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A ConverseRai "L'arte di essere Prof". Alessandro D'Avenia racconta la scuola di oggi

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«Pensiamo ancora che nel 2023 la struttura di una classe debba essere quella di fine 800, con i corpi costretti dietro un banco per cinque ore?” 
Lo dice Alessandro D’Avenia, insegnante e scrittore e protagonista della nuova puntata di “ConverseRai”, il programma della Direzione Contenuti Digitali sull’inclusione, disponibile su RaiPlay da lunedì 6 febbraio. 
Nel programma, D’Avenia parla con entusiasmo l’essenza della gioventù: «abbiamo trasformato la scuola da un luogo di presenze in un luogo di prestazioni. Non ci interessano i destini dei ragazzi, ci interessa addestrarli a fare degli esami. Mentre la conoscenza dovrebbe essere il luogo in cui si umanizza la vita, proprio perché non ti viene richiesto niente».
Secondo il protagonista della puntata, la letteratura è la disciplina in cui un giovane impara a costruire le domande sulla vita e stimola curiosità e conoscenza, soprattutto in un momento in cui il linguaggio sembra perdere la sua forma, molteplice e ricca: «il mondo si configura nella misura in cui abbiamo le parole per dirlo. Quello che vedo, invece, è un impoverimento del linguaggio: si legge di meno; e, diminuendo il lessico, diminuisce il mondo. Quando sento che oggi chiamiamo le persone risorse umane, penso che siamo tutti impazziti. L'umano non è una risorsa: è qualche cosa che deve fiorire». 

Un insegnante che mangia in classe i "panini del futuro". Così Alessandro D'Avenia definisce i momenti di pausa che condivide con gli studenti dell'ultimo anno per parlare anche dei loro sogni e delle loro aspirazioni. Quello che serve ai nostri ragazzi è ascoltare sé stessi mentre raccontano cosa vogliono fare, e il compito dell'insegnante è fare solo da specchio. A ConverseRai, Alessandro D'Avenia, scrittore, insegnante e sceneggiatore. Un viaggio intellettuale e spirituale per conoscere veramente la magia dell'insegnamento, quando incontra il mondo così variegato e intenso degli adolescenti: ragazzi che vanno accompagnati negli interrogativi anziché tempestati di interrogazioni e di "deportazioni" nei luoghi della cultura. Un'intervista che dà nuova linfa al significato delle parole, alla forza del pensare e del dubitare. Un incontro che vuole indicare delle alternative a una società che cerca di normalizzare le crisi, di eliminare il dolore dell'essere umano che si chiede quale sia il senso del suo stare qui. E l'adolescente è la persona che più di tutti si interroga su questo. 

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