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COMMENTO PATRISTICO XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C) (Undicesima Ora)

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SAN GIOVANNI CRISOSTOMO




Dalle Omelie sul Vangelo di Giovanni, 44, 1




Non preoccuparsi non significa non lavorare, ma non essere attaccati alle cose terrene; cioè non avere preoccupazioni riguardo a come potremo trascorrere tranquillamente il domani, ma considerare ciò come cosa di secondaria importanza. Chi lavora, può non tesaurizzare per il domani; chi lavora può non preoccuparsi: il lavoro e la preoccupazione non sono infatti la stessa cosa. Chi lavora, non lo faccia soltanto per lavorare, ma per soccorrere chi ha bisogno, e quanto viene detto a Marta non riguarda il lavoro e l’attività manuale, ma riguarda la necessità di sapere il tempo opportuno per ogni cosa e di non sprecare in faccende di carattere materiale il tempo da dedicare all’ascolto dei discorsi spirituali: Cristo non dice dunque quelle parole per incoraggiarla a darsi all’ozio, ma perché si volga ad ascoltarlo. “Sono venuto – dice – per insegnarvi le cose necessarie, e tu ti preoccupi del pranzo? Vuoi ricevermi e preparare una lauta mensa? Prepara un altro cibo, preparandoti cioè all’ascolto con alacrità ed imita il desiderio di apprendere della tua sorella”. Non lo diceva, dunque, per impedirle di fare del suo meglio per dargli ospitalità, lungi da noi il pensare una cosa simile, ma per farle capire che nel tempo della dottrina non ci si deve occupare di altre cose.
Dicendo poi: Non procuratevi il cibo che perisce (Gv 6, 27), non vuole intendere che dobbiamo vivere nell’ozio che, anzi, proprio questo è il cibo che più facilmente si corrompe, (l’ozio, infatti, insegna ogni vizio), ma che si deve operare e che si deve donare. Questo è veramente il cibo che non perisce. Se qualcuno, dedito all’ozio, pensa solo ai piaceri della tavola e alle altre soddisfazioni dei sensi, costui si procura il cibo corruttibile; ma, per contro, se qualcuno, lavorando, nutre, dà da bere e veste il Cristo, nessuno sarà così insensato ed ignorante da dire che si è procurato il cibo che perisce, dato che proprio grazie ad esso ci è stata fatta la promessa del regno futuro e di tutti quei beni. Questo è il cibo che dura in eterno.

Dal l Sussidio biblico-patristico per la liturgia domenicale, a cura di don Santino Corsi, ed. Guaraldi 

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