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Ermes Ronchi «Unisce due mondi, Leone XIV non sarà un clone di Francesco»

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Il teologo e scrittore friulano analizza i primi passi del nuovo Papa: «Statunitense, ha lavorato in America latina: sarà uomo dei ponti».
 
intervista a cura di Cristian Rigo per il Nord Est

«Pace, ponti e cammini». Ecco le tre parole che secondo padre Ermes Ronchi, teologo e scrittore friulano attualmente impegnato in una missione a Isola Vicentina, rappresentano al meglio quello che sarà il pontificato di Leone XIV. «Penso che con quelle tre immagini simboliche citate nel suo discorso il nuovo Papa abbia in qualche modo tracciato il suo percorso».

Perché i cardinali hanno deciso di convergere così rapidamente su Robert Francis Prevost?

«Penso che lo abbiano fatto perché è un uomo di unione. Col suo stesso percorso in qualche modo ha unito due mondi: è il primo Papa americano, ma per vent’anni si è dedicato all’America latina. Immagino che questa sua esperienza sia stata significativa e che possa essere considerato l’uomo giusto per far dialogare due realtà così diverse».

Da molti viene considerato un uomo del dialogo mentre Francesco per certi aspetti era considerato divisivo. Dobbiamo aspettarci grandi cambiamenti nella Chiesa?

«No, non penso, credo che Leone si pone sulla scia di Francesco che non a caso ha citato ben due volte, ma di sicuro non sarà un suo clone».

Che impressione le ha fatto il discorso di Leone XIV?

«Molto positiva. La prima parola è stata pace, credo l’abbia poi nominata altre nove volte e questo è bellissimo anche perché ha saputo legarla con aggettivi bellissimi come disarmata, disarmante, umile e perserverante. Sono delle immagini forti e significative».

Il contesto internazionale però è sempre più critico e i fronti di guerra sembrano aumentare. Cosa potrà fare il Papa?

«L’opzione di fondo è una pace secondo giustizia e non a caso penso che Prevost abbia scelto un nome molto impegnativo come Leone. Tra i suoi predecessori omonimi ci sono almeno due casi illustri e particolarmente significativi. Leone Magno ha fermato Attila con la croce salvando Roma dalla distruzione. Si è opposto al male con una combattiva tenerezza».

E l’altro caso?

«Leone XIII con con il Rerum novarum ha fondato la dottrina sociale prendendo posizione in modo netto e innovativo e poi voglio ricordare anche un terzo secondo me molto amato anche da Papa Francesco che è il frate religioso agostiniano più vicino a San Francesco d’Assisi. Frate Leone pecorella di Dio lo chiamava il santo».

Molti speravano in un Papa italiano, Pietro Parolin, segretario di Stato nel Pontificato di Francesco era tra i favoriti della vigilia.

«Non penso ci si debba fermare alla provenienza. Prevost è americano, ma ha origini europee e ha vissuto in Sud America inoltre a Roma seguiva il dicastero dei vescovi, una funzione importantissima che gli ha permesso di conoscere tutti i cardinali».

Il fatto che fosse conosciuto da chi lo ha scelto è un segnale di fiducia?

«Direi proprio di sì. E un altro aspetto che ho notato del suo discorso è che non ha mai citato sè stesso, è stato forse il meno narcisista come volesse rimarcare il fatto di essere un umile operaio, ha citato solo Sant’Agostino e ha ribadito che sarà vescovo per voi e con voi. È stato il meno autoreferenziale».

Qualcuno ha notato che ha indossato i paramenti accantonati da Francesco.

«Onestamente mi sembrano cose molto superficiali, non darei importanza all’apparenza, meglio concentrarsi sulla sostanza».

Può essere l’uomo giusto per proseguire le riforme avviate da Francesco?

«Sono sicuro che le porterà avanti, ma lo farà in modo meno dirompente, in modo meno pop, Francesco aveva un approccio molto popolare, Leone secondo me sarà più filosofico e teologico essendo un agostiniano».

Da uomo di Chiesa come si aspetta dal nuovo Papa?

«Come cristiano, come prete e come uomo che dedica la sua vita alla Chiesa spero che possa trasmettere il vangelo in modo amoroso e contagioso, la vera forza è nel vangelo che è capace di aprire orizzonti e strade. Sussurrare il vangelo al cuore, è questa la via, anche per la pace».



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