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II domenica di Pasqua (Luciano Manicardi)

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domenica 1° maggio 2011
At 2,42-47; Sal 117; 1Pt 1,3-9; Gv 20,19-31
La fede: questo il tema unificante le tre letture. Il vangelo, che presenta il passaggio alla fede dell’incredulo Tommaso, proclama la beatitudine di chi crede senza vedere (cf. Gv 20,27-29); la prima lettura parla dei componenti della comunità cristiana come “coloro che avevano creduto” (At 2,44); la seconda lettura definisce i cristiani come “coloro che amano Gesù e credono in lui senza vederlo” (1Pt 1,8).
Frutto della resurrezione di Cristo è la chiesa che viene presentata negli Atti degli apostoli nelle sue quattro note fondamentali: l’insegnamento degli apostoli (predicazione, catechesi, insegnamento); la comunione (dei beni materiali ma anche spirituali); la fractio panis (l’Eucaristia); le preghiere (At 2,42). In particolare, i cristiani sono coloro cheperseverano in queste realtà costitutive della chiesa: la vita cristiana non è l’avventura di una stagione o di un momento, ma un itinerario che, attraverso tutte le tappe della vita, copre l’esistenza del credente fino alla sua morte. Nella chiesa la vita spirituale è essenzialmente vita di fede, speranza e carità (cf. 1Pt 1,3.5.7.8), ricorda la seconda lettura; il vangelo ricorda la realtà spesso povera e misera delle comunità ecclesiali: in esse vi sono paure e chiusure, sfilacciature e defezioni, assenze e abbandoni, eppure sono il luogo dove si fa presente il Risorto.

Ulteriore tratto unificante le letture è la gioia, anch’essa frutto della resurrezione di Cristo: gioia dei discepoli al vedere il Signore (vangelo: cf. Gv 20,20); gioia dei cristiani che amano il Signore e lo seguono nella fede, senza vederlo (cf. 1Pt 1,8-9); letizia che accompagna i credenti nella loro vita quotidiana, in particolare nella condivisione dei pasti (cf. At 2,46-47).
Se “il giorno dopo il sabato” (Gv 20,1) si era aperto con la visita al sepolcro di Maria Maddalena e poi con la corsa al sepolcro di due discepoli che trovarono la tomba vuota, ora è il Risorto che visita il luogo dove si trovano i discepoli. Andati per trovare Gesù dove pensavano che fosse, Gesù li raggiunge dove loro stessi sono.
Il gruppo dei discepoli riunito nell’isolamento di un luogo chiuso per paura dice la possibilità di una vita ecclesiale ripiegata su di sé, dominata dalla fobia del mondo esterno e dunque incapace di alcuna iniziativa vitale perché paralizzata in un atteggiamento difensivo. In questo caso si tratta di una comunità cristiana che deve lei stessa risorgere. La presenza del Risorto crea una comunità in cui regna la pace invece della paura, la fiducia invece della diffidenza, la libertà invece della schiavitù. E dove si innesca il dinamismo della missione.
Dono del Risorto è la pace (Gv 20,19.21) che diviene il compito e la responsabilità della chiesa. Inviato dal Padre a portare la pace agli uomini (cf. Lc 2,14), il Cristo ora invia i discepoli in continuità con la sua missione (cf. Gv 20,21). Confessare il Risorto significa operare la pace, ovvero attuare una forma di comunicazione nella logica della simpatia (cf. At 2,47; 4,33) e non nella logica dello scontro e dell’arroganza. Ovviamente, per annunciare e operare la pace, occorre che la chiesa la viva al proprio interno facendovi regnare la fiducia e il perdono. 

Tommaso, assente una prima volta e presente la seconda nel gruppo dei discepoli, ha come soprannome “Didimo”, che significa “gemello”, “doppio”. È un discepolo di Gesù, ma sulla fede fa prevalere le sue pretese, le sue condizioni; sulla fiducia ai fratelli, gli altri discepoli, fa prevalere la durezza e la sufficienza; sull’oggettività e continuità di presenza in mezzo agli altri, fa prevalere un atteggiamento singolare e incostante. Dunque è figura didoppiezza. In lui ogni credente può riconoscere le proprie ambiguità e doppiezze nella vita di fede, tutte forme con cui ci difendiamo dal movimento di affidamento e ci isoliamo. Ma la fede cristiana non è vivibile individualmente, come avventura isolata. A Tommaso basta essere in mezzo ai fratelli per giungere a confessare il Risorto (cf. Gv 20,28). Infatti, dove due o tre sono riuniti nel suo nome, il Signore è in mezzo a loro (cf. Mt 18,20).
LUCIANO MANICARDI
Comunità di Bose
Eucaristia e Parola
Testi per le celebrazioni eucaristiche - Anno A
© 2010 Vita e Pensiero
Fonte: monasterodibose
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