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Manicardi - 6 gennaio 2013 Epifania

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domenica 6 gennaio 2013
Anno C
Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3a.5-6; Mt 2,1-12


L’Epifania ci porta a contemplare la manifestazione di Gesù Cristo alle genti, dunque la destinazione universale dell’evento dell’incarnazione: “I Magi sono i rappresentanti di tutta l’umanità. Ciò che essi trovano lo ottengono per tutta l’umanità” (Leone Magno).
L’Epifania rende svelato e manifesto ciò che era nascosto (II lettura), rende luminoso ciò che era avvolto da oscurità e tenebra (I lettura), rende splendente ciò che si trovava nel buio notturno (vangelo): che cioè, in Cristo, l’Emmanuele, il Dio-con-noi, tutte le genti, insieme al popolo santo d’Israele, sono destinatarie della salvezza di Dio.

L’Epifania presenta il mistero della forza comunionale della kenosi di Dio, della potenza di attrazione insita nella debolezza assunta per amore da Dio nel Figlio nato nella carne: sono così prefigurate l’attrazione universale che l’Innalzato sulla croce eserciterà (“Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”: Gv 12,32) e la lode che tutte le lingue e le genti (di cui i Magi rappresentano una primizia) daranno al Figlio di Dio che svuotò se stesso e si fece obbediente fino alla morte in croce (cf. Fil 2,6-11). Cristo è l’umanità di Dio, Colui che, nella debolezza della sua carne umana, consente a ogni uomo di trovare Dio. Per il credente si tratta di narrare l’umanità di Dio, e di consentire agli altri uomini di incontrarla, con e nella propria umanità, con e nelle proprie debolezze assunte e innestate in Cristo.

Se nella visitazione lucana la profezia veterotestamentaria nascosta rappresentata da Giovanni Battista nel seno della madre Elisabetta riconosce il Messia grazie a Maria (cf. Lc 1,39-45), così nell’Epifania siamo di fronte a una visitazione in cui la profezia straniera rappresentata dai Magi riconosce il Messia grazie alla mediazione delle Scritture ascoltate a Gerusalemme.

Nell’Epifania è insito anche un aspetto di giudizio, di svelamento dei cuori. La nascita del Messia a Betlemme suscita il riconoscimento e l’adorazione degli uni (i Magi) e il turbamento e il rigetto degli altri (Erode). Da un lato, appunto, turbamento, gelosia, volontà di soffocare la vita del neonato, menzogna, doppiezza; dall’altro, gioia, riconoscimento, adorazione, dono, sincerità. Il dono di Dio non è mai neutrale e svela la qualità del cuore. O c’è accoglienza che diviene partecipazione alla logica del dono (I Magi “offrirono in dono oro, incenso e mirra”: Mt 2,11), o c’è rifiuto che diviene volontà mortifera (cf. Mt 2,16).

Nell’incarnazione Gesù appare come luogo di Dio e dell’uomo, ma anche come spazio di accoglienza di Israele e delle genti, ambito dell’incontro tra il popolo di Dio e i popoli. In Cristo può avvenire lo scambio dei doni tra Israele e le genti, può verificarsi l’ascolto reciproco dei racconti, delle storie, delle parole proprie a ciascuno. Come la prima lettura sottolinea che anche le genti hanno una ricchezza spirituale, una luce e una gloria da portare a Gerusalemme, così, il passo di Matteo rivela che i Magi, che a Gerusalemme hanno incontrato la ricchezza delle Scritture ebraiche, offrono al Messia “oro, incenso e mirra”. Questi doni – l’oro con il suo splendore e la sua lucentezza e i profumi con il loro ascendere al cielo e il loro manifestare una presenza invisibile ma reale (captabile con l’olfatto) – hanno una valenza simbolica che li eleva al rango di realtà spirituali, di sostanze che stanno tra cielo e terra, di realtà che indicano un Altro e puntano verso un Oltre.

Nell’umanità dell’ebreo Gesù avviene anche l’incontro tra diversi linguaggi e livelli rivelativi: se la Scrittura è sacramento della rivelazione divina, tracce della rivelazione di Dio sono presenti anche nella creazione (la stella che guida i Magi; cf. Sal 19). E il Verbo, che in Israele si è fatto carne, ha lasciato tracce di sé anche nelle culture e nelle ricerche di Dio delle genti. Semi del Verbo sono presenti tra le genti e sono l’appello a un dialogo e a un incontro che può avvenire in Cristo, Verbo di Dio annunciato dai Profeti e fatto carne, Sapienza divina disseminata tra i popoli.


LUCIANO MANICARDI
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