Enzo Bianchi "La via della fede guardi a Cristo"
13 marzo 2023
di ENZO BIANCHI
per gentile concessione dell’autore.
Il 13 marzo del 2013 veniva eletto Vescovo di Roma il cardinale Jorge Mario Bergoglio che nello
stupore generale assunse il nome di Francesco. Erano necessarie molta audacia e determinazione
per una scelta così innovativa: il nome di Francesco d’Assisi rimanda a un tentativo di riforma della
chiesa, a una reale e radicale rinuncia al potere ecclesiastico. Non lo si deve dimenticare: Francesco
era un semplice cristiano, un fedele laico che non volle mai entrare nell’ordine presbiterale, scelse
di restare semplice fratello tra fratelli e sorelle e dare il primato al Vangelo. Difficilmente imitabile
per il papa di Roma.
E da subito Papa Francesco parlò di riforma della chiesa, di riforma dell’esercizio del papato, di una
chiesa nella quale i poveri non fossero solo i primi clienti per diritto della Buona notizia, ma fossero
anche “maestri”. Questo sollevò molte speranze, si parlò di primavera della chiesa, di ripresa della
dinamica del Concilio Vaticano II, di un clima di libertà esente dalle paure destate nel recente
passato da uno stile autoritario nella difesa della dottrina. Questo pontificato si è mostrato in realtà
tra i più travagliati, e non per la presenza di un papa emerito, ma per le divisioni accentuate nella
chiesa cattolica.
Lo si voglia o no riconoscere, sta di fatto che negli anni 2017-2018 è intervenuta una “gelata
repentina”, e da allora il ministero papale di Francesco è accusato di colpe gravi quali l’infedeltà
alla tradizione ecclesiale e perfino l’eresia.
Francesco continua a dire in tante interviste che a volte soffre ma che non è scosso da queste
critiche e che lui continua il suo servizio. I problemi però sono conclamati.
Non mi piace fare bilanci, ma penso sia opportuno mettere a fuoco alcune urgenze che richiedono
tutto l’impegno di Francesco.
Innanzitutto la riaffermazione della centralità di Cristo nella fede e nella vita della chiesa, in
continuità con le convinzioni espresse nella lettera programmatica Evangelii Gaudium: l’attenzione
di tutta la chiesa deve essere rivolta al Signore Gesù Cristo e non a se stessa. La celebrazione del
concilio di Nicea nel 2025 può essere per la Chiesa occasione per distogliere lo sguardo ossessivo e
narcisistico da se stessa e guardare a Cristo.
Il cammino sinodale in corso così importante non potrà dare presto i suoi frutti: occorrerà un lungo
cammino, ma per la riforma della chiesa si deve iniziare da ciò che è in crisi: la fede. Qual è il volto
di Cristo che la chiesa annuncia ? Qui sta la radice dei problemi e dello smarrimento. E se ci si
concentra su Cristo si decentrerà il papato e la gerarchia e la chiesa assumerà le sembianze e lo stile
del Cristo umanissimo che tra gli uomini porta liberazione. Solo così si potranno individuare nuovi
ruoli delle donne nella chiesa, potrà prendere forma una morale cristiana rinnovata, ispirata dalla
misericordia e si aprirà un cammino di fraternità nel quale il Vescovo di Roma sarà il servo della
comunione, e per i cristiani la memoria della fede autentica.
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