Enzo Bianchi "Sentinelle di Gerusalemme, come posso essere un ascoltatore del tempo?"
con Enzo Bianchi
➧1 dicembre: Alla ricerca del sé perduto
➧9 dicembre: La comunità sociale ai tempi della pandemia
➧15 Dicembre: “Fratelli tutti”, chiamati al cambiamento
➧22 Dicembre: Il nuovo volto del Natale
➧3 gennaio: Epifania di oggi !
➧19 gennaio: Vie nuove di umanizzazione
Nuovo incontro: 9 Febbraio 2021
“Sulle tue mura, Gerusalemme, ho posto sentinelle; per tutto il giorno e tutta la notte non taceranno mai.
Voi, che rammentate le promesse al Signore, non prendetevi mai riposo e neppure a lui date riposo,
finché non abbia ristabilito Gerusalemme e finché non l'abbia resa il vanto della terra.” (Is, 62, 6-7).
Essere sentinelle poste sulle mura di Gerusalemme significa prendere atto che la realtà in cui viviamo è
una realtà complessa che si fa fatica ad accogliere, una realtà definita di “crisi” sotto vari punti di vista,
dove l’atteggiamento non può essere quello di chi crede di avere e di poter dare le risposte, quanto
trovare il coraggio di condividere inquietudini e domande abbandonando l’idea di crearci il nostro
piccolo mondo di sicurezze, magari con un bel recinto.
Assumersi i rischi dello stare nel mondo, cercando di conoscerlo, di amarlo, lasciandosi provocare dalle
domande che esso ci pone richiede una grande vigilanza, una sapienza capace di discernere e di
trasformare le situazioni inquinate in possibilità e opportunità.
“Sentinelle di speranza dentro culture in trasformazione”
È necessario coltivare uno sguardo che scorga il nuovo che nasce proprio dalle ambiguità e dalle
contaminazioni…. Inutile difenderci dagli immigrati, perché dobbiamo renderci conto che siamo
diventati un Paese multietnico, composto da popolazioni approdate da più continenti, che ci provocano
e, probabilmente, ci aiutano a interrogarci su alcuni valori che abbiamo perso. Noi difendiamo il modello
tradizionale di famiglia, che in realtà si è svuotato del suo contenuto più autentico e sono proprio i
migranti che entrano in crisi perché non riescono a trovare nella nostra società i valori che costituiscono
il loro vissuto familiare.
La sentinella non è quella che sta ai margini del gruppo, della vita come innocua spettatrice, ma vive
con consapevolezza e responsabilità il suo compito.
È importante leggere i segni dei tempi, ascoltare e farsi ponte tra culture, approfondire il contenuto della
nostra fede per poter comunicare in modo sensato, possibile e desiderabile ciò in cui crediamo. Tentare
un nuovo modo di essere, inventare nuovi stili di vita.
Si apre un concetto interessante, derivante dal concetto ebraico di ritorno “teshuva” che rovescia il
concetto di catastrofe in quello di attesa e redenzione, alla base di un futuro non predestinato, ma
profeticamente pre-venuto, aprendo così lo spazio della speranza e della libertà di agire.
Veglia e vigilanza sono i due termini che indicano il ruolo profondo della sentinella. La sua posizione
quasi passiva è in realtà una corda tesa, un sensore acutissimo capace di cogliere un sussurro, un
movimento, una presenza, uno scandaglio mirabile. E quando si accorge di un movimento se pur
lontano, di una parola se pur bisbigliata, di una presenza seppur remota, allora la sentinella grida per
svegliare la cittadella addormentata, urla per allarmare il campo assopito, strilla per scuotere le genti dal
sonno.
Vigilare, stare attenti a sé stessi, avere cura di sé stessi, avere cura di quella che è la nostra vera
identità, il nostro essere umani, osservare la realtà nella quale si è immersi, abitare la vita reale del
nostro tempo. Quando noi leggiamo in profondità eventi del nostro tempo e realtà dei nostri luoghi,
siamo autorizzati dal Signore nella forza dello Spirito Santo a interpretarli come “segni”, segni dei tempi
e dei luoghi, segnali capaci di indicare qualcosa: segni-segnali dei tempi e dei luoghi che i discepoli di
Gesù devono essere esercitati a interpretare, per comprendere come e dove va la storia guidata da Dio
(cf. Lc 21,29-33). I discepoli di Gesù, i credenti in lui, noi, dovremmo dunque non abbatterci di fronte a
situazioni di crisi, di dolore e devastazione che ogni giorno conosciamo e vediamo in ogni luogo della
Terra. Dobbiamo invece “sollevare la testa”, assumere la postura dell’uomo in cammino, in posizione
eretta, sorretto dalla speranza. Immagine straordinaria: l’umano in piedi, con il capo levato nella
parrhesía, nella franchezza e nella convinzione che ciò che accade è comunque per la salvezza; l’umano che non teme e quindi cammina sicuro verso il Signore veniente. È anche la postura
dell’umano in preghiera davanti a Dio, che desidera l’incontro con chi ama; è la postura della sentinella
che in piedi, sveglia, attenta, scruta l’orizzonte per essere pronta a gridare alla città che il Signore viene,
sta per giungere, sta per manifestarsi nella gloria. (da una lectio di Enzo Bianchi)
Domande di apertura del settimo incontro:
1. Come assumere il ruolo di sentinella per proclamare la via della salvezza, nonostante
la sofferenza e il male imperanti attorno a noi? Come entrare nella complessità con
stile evangelico, come essere annunciatrici/annunciatori di luce in un mondo che a
volte mostra solo tenebre?
2. Cosa significa essere donne e uomini capaci di profezia? Essere capaci di leggere
l’oggi in profondità, capaci di cogliere i semi di bene presenti anche nelle esperienze o
nelle scelte di vita che non condividiamo, capaci di guardare le situazioni con uno
sguardo di comprensione e di misericordia che ci permette di riconoscere Dio già
presente e all’opera anche dove noi pensiamo debba essere portato. Allora quali
nuove strade di annuncio si aprono? Come si diventa capaci di intravvederle?
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