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Veglia Pasquale (Luciano Manicardi)

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sabato 23 aprile 2011
Anno A
Gen 1,1-2,2; Gen 22,1-18; Es 14,15-15,1;
Is 54,5-14; Is 55,1-11; Bar 3,9-15.32-4,4;
Ez 36,16-17a.18-28;
Rm 6,3-11; Sal 117; Mt 28,1-10 

Questa veglia, “madre di tutte le sante veglie” è così importante “che da sola potrebbe appropriarsi, come nome proprio, il nome comune delle altre veglie” (Agostino). I canti e i gesti liturgici, la proclamazione e l’ascolto delle letture bibliche, l’Eucaristia, i battesimi eventualmente celebrati, concorrono a fare di questa notte una notte radiosa, illuminata come il giorno (“nox sicut dies illuminabitur”: Sal 139,12 secondo la Vulgata) perché riflesso della luce pasquale. È la “notte veramente gloriosa” cantata nel preconio pasquale.
Il carattere dossologico della veglia è espresso dall’abbondante messe di letture bibliche, in particolare dalle sette letture tratte dal Primo Testamento che consentono di meditare rispettivamente sulla creazione, con al suo centro la creazione dell’uomo e la vittoria del kosmos sul caos; sulla prefigurazione pasquale insita nel racconto del “sacrificio di Isacco”; sul passaggio del mare; sulla fedeltà misericordiosa del Redentore per Gerusalemme; sull’eternità dell’alleanza che egli stabilisce con il suo popolo; sulla luminosità e sull’efficacia della Parola di Dio che permette all’uomo di camminare nella sua luce; sulla promessa del Signore di effondere acque purificatrici e il suo stesso spirito nel cuore dei credenti. Il vangelo pone la Pasqua di Gesù Cristo al cuore della storia di salvezza che va dalla creazione alla nuova creazione, perché la Pasqua sia veramente universale e cosmica. Memoria e attesa situano il cristiano nell’oggi in cui è chiamato, come ricorda la lettera ai Romani, a testimoniare il Risorto vivendo il battesimo.

Il vangelo afferma che le donne, all’alba del primo giorno della settimana, andarono a “osservare il sepolcro”. Non è la visita a una tomba, ma una ricerca (“Voi cercate Gesù”: Mt 28,5) mossa da un desiderio e guidata da un’intuizione. Questo umanissimo desiderio è apertura all’accoglienza della manifestazione divina che si svolge sotto i loro occhi (“Ed ecco…”: Mt 28,2).
Il sisma e la discesa del messaggero celeste sono elementi teofanici che significano che la resurrezione di Gesù è un evento divino. Il sedersi dell’angelo sulla pietra tombale che sigillava il sepolcro indica la vittoria sulla morte: con la resurrezione di Cristo la morte è ridotta a sgabello, a scranno. La resurrezione di Cristo è evento escatologico che profetizza la destinazione di ogni uomo. Possono risuonare le parole della Scrittura: “Dov’è, o morte, la tua vittoria?” (1Cor 15,55).
Le donne assistono all’atto con cui l’angelo rotola via la pietra dal sepolcro, ma il testo non narra l’uscita di Gesù dalla tomba: tutto avviene come se egli fosse già risorto, non fosse più lì. La tomba aperta non è la condizione della resurrezione, ma è la resurrezione che svuota la tomba: “Non è qui, infatti è risorto” (Mt 28,6).
Matteo, come gli altri evangelisti, non racconta la resurrezione. La nota raffigurazione del Cristo che risorge uscendo vittorioso dalla tomba non deriva dai vangeli canonici, ma apocrifi, come mostra il Vangelo di Pietro che narra che i soldati di guardia videro due angeli scendere dal cielo, rotolare via la pietra dalla tomba, e uscirne sostenendo il Cristo mentre “una croce li seguiva”. La resurrezione va creduta sulla parola di Gesù, non sulla visione di testimoni oculari che, appunto, non ci sono: “È risorto, come aveva detto” (Mt 28,6).
L’evento divino della resurrezione atterrisce le guardie che “divennero come morte” (Mt 28,4). Se le donne sono rese gioiose dall’annuncio e partecipano alla resurrezione diventando evangelizzatrici, le creature chiuse nell’incredulità e nella menzogna (cf. Mt 27,62-66; 28,11-15) entrano nella morte di cui erano custodi e di cui ora si trovano preda.
La resurrezione imprime un’accelerazione alla storia: ormai si impone di annunciare presto (v. 7), in fretta (v. 28,8), l’evento centrale della storia umana: dalla parola di Cristo (v. 6) a quella dell’angelo (vv. 5-7) si passa a quella della chiesa evangelizzatrice (v. 8). L’annuncio che le donne portano correndo (v. 8) ai discepoli è anzitutto annuncio intra-ecclesiale, come quello scambiato nella veglia pasquale: “Cristo è risorto, è veramente risorto!”.
LUCIANO MANICARDI
Comunità di Bose
Eucaristia e Parola
Testi per le celebrazioni eucaristiche - Anno A
© 2010 Vita e Pensiero 

Fonte: monasterodibose
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