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Fulvio Ferrario "Tramonto del Protestantesimo?"

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(Rubrica “Teologia e società”
rivista Confronti, Marzo 2023)


di Fulvio FerrarioProfessore di Teologia dogmatica presso la Facoltà valdese di teologia di Roma.

In questo inizio di XXI secolo, il Cristianesimo protestante classico attraversa probabilmente la crisi più violenta della sua storia. È inevitabile menzionare anzitutto il dato statistico, che vede una drammatica riduzione numerica di tutte le Chiese protestanti tradizionali in Europa e Nordamerica; ma la stessa rilevanza culturale del protestantesimo nel dibattito pubblico è in caduta libera. 

Non basta citare singole presenze significative (in politica, ad esempio, donne come Angela Merkel e Ursula von der Leyen): è del tutto evidente che, se e quando una voce cristiana si fa udire in ambito europeo o mondiale, essa non è protestante. 

La cultura e la spiritualità protestanti si sono sviluppate nel quadro della modernità, influenzandola profondamente e, al contempo, essendone influenzate. Negli ultimi sessant’anni, tale dialogo ha interessato ambiti della vita e della cultura che potremmo definire ad alta visibilità, tra i quali i più rilevanti mi sembrano essere il mutamento dei rapporti di genere nella società e la comprensione della sessualità umana. 

In forme diverse, il Protestantesimo ha cercato di comprendere cristianamente almeno alcune delle novità emerse nella storia. L’ordinazione al ministero pastorale di persone di entrambi i generi è un caso paradigmatico. 

Secondo chi ha compiuto questo passo, non si tratta della semplice trasposizione ecclesiale di pratiche sociali; piuttosto, queste ultime hanno costituito uno stimolo per un ripensamento teologico, a proposito della dottrina dello Spirito santo e dei suoi doni. Un discorso certo non identico, ma ricco di analogie si potrebbe fare per quanto riguarda molti temi, etici e non solo. 

Ebbene, il meno che si possa dire è che questo sforzo, bene intenzionato e condotto con notevole impegno, non ha pagato in termini di consenso. L’opinione pubblica secolare ne ha preso atto in modo distratto e comunque freddo, considerandolo un tentativo piuttosto slavato di aggiornare un “prodotto”, la fede cristiana, comunque obsoleto. Ancora più radicale è stata la condanna da parte delle altre Chiese. 

Per quanto riguarda l’Ortodossia e il Cattolicesimo, non c’è motivo di sorprendersi. La prima fa dell’impermeabilità alla storia (ovviamente mitologica, ma proclamata con convinzione) una sorta di bandiera. Il secondo, invece, si dichiara aperto al dialogo con il mondo che cambia, ma vorrebbe dettarne le condizioni.


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