Treviglio 2019: Figure di donne nella Bibbia Ebraica
DECANATO DI TREVIGLIO
SCUOLA BIBLICA 2019-2020
FIGURE DI DONNE
NELLA BIBBIA EBRAICA
NELLA BIBBIA EBRAICA
MIRJAM, DEBORAH, ḤULDA, ABIGAJIL, ANNA, RUT
Negli ultimi anni si sono sviluppate ermeneutiche che partono dai poveri del nostro mondo, dal creato o da chi esso per esso parla. A volte in questo filone interpretativo, che rompe con la presunta obiettività della scienza biblica, si innesta una let-tura che parte dalla «differenza sessuale», cioè dal semplice fatto di essere donna e non uomo.
Questo fatto, iscritto nei nostri corpi e codificato dalla nostra cultura, cozza con un fatto ugualmente inoppugnabile; i testi che vogliamo interpretare presuppongono la stessa universalità del maschile. Sono testi, parliamo della Bibbia, prodotti dal e al servizio dell’ordine simbolico maschile in cui «un
soggetto maschile, che si pretende neutro/universale, dice la sua centralità e disloca intorno a sé un senso del mondo a sua misura figurato e nelle sue figure rivelantesi». Nel testo antropocentrico le donne sono marginali, stereotipate o sono scomparse completamente. Quell’universo simbolico maschile è frutto di una società strutturata a misura d’uomo, cioè patriarcale, una società che comprende il rapporto tra uomo e dona spesso, ma non esclusivamente, in senso gerarchico e lo estende a tutte le sue relazioni interne (schiavi, minori, na-tura) e esterne (popoli colonizzati). Il problema non è limitato ai testi ma implica anche la posizione interpretativa delle chiese. Le stesse scienze esegetiche sono confortate dall’obiettività e pretesa neutralità maschili, per cui rare volte è stata sentita una lettura scritturistica che parta da una di-versa esperienza umana: quella femminile. Il presupposto di partenza nel raccontare queste storie considera prioritaria la differenza sessuale: l’essere donna e non uomo fa differenza.
Dalla postfazione in ELIZABETH GREEN, Dal silenzio alla parola. Storie di donne nella Bibbia, 67‐68, Torino 1992.