Enzo Bianchi "Vie nuove di umanizzazione"
con Enzo Bianchi
➧1 dicembre: Alla ricerca del sé perduto
➧9 dicembre: La comunità sociale ai tempi della pandemia
➧15 Dicembre: “Fratelli tutti”, chiamati al cambiamento
➧22 Dicembre: Il nuovo volto del Natale
➧3 gennaio: Epifania di oggi !
Nuovo incontro: 19 gennaio 2021
Con il battesimo di Gesù inizia quello che per la Chiesa viene chiamato il “tempo ordinario”. Quel
tempo che ci accompagna dalla rilettura dell’appartenenza di Cristo a Dio (battesimo) al “si è fatto
uomo per noi” (Resurrezione). E’ un tempo in cui si narra la vita di Gesù attraverso le sue opere.
Opere frutto della piena consapevolezza di essere figlio di Dio e pura Luce. Quella consapevolezza
che richiede di vivere la vita nella piena adesione al sé che si riconosce figlio di Dio, senza
aspettare o sperare di trovare la strada giusta, dimenticando che la strada giusta si trova
camminando e non aspettando.
Quando l’apostolo Pietro, indirizzandosi ai cristiani in diaspora in mezzo ai pagani, li invita alla
missione, non chiede loro particolari azioni o strategie, ma solo di essere «sempre pronti a
rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1Pt 3,15)
Sperare è vivere da cristiani, sperare è già evangelizzazione. Non sarà forse che oggi la nostra
evangelizzazione è sterile proprio perché negli evangelizzatori manca la speranza?
Certo, occorre esercitarsi alla speranza: deposta come un seme nella vita di ciascuno di noi, deve
essere confermata, esercitata impegnando anche la propria volontà. Bisogna decidere di sperare,
come Abramo che «ebbe fede sperando contro ogni speranza» (Rm 4,18).
Esercitare la speranza rende visionari, nel senso che si scruta l’oggi e si intravede il domani, si
contemplano le cose visibili ma si vedono quelle invisibili.
La speranza è la virtù dei poveri, dei viandanti e dei pellegrini, è la virtù che chiede di essere vissuta
insieme agli altri: solo “insieme”, infatti, si può sperare, e allora si è capaci di sperare per tutti.
Pensiamoci bene: preferiamo sempre lamentarci, ci rifugiamo nelle valli dell’indifferenza e del
sonnambulismo spirituale, ci accontentiamo di sopravvivere senza attendere più nulla, e così la
nostra vita rimpicciolisce, si fa misera, senza più slanci né passioni.
Aveva dunque ragione Charles Péguy quando scriveva in forma poetica: «La virtù che preferisco,
dice Dio, è la speranza. La fede non mi stupisce… la carità neppure. Ma la speranza, dice Dio,
ecco quello che mi stupisce: è proprio la più grande meraviglia della mia grazia». Questo è davvero
un tempo per impegnarci tutti insieme a sperare.
La speranza è ciò che può dare senso all’attesa, la rende efficace e ne accelera il compimento, e
noi umani portiamo nella nostra interiorità il seme della speranza, di cui siamo dotati fin dalla nostra
nascita. È vero che all’origine di ogni nostra virtù c’è la fiducia (fede), ma la speranza la
accompagna sempre e resta la più necessaria nei tempi di incertezza e di dubbio, quando la nostra
fede si fa debole.
Oggi la speranza sembra essere la virtù più difficile e molti non arrivano neppure a formulare la
domanda fondamentale: «Cosa posso sperare?». Non essendoci capacità di ascoltare una
promessa, non riuscendo più a intravedere un orientamento, la speranza resta confinata a un
sentimento di sopravvivenza.
Se Cristo è la nostra speranza, allora «noi attendiamo cieli nuovi e terra nuova» (2Pt 3,13), non nel
senso che attendiamo il paradiso, ma che sperando operiamo, ci impegniamo in questa nuova
creazione che è già iniziata con la risurrezione di Gesù Cristo.
La speranza è per oggi, per questo è una virtù! La nostra speranza partecipa a quella di tutta
l’umanità, è quella della creazione che geme e soffre, nutrendo la speranza della liberazione (cf. Rm
8,20-22).
La domanda che tutti si pongono oggi è “dove si va?”. Tornare a definire, a creare sentieri in
un’epoca di sconvolgimenti, di grande confusione e incertezza, ad avere fiducia, può trasformarsi in
un atto per visionari. Non è semplice saper gestire la libertà che abbiamo per creare prospettive
nuove. E’ in questo tempo ordinario che mettiamo il seme di una realtà stra-ordinaria che porrà le
basi per il nuovo umanesimo.
Domande di apertura del sesto incontro:
1. Che fare in questo scenario nuovo che vede l’uomo bloccato tra gli schemi del
passato e la libertà di creare una nuova realtà?
2. Come educare alla libertà tirandola fuori dalle menzogne che la legano?
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