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Per i cristiani è l'ora dell'umiliazione La Stampa, 4 luglio 2010 (Enzo Bianchi)

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Per i cattolici e per la loro chiesa questa è un’ora segnata da fatica e sofferenza. Se negli anni del postconcilio era sembrato che tra chiesa e mondo non cristiano – nella sua pluralità di espressioni religiose, filosofiche, ideologiche ed etiche – fosse finalmente sbocciato il dialogo e fosse possibile un ascolto reciproco nel rispetto e nell’accoglienza, ora invece dobbiamo costatare la contrapposizione, spesso la sordità e a volte l’inimicizia. Molti non credenti, che sembravano aver accettato un dialogo franco con i cattolici, ora delegittimano la chiesa non riconoscendole neppure la capacità di stare nello spazio democratico delle nostre società. Ormai nelle librerie non è raro incontrare un’apposita sezione dedicata a libri anticlericali e più spesso anticristiani: testi dove viene negata e a volte ridicolizzata la vicenda storica di Gesù di Nazareth, in cui il cristianesimo viene letto storicamente come una presenza intollerante e aggressiva in occidente e invasiva nelle altre terre. È in questo clima di “attacco” e di “polemica” che la vicenda degli scandali di pedofilia ha ulteriormente aggravato la situazione, giungendo a una “umiliazione” della chiesa.
Basterebbe l’immagine della polizia che presidia la sede dell’arcivescovado di Malines-Bruxelles tenendo in situazione di fermo per una giornata l’intera conferenza episcopale belga per chiedersi con sgomento come questo sia stato possibile, in particolare in una nazione come il Belgio. Sì, com’è possibile che in Belgio – una nazione che fino a quarant’anni fa ha dato alla chiesa universale il maggior numero di missionari, monaci e religiose; una nazione dove la chiesa ha avuto una forte connessione con la corona regale e ha accompagnato tutta la storia coloniale del paese – venga misconosciuta la funzione educativa, caritativa e culturale svolta dalla chiesa e questa sia trattata come una qualsiasi associazione per delinquere, senza che questo desti reazioni nell’opinione pubblica? Una chiesa, quella belga, che è stata tra le protagoniste della stagione di dialogo e di apertura conciliare e che ora vede le tombe dei suoi primati trattate alla stregua di nascondigli per corpi di reato...
Bisogna riconoscere che in occidente la chiesa è diventata una minoranza, davvero esigua in alcuni paesi: la chiesa è diventata debole perché ha perduto – anzi, a volte ha liberamente rinunciato – la posizione che occupava nell’epoca della cristianità. Non solo, ha anche mostrato di non essere irreprensibile, come molti si erano illusi che fosse, ha mostrato che il male, il peccato la abita come abita il mondo. E tuttavia si deve constatare che c’è a volte anche cattiveria nel dare notizia delle colpe, quasi una rivalsa che si nutre di accuse enfatizzate e che giunge fino alla delegittimazione della chiesa in quanto tale. Del resto le polemiche sono anche state stimolate da quanti, senza l’esercizio di una prudenza minima, hanno esternato accuse o sono intervenuti con poco buon senso, ottenendo l’effetto di scatenare altre polemiche. Né ci dobbiamo stupire se molti di quelli che erano soliti osannare Giovanni Paolo II ora lo contrappongono a Benedetto XVI, giungendo fino a denigrarlo: uno spettacolo davvero poco cristiano e poco umano!
Ma quale atteggiamento possono assumere i cristiani in questa situazione? Quanti tentano seriamente di essere cristiani non dovrebbero meravigliarsi di questo “incendio” che si è manifestato in mezzo a loro e tra loro e il mondo. È l’apostolo Pietro a scrivere così ai primi cristiani in diaspora: “Non siate sorpresi dell’ostilità, della persecuzione ... non avete ancora subito persecuzioni fino al sangue!”. Il cristiano sa, deve sapere, che la sua missione e il suo messaggio non sono facilmente riconosciuti: in un mondo “ingiusto”, qualunque messaggio sulla “giustizia”, qualunque iniziativa di giustizia desta reazioni anche violente. È una necessitas umana, storica, che il vangelo cerca di raccontare nella vicenda di Gesù di Nazareth: una vicenda innanzitutto umana.
Quindi il cristiano deve accettare in questo momento l’umiliazione, sapendo che solo quando si è umiliati si inizia a conoscere l’autentica umiltà, che altrimenti resterebbe una virtù troppo soggetta all’astrazione e all’ipocrisia. Questa è un’ora di purificazione per la chiesa: non solo purificazione della memoria come volle profeticamente Giovanni Paolo II con la confessione dei peccati dei cristiani in occasione del Giubileo, ma anche purificazione nel presente, nel qui e ora della storia. Da questa contrizione, da questa sofferenza può scaturire una “riforma” della chiesa, perché questa è semper reformanda, non è infatti il regno dei cieli stabilito sulla terra, ma ne è solo segno e inizio.
Occorre inoltre reagire a questo “incendio” rinunciando ad assumere posizioni di arroccamento in una cittadella che recrimina e risponde attaccando, per l’angoscia e l’ansia  incombenti. Le ostilità che vengono dall’esterno, come ho più volte ripetuto in passato, sono solo occasioni perché i cristiani siano più obbedienti al vangelo, occasioni per realizzare a caro prezzo l’insegnamento di Gesù. Ciò che come cristiani dobbiamo temere non viene da eventuali nemici esterni: l’attentato più forte al vangelo può venire invece da noi cristiani, dall’interno della comunità dei credenti. Benedetto XVI lo ribadisce con regolare frequenza, indicando così la lettura più decisiva per la vita ecclesiale oggi.
Infine è necessario riconoscere che forse dobbiamo cercare anche nuovi modi di essere chiesa e di fare chiesa: meno conflittuali all’interno, più sinodali nel discernere i cammini percorsi e quelli da intraprendere, più sapienti e nutriti di buon senso umano ed evangelico nel dirimere le questioni e i problemi. Oggi vi sono persone tentate di lasciare la chiesa, di proseguire per la propria strada, ma questa non è una via praticabile per chi è veramente discepolo di Gesù e sa di vivere in una solidarietà di peccatori chiamata nella conversione e divenire una comunione autentica. Sì, è l’ora di scegliere il silenzio per discernere la parola, è ora di ricominciare con la grammatica della pazienza, è l’ora di accettare offese e tradimenti senza cessare di credere agli uomini, è l’ora di temere senza avere paura...
Enzo Bianchi

Fonte: MonasterodiBose
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