COMMENTO PATRISTICO XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C) (Undicesima Ora)
ORIGENE
Dal Commento a Luca, 34, 1-2. 5-7. 9
Benché siano molti i precetti della legge, il Signore ha conservato nel Vangelo come in una specie di compendio, solo quelli la cui osservanza conduce alla vita eterna. A tali comandamenti si riferisce la domanda che un dottore della legge rivolse a Gesù: Maestro, che cosa debbo fare per possedere la vita eterna? Vi è stato letto oggi il testo di Luca. Gesù rispose: Che sta scritto nella legge? Che cosa vi hai letto? Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tuo spirito e amerai il prossimo tuo come te stesso. E Gesù concluse: Hai ben risposto: fa’ questo e vivrai, nella vita eterna, certamente, che è ciò su cui vertevano le domande del dottore della legge e le risposte del Salvatore. Questo comandamento della legge ci insegna nello stesso tempo, in modo quanto mai chiaro, ad amare Dio. Ascolta, Israele – dice il Deuteronomio –, il Signore tuo Dio è il solo Dio e tu amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo spirito con quel che segue e il tuo prossimo come te stesso. Il Salvatore ha reso testimonianza a tutte queste verità dicendo: In questi due comandamenti si riassume tutta la Legge e i Profeti.
Ma il dottore della legge, volendo giustificare se stesso e mostrare che nessuno era suo prossimo, riprese: Chi è il mio prossimo? II Signore introduce allora la parabola, di cui ecco l’esordio: Un uomo discendeva da Gerusalemme a Gerico, con quel che segue. Egli insegna che quest’uomo che discendeva non è stato il prossimo di nessuno se non di colui che ha voluto osservare i comandamenti e disporsi ad essere il prossimo di chiunque abbia bisogno di soccorso. È proprio questo che è posto in rilievo nella conclusione della parabola: Chi di questi tre ti sembra che si sia mostrato prossimo dell’uomo caduto nelle mani dei briganti? Né il sacerdote, né il levita furono il suo prossimo, ma, stando alla risposta dello stesso dottore della legge che dice: colui che gli ha usato misericordia, quest’ultimo è stato il suo prossimo; per questo il Signore conclude: Va’ e fa’ anche tu altrettanto. ...
II sacerdote, che secondo me raffigura la legge, vede il samaritano; e ugualmente lo vede il levita il quale, io credo, rappresenta i profeti. Tutti e due lo vedono, ma passano oltre e lo abbandonano là. Ma la Provvidenza riservava quest’uomo mezzo morto alle cure di colui che era più forte della legge e dei profeti, cioè del Samaritano, il cui nome significa “guardiano”. Questi è colui che non sonnecchia né dorme vegliando su Israele (Sal 121, 4). È per soccorrere l’uomo mezzo morto che questo Samaritano si è messo in cammino; egli non discende da Gerusalemme a Gerico come il sacerdote e il levita, o piuttosto se discende, discende per salvare il moribondo e vegliare su di lui. A lui i giudei hanno detto: Tu sei un samaritano e un posseduto dal demonio (Gv 8, 48); e Gesù, mentre ha negato di essere posseduto dal demonio, non ha voluto negare di essere samaritano, in quanto sapeva di essere buon “guardiano”.
Così, dopo essere giunto presso l’uomo mezzo morto e averlo visto immerso in una pozza di sangue, ne ebbe pietà e si avvicinò a lui per farsi suo prossimo. Fasciò le sue ferite, e vi versò dell’olio mescolato a vino, e non disse ciò che si legge nel profeta: Non ci sono medicamenti, né olio, né bende per fasciare (Is 1, 6). Ecco il Samaritano le cui cure e i cui soccorsi sono necessari a tutti coloro che sono malati, e di cui soprattutto aveva bisogno l’uo mo che discendendo da Gerusalemme era caduto nelle mani dei briganti, che lo avevano ferito e abbandonato come morto. Affinché tu sappia che la Provvidenza divina guidava questo Samaritano, disceso per curare un uomo caduto nelle mani dei briganti chiaramente è affermato che egli portava con sé delle fasce, dell’olio e del vino. Credo che il Samaritano non portasse con sé tali medicamenti per questo unico moribondo, ma anche per altri, feriti in diverso modo, parimenti bisognosi di bende, di olio e di vino.
Aveva con sé quell’olio di cui la Scrittura dice: l’olio faccia luccicare il volto (Sal 104, 15): certamente il volto di colui che è stato curato. Per placare l’infiammazione delle ferite, egli le pulisce con l’olio, e con il vino mescolato a non so quale sostanza amara le disinfetta.
Poi carica il ferito sulla sua cavalcatura, cioè sul suo proprio corpo: infatti egli si è degnato di assumere l’uomo. Questo Samaritano porta i nostri peccati (Mt 8, 17) e soffre per noi; porta il moribondo e lo conduce in un albergo, cioè nella Chiesa, la quale accoglie tutti gli uomini, non rifiuta il suo soccorso a nessuno e nella quale tutti sono invitati da Gesù: Venite a me, tutti voi che siete affaticati e aggravati, e io vi ristorerò (Mt 11, 28). ...
Questo guardiano delle anime che ha avuto misericordia, è apparso veramente più della legge e i profeti vicino a colui che era caduto nelle mani dei briganti e si è mostrato suo prossimo non soltanto con le parole ma anche coi fatti.
È dunque possibile a noi, seguendo ciò che sta scritto, siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo (1 Cor 4, 16), imitare Cristo e avere pietà degli uomini caduti nelle mani dei briganti, e avvicinarci a loro, fasciare le loro ferite, versarvi olio e vino, caricarli sulla nostra cavalcatura e portare i loro pesi. È proprio per esortarci a questo che il Figlio di Dio non si rivolge soltanto al dottore della legge ma anche a tutti noi dicendo: Va’ e anche tu fa’ altrettanto. Se noi ci comportiamo così, otterremo la vita eterna in Cristo Gesù, cui appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
Dal l Sussidio biblico-patristico per la liturgia domenicale, a cura di don Santino Corsi, ed. Guaraldi