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Come riportare i giovani a Messa? Armando Matteo: “Ci vuole il coraggio di cambiare”

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 SantAlessandro 17 marzo 2023

Senza i giovani avremmo “una Chiesa da museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire”, ha detto Papa Francesco e su questo argomento il teologo Armando Matteo ha scritto un saggio in cui indaga su come “Riportare i giovani a Messa” (Àncora Editrice 2022, 128pp, 13, euro, versione e-book – ePub, 8,99 euro).

Per parlare del tema “giovani e fede” abbiamo dialogato con Armando Matteo nato a Catanzaro nel 1970, docente di Teologia fondamentale alla Pontificia Università Urbaniana di Roma, che nell’aprile 2022 è stato nominato da Papa Francesco segretario per la Sezione Dottrinale del Dicastero per la Dottrina della fede.

  • Don Matteo, per quale motivo i giovani si allontanano dalla Messa e dalla vita cristiana e come riportarli nella Chiesa?

«È un fatto ormai sotto gli occhi di tutti che le nuove generazioni tendenzialmente stanno imparando a vivere senza Dio e senza la Chiesa. Nel loro rapporto con la comunità cristiana, infatti, non emerge un atteggiamento di sfida o di aperta contestazione. Quel che è in prima linea è un atteggiamento di indifferenza. Semplicemente non afferrano più perché è una buona cosa, per la propria esistenza, vivere da cristiani e dunque partecipare alla santa Messa. La ragione di tutto questo, a mio avviso, è data dal fatto che la trasmissione generazionale della fede si è interrotta. In famiglia, soprattutto, non hanno ricevuto una testimonianza di vita cristiana piena e convinta. Gli adulti di oggi sono in gran parte “postcristiani”. Ma non vorrei neppure mancare di sottolineare una certa inerzia da parte della comunità cristiana, la quale continua a fare quello che ha sempre fatto nei confronti dell’iniziazione alla fede dei più piccoli, non tenendo adeguatamente conto dei sostanziali cambiamenti avvenuti nella popolazione adulta».

  • Dalla celebrazione del Sinodo sui giovani nel 2018 in poi nulla di nuovo è accaduto nell’azione pastorale rivolta all’universo giovanile. Colpa solo della pandemia? 

«Purtroppo è così. La pandemia ha giocato certamente un ruolo notevole nell’impedire la nascita di un nuovo slancio missionario nei confronti dei giovani, che faticano con la fede e che almeno dalle nostre parti sono la maggioranza. Ma la ragione ultima è data dal fatto che il Sinodo sui giovani non ha propiziato questo slancio missionario della comunità cristiana. Ha insistito oltre misura sul tema dell’accompagnamento ma, appunto, dei giovani – e sono una sparuta minoranza rispetto al totale – con i quali abbiamo già un rapporto». 

  • Il sottotitolo del saggio appare emblematico: “La trasmissione della fede in una società senza adulti”. Ce ne vuole parlare?

«Questo è il vero tema del piccolo saggio, che va a completare quella che io chiamo la “Trilogia di Peter Pan”. Si tratta di tre miei piccoli saggi (Pastorale 4.0Convertire Peter PanRiportare i giovani a Messa), che studiano l’impatto del radicale cambio occorso nel mondo degli adulti sull’azione pastorale della Chiesa. Prendere atto del trionfo di Peter Pan nel cuore degli adulti e delle adulte della nostra società, che li porta a una sostanziale dimissione rispetto al loro dovere di educatori e di testimoni, significa per la comunità cristiana una sola cosa: modificare radicalmente la propria mentalità pastorale. Implica in concreto l’impegno a trovare modi nuovi, rispetto a quelli usati nel passato, per far sorgere nel cuore dei giovani e pure degli adulti un desiderio di Gesù, di Vangelo e di Chiesa. Sotto questa luce, come mostro in questo ultimo saggio, l’esortazione di Papa Francesco Christus vivit è una vera e propria miniera».

  • Che cosa manca davvero nella Chiesa, quando mancano i giovani?

«Senza i giovani, la Chiesa “muore”. Muore, perché non c’è nessuna sicurezza di ricambio generazionale tra le file dei suoi fedeli e dei suoi pastori; muore, perché non porta a termine il suo compito: portare Gesù a tutti e tutti a Gesù».

  • La XXXVIII Giornata Mondiale della gioventù, che si terrà in Portogallo, a Lisbona dall’1 al 6 agosto del 2023, potrebbe rappresentare la svolta?

«Possiamo certamente sperarlo, ma possiamo già far qualcosa sin da subito. Ascoltare di più Papa Francesco e, senza perdere e prendere altro tempo, trasformare le sue indicazioni in carne e sangue delle nostre comunità cristiane».

 


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