Enzo Bianchi "Quella comunione tra il cielo e la terra"
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Il ricordo dei nostri cari defunti è importante in questo tempo di oblio e perdita della memoria.
Famiglia Cristiana - 2 Novembre 2025
di Enzo Bianchi
Preghiamo per i morti. È una prassi sempre più rara perché siamo diventati una società nella quale si dimentica facilmente e velocemente chi è vissuto accanto ed è morto, e poi perché non abbiamo più tempo né di visitare le tombe né di sostare per pregare per i nostri morti. Ne risultiamo più poveri, privati di una relazione con quelli che sono passati e che hanno condiviso con noi la vita, l’amore, le gioie e le fatiche. Siamo giunti alla barbarie dimenticando che il primo atto dell’umano (dell’ominide diventato uomo!) è stato quello di seppellire i propri morti, come testimoniano le tombe preistoriche, e oggi disdegniamo funerali che demandiamo a imprese specializzate e disperdiamo le ceneri dei morti per non avere un luogo dove andare a fare memoria di loro. Eppure è cosa bella e grande sentirsi parte di una comunità non solo orizzontale (i nostri contemporanei) ma anche verticale, che attraversa i tempi: da quelli prima di me ho ricevuto un’eredità e non posso dimenticarlo.
Pregare poi per i morti è tener viva la comunione, la relazione con loro: essi sono nel Regno, accanto al Signore della vita e della gloria. E noi presto li raggiungeremo, ma già fin d’ora sono in comunione con noi. L’amore che abbiamo vissuto insieme non va perduto e ci sarà un abbraccio tra noi e loro nel Regno dei cieli in una vita senza fine. Se non ci fosse questa comunione io mi sentirei più solo: ho bisogno di credere a questa comunione e pregando con loro ravvivare la speranza di unirci presto in Cristo.
Questa memoria dei morti è una memoria seria, che riguarda innanzitutto la nostra umanità. Non siamo monadi, siamo co-creature, siamo “comunione”, chiamati ad essere uno in Cristo!





