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Emanuela Buccioni "Un capitolo iniziato con un finale aperto"

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Rocca 6 Maggio 2025


In principio fu la Evangelii gaudium, un testo che ha fatto gioire e sognare tutti quelli che cercano di vivere con fedeltà il Vangelo. Presentava in modo articolato un programma per almeno vent’anni di riforme che rendevano concreta e palpabile la novità avvertita dal primo affacciarsi dal balcone del papa chiamato Francesco. Quel “vescovo di Roma” che in silenzio e inchinato attese lungamente e in mondovisione che il popolo pregasse per lui.

Ammettere che un papa non deve decidere o legiferare su tutto, perché ci sono peculiarità culturali e competenze variegate (Eg 16), oppure i numeri che prendono di petto la “questione femminile” (Eg 103-104: «molte donne condividono responsabilità pastorali… ed offrono nuovi apporti alla riflessione teologica. Ma c’è ancora bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa») o le tante espressioni come quella del poliedro per immaginare una Chiesa dinamica e aperta a «tutti, tutti, tutti»: in tanti cominciarono a prendere sul serio l’uomo che usava i segni per comunicare più ancora e prima dei documenti ufficiali.

L’assaggio era stato dato col primo viaggio per offrire fiori sulle acque del Mediterraneo al largo di Lampedusa che tante vite avevano visto scomparire, ma prima ancora con l’inedita lavanda dei piedi al carcere minorile di Casal di Marmo: due ragazze e due musulmani fra i dodici detenuti che hanno ricevuto la carezza e il bacio di questo papa che come Gesù si faceva diacono (cfr. Lc 22,27), hanno ridefinito il concetto di “irrituale”.

In questi giorni di bilanci e ricordi in tanti hanno riconosciuto all’era di papa Francesco la volontà di apertura e rinnovamento nella Chiesa cattolica attraverso un dialogo ostinato e una maggiore inclusività a tutti i livelli, con un’attenzione particolare al ruolo delle donne.

Per anni la parola d’ordine è stata “sinodalità” fino al Sinodo universale sulla sinodalità (2021-2024) che ha avuto un parallelo processo sinodale in Italia, ancora in corso e i cui esiti sono più incerti che mai, nonostante lo splendido lavoro dei delegati. Questi sono esempi del suo approccio, che ha promosso una partecipazione più ampia nel processo decisionale della Chiesa (iniziando con il tentativo non sempre riuscito di sentire i diretti interessati dei sinodi precedenti come le famiglie o i giovani). Questi processi aperti hanno inaugurato la visione di Francesco di una Chiesa che «cammina insieme».

LA DEVOZIONE MARIANA E LE DONNE

Riguardo al ruolo delle donne, Francesco ha compiuto passi significativi. Ha nominato donne in posizioni apicali negli uffici vaticani, inclusi ruoli di alto livello nella Curia romana. Nel 2021, ha modificato il diritto canonico per permettere alle donne di essere lettrici e accolite in modo istituito, sottolineando che questi ministeri hanno «fondamento sacramentale nel Battesimo». Pur mantenendo la posizione tradizionale sul presbiterato riservato ai maschi, ha confermato la necessità di vedere più donne in ruoli decisionali.

L’approccio di Francesco a Maria di Nazareth offre uno spaccato sul suo pensiero riguardo alle donne nella Chiesa. Ha presentato Maria come una figura accessibile, enfatizzando la sua umanità e le sue esperienze quotidiane, prima fra tutte la maternità a cui si è spesso rifatto nelle sue visite ai santuari mariani e nella scelta del luogo della sepoltura. Se questo è un approccio giovanneo (il quarto Vangelo non chiama mai per nome la madre di Gesù) e corrisponde alla devozione popolare e al sentire di molti uomini celibi che si sentono rassicurati dal “femminile materno”, in Evangelii gaudium, la descrive come «amica sempre attenta» e «segno di speranza per i popoli che soffrono» (286). Non solo: sottolinea il ruolo attivo di Maria nell’evangelizzazione (Eg 287-288) e nella cura del creato, come evidenziato in Laudato Si’ (241).

Un’altra figura biblica che ha ricevuto particolare attenzione durante il pontificato di Francesco è Maria Maddalena. Nel 2016, il papa ha elevato la sua celebrazione liturgica da memoria a festa, equiparandola agli apostoli. In quell’occasione, Francesco ha accolto il titolo usato in oriente per Maria Maddalena: «apostola degli apostoli», sottolineando il suo ruolo cruciale come prima testimone della Risurrezione e annunciatrice del Vangelo.

UN CONTRIBUTO IRRINUNCIABILE

Il papa ha saputo collegare il ruolo delle donne alle questioni più ampie di giustizia, pace e salvaguardia del creato, assolutamente centrali nel suo ministero. In Laudato Si’, ha evidenziato come le donne siano spesso in prima linea nella lotta contro il degrado ambientale e nella promozione di uno sviluppo sostenibile. Durante il Sinodo sull’Amazzonia del 2019, ha sottolineato il ruolo essenziale delle donne indigene nella protezione dell’ecosistema e nella trasmissione della fede e della cultura. D’altra parte ha evidenziato come le donne siano spesso le più colpite dai cambiamenti climatici, specialmente nei Paesi in via di sviluppo: per questo è vitale includere le voci e le esperienze delle donne nelle discussioni e nelle azioni per affrontare la crisi ecologica.

Francesco ha dunque mostrato come le donne siano agenti cruciali non solo nella vita ecclesiale, ma anche nell’affrontare le sfide globali. Nel suo messaggio per la Giornata mondiale della pace del 2020, ha descritto le donne come «mediatrici di pace» e ha invitato a una maggiore partecipazione femminile nei processi di pace e riconciliazione a livello internazionale.

Ripetutamente ha denunciato la violenza contro le donne e ha chiesto una cultura di rispetto e uguaglianza. Durante un’udienza generale nel 2020, ha affermato: «Troppo spesso le donne sono offese, maltrattate, violentate… Se vogliamo un mondo migliore, che sia casa di pace e non cortile di guerra, dobbiamo tutti fare molto di più per la dignità di ogni donna».

Il papa ha anche incoraggiato una maggiore collaborazione tra uomini e donne nella Chiesa e nella società. In Fratelli tutti, ha scritto: «L’organizzazione delle società in tutto il mondo è ancora lontana dal riflettere con chiarezza che le donne hanno esattamente la stessa dignità e identici diritti degli uomini» (Ft 23).

Certo, tutto questo ha suscitato aspettative (o provocato timori) per decisioni più audaci interne al mondo ecclesiale che non sono arrivate: perché? Forse per non piena convinzione personale, forse per mancanza di conoscenza delle esperienze e delle riflessioni teologiche già in atto da decenni (a cui si è cercato di supplire negli ultimi anni), forse per non forzare dall’alto…

Indubbiamente queste prese di posizione hanno suggerito una traiettoria di graduale ma costante evoluzione nel ruolo delle donne nella Chiesa. Su questa come su altre questioni aperte ci troviamo in mezzo al guado, un po’ come dopo l’apertura del Concilio: le intuizioni e i gesti che profumano di Vangelo chiedono una concretezza e una definizione che possano guidare la prassi di un popolo vasto, variegato e articolato quanto il mondo stesso. Preghiamo che il nuovo vescovo di Roma possa svolgere questo compito, ma anche che ogni battezzato/a si assuma la responsabilità di portare avanti i processi aperti, senza paure. Anche il tempo liturgico sembra propizio: Gesù si fa presente in modo diverso alla sua comunità che deve organizzarsi, fare memoria dell’esperienza pasquale e tradurla nel tempo e nello spazio, mentre lo Spirito continua a suggerire le modalità con cui essere lievito del Regno nel mondo.










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