Iscriviti al nostro canale WhatsappAggiungici su FacebookSegui il profilo InstagramSegui il Canale di YoutubeSeguici su X (Twitter) Seguici su ThreadsNovità su Instagram
Mail



Manicardi - 13 gennaio 2013 Battesimo

stampa la pagina
Fonte: monasterodibose
domenica 13 gennaio 2013
Anno C
Is 40,1-5.9-11; Sal 103; Tt 2,11-14; 3,4-7; Lc 3,15-16.21-22


L’anonimo profeta che proclama la fine dell’esilio babilonese annuncia al popolo la venuta del Signore, il tempo della salvezza, la rivelazione della gloria del Signore (I lettura); Giovanni Battista annuncia la venuta del più forte di lui che battezzerà in Spirito santo (vangelo); la lettera a Tito proclama che la venuta nel mondo della grazia di Dio, cioè Gesù Cristo, la manifestazione storica della bontà di Dio nella persona di Gesù Cristo, è volta a insegnare ai credenti a vivere in questo mondo nell’attesa del Regno (cf. Tt 2,11-13).
Il battesimo (“il lavacro di rigenerazione nello Spirito santo”: Tt 3,5), immergendo in Cristo, immette il cristiano nella vita in Cristo.

 Luca non presenta il racconto del battesimo di Gesù a opera di Giovanni, ma lo evoca appena affermando che è già avvenuto (cf. Lc 3,21). Secondo Luca, infatti, è Gesù che, fin dal seno di sua madre, ha immerso in Spirito santo Giovanni Battista (in seno a Elisabetta) al momento della visitazione (cf. Lc 1,40-44). Nella redazione lucana, Giovanni Battista diviene una sorta di cristiano ante-litteram, un predicatore itinerante che già annuncia il Vangelo (cf. Lc 3,3.18).

Per Luca è più importante l’esperienza di preghiera di Gesù che la sua immersione nelle acque del Giordano. Tanto che l’odierno testo evangelico può fornire l’occasione per una meditazione sulla preghiera.

La preghiera è esperienza di comunione con Dio, il Padre. L’apertura dei cieli che accompagna la preghiera di Gesù, indica la comunione tra cielo e terra espressa dalla discesa dello Spirito su Gesù e dal suo rimanere su di lui. Biblicamente, infatti, lo Spirito è la libera volontà di Dio di comunicare con gli uomini e di avere comunione con loro.

 Anzi, la preghiera cristiana è esperienza del Dio trinitario: l’accoglienza dello Spirito e l’ascolto della voce dall’alto, la voce del Padre, confermano Gesù nella sua qualità di Figlio di Dio. La preghiera del cristiano è relazione con Dio nel Figlio Gesù Cristo per mezzo dello Spirito.

La preghiera che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli (cf. Lc 11,1-4) altro non è che l’arte della relazione filiale con il Dio Padre. Gesù stesso conosce Dio come Padre attraverso l’ascolto della sua Parola. Non è difficile cogliere dietro alla voce celeste (cf. Lc 3,22) una combinazione di tre citazioni bibliche (“Tu sei il mio Figlio”: Sal 2,7; “l’amato”: Gen 22,2; “in te mi sono compiaciuto”: Is 42,1) che, decodificata, ci fa risalire all’esperienza di preghiera di Gesù nell’ascolto delle Scritture. Scritture che Gesù leggeva e ascoltava come rivolte a sé (“Tu sei il mio Figlio, in te mi sono compiaciuto”) e a cui rispondeva, sempre con le stesse Scritture, con le parole: “Tu sei mio Padre” (Sal 89,27). Le Scritture plasmano dunque la preghiera come dialogo tra il Padre e il Figlio, tra Dio e il credente.

Se Marco e Matteo, narrando l’episodio del battesimo di Gesù nel Giordano, privilegiano l’immagine “materna” della nascita evocando l’uscita di Gesù dalle acque, Luca, sottolineando la preghiera di Gesù e l’ascolto della voce divina, accorda maggior peso alla simbolica “paterna”: l’esperienza primordiale del padre che il bambino fa è sempre mediata dalla voce, dunque dalla parola. La preghiera cristiana, mediata dalla parola e rivolta al Dio Padre, non sarà mai fusione con il divino, ma comunione nella differenza e nella distanza tra la creatura e il Creatore.

La preghiera è luogo di discernimento della propria vocazione e missione. Le parole della Scrittura indirizzano l’identità e la missione di Gesù sulla via messianica (Sal 2), verso un cammino di sofferenza e morte (Gen 22) sulla scia del Servo del Signore annunciato da Isaia (Is 42).

Soprattutto, la preghiera, per Gesù come per il cristiano, è occasione di conoscere l’amore di Dio: “Tu sei il mio Figlio, l’amato”. Essendo anzitutto ascolto della Parola di Dio, la preghiera è apertura alla comunione e all’amore che vengono da Dio e che si esprimono nel suo Spirito e nella sua Parola. Esperienza di amore ricevuto, la preghiera diviene luogo di sempre rinnovata nascita alla sequela di Cristo sotto l’azione dello Spirito.


LUCIANO MANICARDI
stampa la pagina