Sorelle di Bose "In sospeso davanti alla resurrezione"
Nel vangelo secondo Giovanni non ci è dato di ascoltare l’annuncio esplicito della resurrezione di Gesù. I due angeli che sono presso la tomba non annunciano a Maria Maddalena, come avviene negli altri vangeli, che “è risuscitato!”.
No, in Giovanni si hanno un silenzio e un succedersi di episodi che vedono i discepoli di fronte a quello che appare un enigma: la tomba vuota. Maria Maddalena vede, per prima, la pietra tolta dal sepolcro e non entra, ma corre da Simon Pietro e dal discepolo amato e annuncia loro, non la resurrezione, ma il proprio sgomento di fronte a quello che pensava fosse un trafugamento del cadavere di Gesù (cfr. versetto 2).
Pietro e l’altro discepolo a loro volta corrono al sepolcro e vedono i panni di cui era ricoperto il corpo di Gesù ben riposti, come da una mano consapevole e che ne ha cura, non lasciati abbandonati come resto di un trafugamento. Il vangelo non ci dice niente di Pietro, non ci dice se Pietro abbia reagito in una qualche maniera. Pietro scompare di fronte alla tomba vuota, anche se l’altro discepolo lo lascia entrare per primo. Rimane muto e assente.
Il testo, poi, riferisce che alla vista di quella tomba vuota il discepolo amato “vide e credette” (versetto 8). Ma quale tipo di fede è questa? Non si parla di una gioia, non si menziona nessun annuncio della resurrezione quando essi ritornano dagli altri discepoli (cfr. versetto 10). Si dice solo che fino a quel momento non avevano compreso la Scrittura “che egli doveva risorgere dai morti” (versetto 9).
Ma Giovanni ci conduce per mano ad ascoltare la rivelazione: dal dubbio-sospetto di un furto del corpo, alla consapevolezza che il corpo di Gesù non era stato portato via, rubato, a una nascente fede sulla base del ricordo di quanto annunciavano le Scritture, a una comunità che, nel silenzio e forse in uno sgomento che comincia a cedere il posto, nello stupore, a una certa fede, si raduna di nuovo (cfr. versetto 10).
Maria Maddalena però non ha ancora compiuto il passo verso un’interpretazione dell’evento: pensa ancora che il corpo di Gesù sia stato sottratto da qualcuno (cfr. versetti 13 e 15). Lei, ci dice il testo, non ha visto le bende riposte nel sepolcro; non ci viene detto che sia entrata, che abbia visto e abbia creduto. Sembra estranea alla vicenda degli altri due discepoli e il testo la presenta come se vivesse una storia a parte; appare chiusa nella nostalgia di un passato di cui le sono state sottratte anche le vestigia.
I discepoli che questa pagina ci presenta sono discepoli che rimangono come in sospeso, di fronte a un’aporia che solo l’iniziativa di Gesù risorto potrà sciogliere, quando si rivelerà alla Maddalena chiamandola per nome (cfr. versetto 16) e quando si manifesterà agli altri discepoli donando la pace e mostrando loro le ferite della passione (cfr. 20, 19-23).
Ma anche di fronte a Gesù risorto, che prima non aveva riconosciuto, la Maddalena ha bisogno di compiere un cammino di fede: prima lo chiama “maestro” (versetto 16), e solo grazie alle parole di Gesù che le rivelano la sua comunione con il Padre giunge a confessarlo “Signore” (versetto 18). Ella è condotta a compiere un cammino di fede e a passare dalla chiusura nella nostalgia di un passato e dalla gioia della ricostituzione di esso (“maestro”) ad aprirsi a una radicale novità di vita. Questa novità la rende testimone che quella relazione tessuta da Gesù con lei e con i discepoli, suoi fratelli, durante la sua esistenza, è destinata a non morire, ma a durare e anzi a essere rinnovata, perché Gesù, vivente, “sale al Padre” (versetto 17), suo e nostro.
Questa la buona notizia: ciò che il Padre ha compiuto nella vita del Figlio è stato far sì, mediante la resurrezione, che egli non fosse separato dai suoi fratelli, dagli uomini tutti, e che dunque la vicenda di amore, fatta anche di tradimenti, di infedeltà, di contraddizioni, ma che pure i discepoli hanno vissuto e che anche oggi vivono con Gesù, non vada perduta, ma sia, per sempre, assunta nella relazione di amore di Gesù con il Padre suo e Padre nostro.
No, in Giovanni si hanno un silenzio e un succedersi di episodi che vedono i discepoli di fronte a quello che appare un enigma: la tomba vuota. Maria Maddalena vede, per prima, la pietra tolta dal sepolcro e non entra, ma corre da Simon Pietro e dal discepolo amato e annuncia loro, non la resurrezione, ma il proprio sgomento di fronte a quello che pensava fosse un trafugamento del cadavere di Gesù (cfr. versetto 2).
Pietro e l’altro discepolo a loro volta corrono al sepolcro e vedono i panni di cui era ricoperto il corpo di Gesù ben riposti, come da una mano consapevole e che ne ha cura, non lasciati abbandonati come resto di un trafugamento. Il vangelo non ci dice niente di Pietro, non ci dice se Pietro abbia reagito in una qualche maniera. Pietro scompare di fronte alla tomba vuota, anche se l’altro discepolo lo lascia entrare per primo. Rimane muto e assente.
Il testo, poi, riferisce che alla vista di quella tomba vuota il discepolo amato “vide e credette” (versetto 8). Ma quale tipo di fede è questa? Non si parla di una gioia, non si menziona nessun annuncio della resurrezione quando essi ritornano dagli altri discepoli (cfr. versetto 10). Si dice solo che fino a quel momento non avevano compreso la Scrittura “che egli doveva risorgere dai morti” (versetto 9).
Ma Giovanni ci conduce per mano ad ascoltare la rivelazione: dal dubbio-sospetto di un furto del corpo, alla consapevolezza che il corpo di Gesù non era stato portato via, rubato, a una nascente fede sulla base del ricordo di quanto annunciavano le Scritture, a una comunità che, nel silenzio e forse in uno sgomento che comincia a cedere il posto, nello stupore, a una certa fede, si raduna di nuovo (cfr. versetto 10).
Maria Maddalena però non ha ancora compiuto il passo verso un’interpretazione dell’evento: pensa ancora che il corpo di Gesù sia stato sottratto da qualcuno (cfr. versetti 13 e 15). Lei, ci dice il testo, non ha visto le bende riposte nel sepolcro; non ci viene detto che sia entrata, che abbia visto e abbia creduto. Sembra estranea alla vicenda degli altri due discepoli e il testo la presenta come se vivesse una storia a parte; appare chiusa nella nostalgia di un passato di cui le sono state sottratte anche le vestigia.
I discepoli che questa pagina ci presenta sono discepoli che rimangono come in sospeso, di fronte a un’aporia che solo l’iniziativa di Gesù risorto potrà sciogliere, quando si rivelerà alla Maddalena chiamandola per nome (cfr. versetto 16) e quando si manifesterà agli altri discepoli donando la pace e mostrando loro le ferite della passione (cfr. 20, 19-23).
Ma anche di fronte a Gesù risorto, che prima non aveva riconosciuto, la Maddalena ha bisogno di compiere un cammino di fede: prima lo chiama “maestro” (versetto 16), e solo grazie alle parole di Gesù che le rivelano la sua comunione con il Padre giunge a confessarlo “Signore” (versetto 18). Ella è condotta a compiere un cammino di fede e a passare dalla chiusura nella nostalgia di un passato e dalla gioia della ricostituzione di esso (“maestro”) ad aprirsi a una radicale novità di vita. Questa novità la rende testimone che quella relazione tessuta da Gesù con lei e con i discepoli, suoi fratelli, durante la sua esistenza, è destinata a non morire, ma a durare e anzi a essere rinnovata, perché Gesù, vivente, “sale al Padre” (versetto 17), suo e nostro.
Questa la buona notizia: ciò che il Padre ha compiuto nella vita del Figlio è stato far sì, mediante la resurrezione, che egli non fosse separato dai suoi fratelli, dagli uomini tutti, e che dunque la vicenda di amore, fatta anche di tradimenti, di infedeltà, di contraddizioni, ma che pure i discepoli hanno vissuto e che anche oggi vivono con Gesù, non vada perduta, ma sia, per sempre, assunta nella relazione di amore di Gesù con il Padre suo e Padre nostro.
a cura delle sorelle di Bose