Luciano Manicardi “C’è molto da fare”
n° 365 Luglio/Agosto 2024
Decisamente più frequente nella
storia è l’attestazione di celebrazioni
domenicali sostitutive dell’eucaristia
in assenza/attesa di presbiteri. E non
solo in zone di missione, ma anche al
cuore dell’Europa. Markus Tymister ne
fornisce diversi esempi in riferimento
al secondo millennio cristiano: egli ricorda che in diversi paesi europei in
certi momenti storici (Ungheria nel
XVI-XVII secolo; Francia alla fine del
XVIII secolo; Germania nel XIX secolo) «vi erano laici appositamente incaricati che presiedevano celebrazioni
domenicali con lettura e preghiera, come anche battesimi, matrimoni e funerali» (3).
Pertanto, la situazione attuale di carenza di presbiteri in molti paesi europei che ha fatto nascere diverse forme
di presidenza da parte di laici di preghiere comuni, di liturgie della parola
accompagnate da predicazione e distribuzione eucaristica, oltre che di amministrazione di sacramenti, non rappresenta certo una novità. Spesso sono
la storia e la vita con la loro imprevedibilità che, creando situazioni di crisi, obbligano le comunità cristiane a
cambiamenti che, in condizioni normali, non solo non sono presi in considerazione ma sono ritenuti inutili o
insensati.
La crisi della pandemia e l’impossibilità di radunarsi nelle chiese non ha
certo spento la fede, ma portato tanti,
in virtù del loro battesimo e della fede vissuta, a riunirsi nelle case, a vivere
una preghiera domestica, a creare riti
semplici e certamente meno solenni di
quelli delle curate assemblee domenicali, ma non meno autentici o nutrienti spiritualmente.
Le lucide riflessioni che un presbitero ha maturato durante il periodo
pandemico mostrano lo stupore provato assistendo ai «primi timidi segni
della nascita di una chiesa radunata
nelle case e raccolta insieme dagli strumenti a disposizione», sicché «mentre
qualcosa moriva e ci faceva paura perché non sapevamo fino a che punto
quella morte scendesse in noi, forse
qualcosa nasceva» (4).
E qui si intravede il contesto ben
più ampio in cui inserire il discorso dei “riti senza preti”. Il cambiamento d’epoca che comprende al suo interno la
fine della cristianità, e dunque la fine
della civiltà parrocchiale, esige una riforma ecclesiale che accetti di guardare in faccia e gestire la paura della perdita connessa al cambiamento,
concentrandosi sull’essenziale: la vita
della comunità dei battezzati che trova la sua ragion d’essere nella fede in Gesù Cristo. Questo cambiamento riguarderà anche il ministero presbiterale e il ruolo dei laici quali presidenti
di celebrazioni liturgiche.
Gli esempi presentati in questo
numero di Rivista di pastorale liturgica, concernenti movimenti ecclesiali,
comunità monastiche, esperienze pastorali, il ministero dei catechisti ecc.,
sono frammenti che abbozzano solamente il quadro che verrà. E che, ancora faticosamente, timidamente, lentamente, parzialmente e con qualche
ambiguità, si fa strada anche in documenti ufficiali (5). In riferimento in particolare alle assemblee domenicali in
assenza/attesa di presbitero, ciò che va
tenuto presente è l’importanza della
santificazione della domenica in quanto tale, cioè in quanto giorno memoriale della risurrezione, dunque la centralità per i cristiani di riunirsi per riconoscersi come assemblea convocata
dal Signore.
In un articolo pubblicato su questa rivista nel 1998 Enrico Mazza valutava positivamente l’insistenza con
cui il Direttorio per le celebrazioni dominicali in assenza del presbitero (6) sottolineava l’importanza di rendere sempre più coscienti le comunità cristiane
della natura della domenica cristiana
cosicché, «qualora venga meno la presenza del sacerdote, la comunità sappia compiere la riunione domenicale secondo i valori che le sono propri».
E aggiungeva: «Dobbiamo rilevare che
in questo campo c’è molto da fare dato
che, di solito, si insiste di più sull’obbligo della messa domenicale che non
sull’obbligo della domenica in quanto
tale» (7). A distanza di quasi venticinque
anni, molti passi sono stati fatti ed è
sempre più assodato che, anche senza presbitero, vi può essere memoria
della risurrezione con la liturgia della Parola e la distribuzione eucaristica.
Non va dimenticata o messa in second’ordine rispetto alla dimensione
liturgica la cura pastorale di cui una
comunità ha bisogno e che può essere assunta ed esercitata dai laici. Essi
possono riflettere la compassione che
Gesù mostrò di fronte alle folle, che
erano come pecore senza pastore, e
che lo portò a sfamarle annunciando
loro la Parola e spezzando per loro il
pane (cfr. Mc 6,34-44).
NOTE:
1) Per il testo latino di quest’opera del Tertulliano montanista: Tertulliano, De exhortatione
castitatis, 7,3, (Corpus Christianorum, series latina,
vol. 2, Brepols, Turnhout 1954, 1024-1025). Cfr,
anche i commenti di P.A. Gramaglia: «In alcuni
ristretti raduni di fedeli in tempo di persecuzione,
data l’assenza del clero che si dava alla clandestinità, la presidenza dell’eucaristia era affidata a
semplici laici; tale prassi era condivisa anche dai
cattolici» (nota 135, in Tertulliano, Il matrimonio
nel cristianesimo preniceno, a cura di P.A. Gramaglia, Borla, Roma 1988, 396-397) e di C. Schipani:
«Per quanto riguarda l’eucaristia, è possibile che
durante le persecuzioni, a causa della fuga del clero, semplici fedeli si siano trovati nella necessità
di offrire il sacrificio cristiano» (nota 37, in Tertulliano, Opere montaniste, a cura di C. Schipani,
Città Nuova, Roma 2011, 40).
2) E. Mazza, Le odierne preghiere eucaristiche, I:
Struttura, teologia, fonti, EDB, Bologna 1984, 60-61.
3) M. Tymister, Le assemblee domenicali in assenza del presbitero, in Path 19/1 (2020) 38.
4) I. Seghedoni, Una chiesa che non cerca tra i
morti, in D. Olivero (ed.), Non è una parentesi.
Una rete di complici per assetati di novità, Effatà,
Cantalupa 2020, 140.
5) Cfr. il passaggio del Documento finale del sinodo per l’Amazzonia che intravede la possibilità
di «ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti dalla comunità», anche se hanno «una famiglia
legittimamente costituita e stabile» (n. 111).
6) Cfr. Congregazione per il culto divino, Directorium de celebrationibus dominicalibus absente
presbytero, in Notitiae 263 (1988) 366-378.
7) E. Mazza, Le assemblee domenicali in assenza del presbitero, in Rivista di pastorale liturgica 5
(1998) 14-15.