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Massimo Recalcati “La nostra è una società che sputa sulla figura del maestro nel nome di una uguaglianza che annulla le differenze”

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In una società fortemente in crisi dove sempre più spesso si segnalano gesti violenti compiuti dai ragazzi, qual è il ruolo della scuola e dei docenti? Orizzonte Scuola ne ha parlato con il Professor Massimo Recalcati, psicanalista, saggista e professore Universitario.

Professor Recalcati, dopo il successo del libro “l’ora di lezione”, pubblicato nel 2014, lei torna a scrivere un saggio sul ruolo del Maestro e della sua importanza per i discenti. Cosa l’ha spinta a tornare su questo argomento dopo una decina di anni? Innanzitutto l’esigenza di contrastare una deriva del nostro tempo, ovvero quella populista che sputa sulla figura del maestro nel nome di una uguaglianza che annulla le differenze, anche quelle tra le generazioni. È infatti importante ricordare il carattere cruciale che ha in ogni percorso di formazione l’incontro con un maestro. Dalle scuole elementari sino all’Università e oltre. Un maestro è un insegnante che sa lasciare il segno. Il fatto che oggi goda di cattiva stampa è perché il nostro tempo è confusamente ideologico e populista e tende a cancellare le differenze di statuto nel nome retorico di un’omogeneità che esclude la differenza. 

Il suo nuovo libro si intitola “la luce e l’onda”, ci spiega cosa rappresentano questi due termini nell’azione che il docente dovrebbe svolgere? Ogni maestro è una figura della luce perché la sua parola allarga gli orizzonti del mondo. Essa non trasmette comando, non è espressione di un potere, ma illumina. In questo senso si può dire che ogni maestro allarga la nostra vita. Al tempo stesso è un’onda perché è una figura dell’incontro, dell’impatto con qualcosa che resiste e che impone una prova. È infatti solo incontrando la forza dell’onda che possiamo davvero imparare a nuotare e trovare un nostro stile. E più l’onda è grande più avremmo la possibilità di essere salvati. 

La scuola vive un periodo di profonda crisi che si trascina da decenni, con riforme incompiute e costanti cambiamenti di prospettiva, come è stato il caso della valutazione scolastica. Una scuola sempre più burocratizzata che ingessa l’azione del docente sovraccaricandolo di incombenze. Per lei qual è il compito che il docente dovrebbe svolgere e qual è il significato dell’insegnamento? È quella che chiamo in questo libro l’anima-dispositivo della Scuola. La ripetizione anonimia e senza vita dei programmi, dei calendari, dei registri, degli orari, delle infinite incombenze burocratiche. Nel mio lavoro sostengo però che questa non è la sola anima della Scuola. Ne esiste un’altra che è quella della Scuola-radura. La radura è una figura filosofica descritta da Heidegger, è l’esperienza che noi facciamo quando camminando nel fitto del bosco ci troviamo sorprendentemente di fronte ad uno slargo, ad uno spazio aperto dove la luce è in primo piano. Ecco questa radura è ciò che rende e mantiene viva la Scuola. Altrimenti il dispositivo rischia di prevalere e di insterilire ogni cosa, non a caso la noia può essere un suo effetto noto sia tra gli allievi sia tra gli insegnanti. Un maestro è qualcuno che assomiglia ad una radura. 

La crisi della famiglia, di cui lei ha approfondito diversi aspetti, porta ad individuare la scuola come uno degli ambienti principali di educazione dei nostri bambini e ragazzi. Istruire o educare, qual è la sostanziale differenza tra queste due azioni e come si dovrebbe comportare l’istituzione scolastica nei suoi vari ruoli, docenti, dirigenti scolastici e tutto il personale che supporta la vita nella scuola? Nel mio libro problematizzo proprio questa opposizione. Solitamente con istruzione ci si riferisce alla trasmissione di un sapere più o meno specializzato. Si tratta della dimensione cognitiva dell’apprendimento. Diversamente l’educazione dovrebbe riguardare la trasmissione della dimensione valoriale. In primo piano non sarebbe tanto l’apprendimento cognitivo ma quello più ampiamente formativo. In realtà questa opposizione, come ogni insegnante degno di questo nome sa bene, si sfuma nella pratica didattica. Insegnare bene Ungaretti, la Costituzione, una pagina di storia, l’algebra o la grammatica genera di per sé effetti educativi. La Scuola nella sua esistenza è infatti il luogo del Due, del pluralismo, del confronto, dell’apprendimento di lingue e saperi differenti che educa di fatto al rispetto e alla libertà. È per questa ragione che recentemente mi sono schierato contro l’inserimento di una materia che dovrebbe educare alla sessualità e all’affettività. Non è certo in un’ora che questo può avvenire. Lo stesso si dovrebbe dire per l’ora di religione o quella di educazione civica che di per sé non sono affatto sufficienti a trasmettere un sentimento religioso o una cultura civica. Non sarebbe del tutto ingenuo crederlo? È solo la vita della Scuola nel suo insieme che può incaricarsi di generare degli effetti di formazione come effetti di soggettività. È la Scuola, la vita quotidiana della Scuola, a trasmettere una cultura democratica, antirazziale, inclusiva, non discriminatoria, aperta, laica e libera. 

Chiudiamo con un’ultima domanda. È forte il dibattito sull’intelligenza artificiale e del suo utilizzo in ambito scolastico. Qual è la sua posizione su questo tema e quali aspetti positivi e negativi intravede per lo sviluppo dell’intelligenza degli alunni? Penso sia una risorsa che modificherà profondamente la didattica che non bisogna demonizzare né glorificare. Vedremo. In ogni caso è sicuro che nessuna applicazione dell’intelligenza artificiale potrà sostituire l’incontro con la luce e l’onda di un maestro.

di Fabio Gervasio


Fonte: Orizzonte Scuola

 

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