Paolo Crepet «Ragazzi, è ora di ribellarsi»
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intervista a Paolo Crepet
a cura di Gianluca Fenucci
7 luglio 2025
Paolo Crepet torna nelle Marche. Il noto psichiatra, sociologo, educatore, scrittore è stato giovedì 10 luglio ad Ascoli Piceno in piazza del Popolo alle 21 e il 25 luglio alle 21 ad Ancona all’Arena sul mare al porto antico. Lo spettacolo, nuovo ed originale, riprende il titolo del suo libro piè recente: Il Reato di Pensare, edito da Mondadori.
Crepet, nel suo ultimo libro lei sostiene che alla radice di ogni forma di libertà c’è il pensiero. È davvero così? «Oggi c’è una sorta di censura gentile e invisibile che si insinua nelle nostre vite. Non si tratta di divieti imposti dall’alto, bensì di un conformismo seducente che ci conduce verso la rinuncia al pensiero critico, alla creatività, al coraggio di essere diversi. La libertà autentica non è fatta di slogan, ma è un esercizio quotidiano fatto di coraggio, disobbedienza, capacità di sostenere il dubbio e di accettare il conflitto come momento essenziale di crescita».
Le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, dovrebbero sviluppare il progresso della civiltà, invece sembra che questa si stia regredendo. Che ne pensa? «C’è di che essere preoccupati e molto. Tutti gridano “al lupo al lupo” ma in pochi fanno realmente qualcosa. Dobbiamo rimettere in funzione il nostro cervello perché chi ha in mente di sostituire tutto con la tecnologia o con l’intelligenza artificiale non ha alcun interesse a che noi ci muoviamo e pensiamo in maniera autonoma e originale, fuori dagli schemi e controcorrente. Ed invece occorre ribellarsi cominciando dalle giovani generazioni».
Nel suo ultimo libro ipotizza una forma di censura autoindotta che permette un asservimento di massa. È corretta l’interpretazione? «Il problema è quello del libero arbitrio: ognuno di noi deve tornare ad essere libero di scegliere il vestito che vuol mettersi, ciò che vuol fare, ciò che vuol dire, senza andare dietro a mode o al politicamente corretto, che è una vera iattura».
La guerra, un dramma che coinvolge il mondo. Cosa si può fare per fermare l’escalation? «Bisogna stare attenti perché una delle mie paure è che ci sia stia adeguando, la gente pensa che in fondo sta diventando quasi normale vivere in un mondo in guerra. L’informazione ha grandi responsabilità in questo modo di affrontare le cose. Non vorrei che ci sia chi pensa che siccome non stanno bombardando l’Italia o le Marche la guerra non ci riguarda e che gli altri si arrangino. Non può esserci questo cinismo, questo egoismo».
È tempo di esami di maturità. Che cosa pensa di queste prove e cosa si può fare per migliorare la nostra scuola? «Gli esami sono valutazioni e la vita è fatta anche di valutazioni. Possono essere un momento importante di formazione alla fine di un ciclo importante come quello della media superiore ma debbono essere un banco di prova vero, non edulcorato. La scuola nel tempo ha perso autorevolezza e non tanto per responsabilità dei docenti. Bisogna tornare a bocciare chi non studia o non è preparato perché solo attraverso il merito si può invertire la rotta».
Che libri o che autori consiglia di leggere sotto l’ombrellone ai giovani ma anche ai meno giovani? «Prima di tutti i classici, ad esempio Calvino. L’importante è leggere che aiuta a formarsi un senso critico: leggere tutto ciò che ci piace e che possiamo leggere».
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