Si può ancora sperare, oggi? La questione mi sembra legittima e suscita un’immediata risonanza in ognuno di noi; il disincanto profondo che caratterizza il mondo contemporaneo, il vuoto di valori e prospettive per il futuro e infine il gelo dell’indifferenza, che conduce ad erigere muraglie e fili spinati: tutto ciò sembra inclinare a metter fuori gioco la speranza, a considerarla come un orpello retorico.
Si diffonde sempre di più, soprattutto in Occidente, ma anche altrove, una visione spietata e conflittuale dell’esistenza, dalla quale sembrano esulare quei sentimenti di fiducia verso l’altro uomo e di confidenza verso il futuro che costituiscono, a me pare, il nòcciolo della speranza.
D’altra parte, i difensori e promotori della speranza ne parlano, spesso, in termini enfatici, rappresentandola come una prospettiva individuale, con una dimensione scarsamente corale; il senso, a me pare, della speranza può essere invece riassunto in questa maniera: «Io spero, dunque siamo».
Aprendo lo scrigno della speranza, ci troviamo di fronte a due atteggiamenti egualmente piuttosto sterili: il coltivare speranze illimitate e irragionevoli (non l’utopia, ma l’utopismo in senso negativo) o, al contrario, l’escludere ogni tipo di speranza, nutrendosi di quello spirito catastrofico e pseudoapocalittico che sembra permeare sempre più il nostro modo di pensare e di vivere.
Occorre invece coltivare, prima di tutto dentro di noi, le gemme di una speranza consapevole e operosa, capace di dar respiro alle nostre vite, evocando la passione per il futuro; in questa luce, diviene possibile educare le nuove generazioni e le nuove famiglie ad un senso autentico della speranza, poiché il suscitare, il dar gusto e il rincuorare costituiscono i tre movimenti fondamentali dell’azione educativa.
In cosa consiste, veramente, questa speranza, con il fulcro autentico della consapevolezza e del realismo?
C’è un dinamismo intrinseco che orienta la speranza, che sembra scaturire, inizialmente, come emozione, si compagina come sentimento continuativo dell’esistenza e, infine, coltivata come un’abitudine, approda alla pratica di una vera e propria virtù, coinvolgendo aspetti delicati dell’umanità, come la simpatia, l’affetto, il riconoscimento e toccando dunque, nella maniera più radicale, la questione dei significati fondamentali che annodano la trama della vita.
In principio, quindi, la speranza si caratterizza come apertura all’altra persona e al mondo intero, assecondando un movimento di spontaneità e confidenza (nella lingua germanica, il termine/concetto di Hoffnung, speranza, significa in modo nitido tale dinamismo di apertura).
Se si considera anche sommariamente la nostra vita, si può intravedere in modo chiaro il rilievo che detiene la speranza; essa dà forza, sostiene nel fitto intreccio degli impegni quotidiani: in una certa maniera, ogni uomo cresce su se stesso in virtù dell’energia della speranza.
Possiamo intuire il nesso fra speranza e responsabilità: nel semplice atto di assumersi un nuovo impegno, di compiere qualche sacrificio a vantaggio dei figli, dei nipoti e delle altre persone, si può scorgere il vigore, sempre fresco e nuovo, della speranza…
Oltre le certezze, un senso di salutare inquietudine nella fede e di slancio profetico; oltre il radicamento nel presente, a volte appiattito e smemorato, un’energica proiezione verso il futuro.
Le coppie e le famiglie, in particolare, come laboratori di speranza.
Si tratta di saldare la speranza con il desiderio di cambiamento, la prospettiva di una maturazione personale e familiare con quella di un’emancipazione universale della società: ecco, a mio giudizio, una partita che val la pena di giocare e la straordinaria difficoltà aggiunge, e non toglie, sapore alla sfida; il declino della progettualità politica ripropone la doverosità di un impegno etico ed educativo qualificato, circostanziato passo dopo passo, ma non dimentico della globalità dei problemi.
(...) Il nichilismo è quindi, da tempo, alle porte, anzi è entrato nelle nostre case, insediandosi in un modo stabile; la domanda è: da dove viene questo “mostro”, che sembra possedere e raggelare tante esistenze, soprattutto giovanili, spingendole a scelte temerarie ed estreme, fino alle varie di pendenze, trascinando anche al suicidio?
(...) Solo in un clima riscaldato dall’amore il bambino, nelle sue relazioni con gli altri e con il mondo, viene costituendosi, a poco a poco, dei punti di riferimento stabili e significativi.
(...) Con difficoltà noi, esseri umani in cammino, ci rappresentiamo il corso storico, non solo per una diffusa superficialità, che tende a isolare il passato in una zona remota della mente, ma anche per sfuggire alla percezione del caos e del dolore che circolano nell’esperienza umana, sia in quella individuale, sia in quella collettiva.
(...) L’eccesso di informazione, il sovraccarico di notizie, ci rende saturi, in un certo senso “obesi”, creandosi un vero e proprio choc, anche per il mescolarsi di “false notizie” in un’epoca come la nostra, definita come quella della postverità.
(...) In breve, stabilisco ora un significativo raccordo con il clima della post-verità e con la tematica delle fake news, così importante nell’àmbito del giornalismo, della carta stampata o radiotelevisivo; qui c’è proprio un punto di criticità molto rilevante.
(...) Contrariamente a ogni apparenza, il fondamentalista non rivela una fede matura e stabilizzata, ma piuttosto una crisi profonda, con il conseguente trepidare per le sorti della sua stessa religione, che tende a consolidare con la sanzione delle leggi e con la coercizione della politica.
INDICE
Prefazione
CON SOAVI CURE 7
Un cammino nell’umano alla ricerca di senso
1. SORELLA FEDE, SORELLA SPERANZA 17
1.1 Assurdo e mistero 17
1.2. Costruttori di idoli 24
1.3. Sorella speranza 28
1.4 Un senso per la vita 34
2. SGUARDI SULL’OGGI 41
2.1 La storia e i suoi drammi 41
2.2 L’idolatria delle parole 48
2.3 Il linguaggio dell’odio in rete. Parole che feriscono,
parole che uccidono 52
2.4 La violenza: manifestazione della forza o sigillo dell’impotenza? 56
2.5 Il fondamentalismo 60
2.6 Paure reali, paure virtuali 64
2.7 Credere a tutto? 70
3. RESTARE UMANI, DIVENTARE UMANI 77
3.1 L’ascolto 77
3.2 Compassione e condivisione 80
3.3 Il dialogo 84
3.4 La dignità dei cittadini 89
3.5 Laicità, bene comune 92
3.6 Difendere e proteggere 98
3.7 La gioia 103
3.8 La tenerezza 108
3.9 Uno stile di reciprocità 113
4. RIPRENDERE IL CAMMINO: VIE DI SPERANZA, BARLUMI DI LUCE 119
4.1 Il Natale: quella luce che ci consente di ripartire 119
4.2 I Re Magi, una storia infinita 127
ELENCO PUBBLICAZIONI di Giuseppe Goisis 141
a) Volumi 141
b) Articoli e saggi più recenti 142
Recensione al libro di fra Massimiliano Patassini Direttore editoriale di “Il Messaggero di sant’Antonio” – del 18/05/2024
“L’interesse per l’umano è un tratto determinante nel cammino personale di Giuseppe Goisis (filosofo di chiara fama e nostro collaboratore, che ci ha salutati nell’aprile del 2023), e informa tutto il suo pensiero, come mostrano i testi raccolti in questo libro, ripresi da interventi pubblicati su «Famiglia domani» (rivista curata dai Centri di Preparazione al Matrimonio italiani) e «Dolomiti» (per il quarto capitolo del libro). In un tempo di crisi, l’autore continua a porsi la domanda di senso cercando risposte nella vita propria e altrui: c’è sempre da imparare, bisogna abituarsi a farlo, attenti a come la coscienza umana conosce e interpreta la realtà.
Tra i vari spunti offerti, alcuni tratti del presente ci sembrano particolarmente rilevanti: l’idolatria, il senso di vuoto e la paura. Di fronte al primo, l’autore invita a cogliere il valore dell’introspezione, facendo luce su limiti e potenzialità, per evitare di lasciarsi manipolare. In risposta al senso di vuoto è decisivo recuperare «il rapporto tra generazioni che è narrazione di civiltà», in cui i genitori trasmettono i significati fondamentali della vita attraverso la testimonianza dell’amore (che veicola «il gusto dell’esistenza», la «convinzione profonda che la vita è buona e val la pena di essere vissuta»), l’educazione alla critica e all’autocritica, l’apprezzamento del senso della storia e la virtù della pazienza.
In un contesto sempre più polemico, l’autore invita al dialogo, a «lasciarsi interpellare dalle obiezioni altrui, proponendosi come ascoltatori disponibili e attenti», insistendo sul valore del dubbio, come «tutela più vigorosa della nostra condizione d’umanità contemporanea». Infine, il contrario della paura non è tanto il coraggio, ma la speranza, intesa non come semplice emozione, ma come virtù, che è «la cifra dei cristiani, nella famiglia e nella società».”
Presentazione del libro
31 gennaio 2025
🌎 FRANCESCO GHIA, Professore associato di Filosofia morale e Filosofia della storia all’Università di Trento
🌎 ALBERTO LAGGIA, giornalista, già inviato speciale di Famiglia Cristiana, Direttore de "L'Amico del Popolo" di Belluno.
Modera Cecilia Gabrielli, della casa editrice
L'incontro sarà dedicato ai temi trattati nel libro di Giuseppe Goisis, “Con soavi cure”: rispondere alle domande di senso poste dalle famiglie per dare speranza alle nuove generazioni. Con metodo socratico, il filosofo Goisis interpreta i segnali frammentati del pensiero e della società attuali e propone riflessioni per un progetto educativo attento alla crescita dell’umano e della libertà.
GIUSEPPE GOISIS (1944-2023) è stato docente di Filosofia politica e Politica ed etica all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ma l’impegno strettamente didattico si è sempre coniugato con il contributo nell’associazionismo culturale, dalla Società Filosofica Italiana e dal Centro di Studi filosofici di Gallarate, al Centro studi per i Diritti umani, all’Associazione “Persona al centro”, alla Fondazione “Luigi Stefanini” e alla “Scuola di Memoria Storica Europea”.
Evento sul canale YouTube di Gabrielli editori(link) e sulla pagina Facebook (link)