Javier Cercas e Enzo Bianchi "Alla ricerca dei folli di Dio"
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18 maggio 2025
Lo scrittore Cercas e il monaco Bianchi dialogano sulla figura di papa Francesco. Per entrambi, a Bergoglio, Leone XIV sarebbe piaciuto molto.
Javier Cercas ha gli occhi che sorridono, aspetta un attimo prima di rispondere, prende un respirone
e nel suo italiano perfetto dice: «Io non so se davvero papa Leone XIV piacerebbe a papa Francesco. Ma credo proprio di sì».
È l'ultima risposta di un incontro al Salone del libro di Torino,
in cui, insieme con Enzo Bianchi si è discusso di uno dei libri più interessanti dell'anno, Il
folle di Dio alla fine del mondo (Guanda), che Cercas ha scritto raccontando a modo suo l'avventura
chisciottesca di seguire da ateo e anticlericale il viaggio di papa Bergoglio fin laggiù in Mongolia
dal 31 agosto al 4 di settembre del 2023.
Di fianco a lui, Enzo Bianchi annuisce con il suo sguardo
scattante, sempre pronto ad avventarsi su un'idea: «Lei è riuscito a raccontare - esplode con la sua
voce tonante che cresce man mano che le parole si fanno più vere - il senso di Francesco per la
resurrezione e la fede, molto più di tanti vaticanisti».
E qui si entra in uno dei misteri (o miracoli) di
questo libro, in cui uno scrittore ateo e anticlericale racconta con occhi nuovi la grazia della fede
(altrui) e la forza di vita che da essa si sprigiona: «Ho dovuto approcciarmi a questo viaggio con
papa Francesco cercando di avere la mente il più possibile libera dai miei pregiudizi sulla chiesa
cattolica. Sono cresciuto cattolico, in una famiglia cattolica, in un Paese fortemente cattolico.
Eppure ho perso la fede e come tutti ho molte idee sulla chiesa. Ma ho dovuto ripartire da zero per
affrontare questo viaggio e questo libro».
Cercas racconta del Pontefice che ha conosciuto, l'uomo
Bergoglio e il Papa Francesco, e dice al suo pubblico - così come scrive nel libro - che anche il Papa
era anticlericale: «Proprio come me, anche se lui non era ateo. Anticlericale nel senso che ha
scardinato il meccanismo per il quale il pastore è al di sopra dei suoi fedeli, cosa che spesso invece
è pratica comune della Chiesa. Il pastore non può mai essere al di sopra del suo gregge, ma insieme,
davanti per guidarlo, dietro per raccogliere tutti, anche gli ultimi».
Enzo Bianchi ascolta
parole che non solo condivide, ma pratica e predica da una vita intera: «Questo - dice il monaco
della Casa della Madia - è lo stesso Francesco che io ho avuto la fortuna di conoscere
profondamente. È il Francesco che fa derivare il suo agire dal Concilio Vaticano II, per il quale il
sinodo è al centro della vita ecclesiastica, non certo la Curia. È la Chiesa che uscì riformata da quel
Concilio, prima del quale la parola stessa "riforma" creava scandalo in Vaticano, perché ricordava
quella protestante. E persino dopo, nei documenti ufficiali in latino, alla parola "riforma" veniva
preferito "rinnovamento"».
Il libro nacque proprio al Salone del libro di Torino, due anni fa, quando all'uscita da una
presentazione nella stessa sala in cui ieri è avvenuto l'incontro che stiamo raccontando, Cercas viene
avvisato dal suo editore che "un uomo del Vaticano" voleva parlargli. Quell'uomo era Lorenzo
Fazzini, Capo Ufficio nel Dicastero per la Comunicazione, responsabile editoriale della Libreria
Editrice Vaticana (che detto così fa una certa impressione, ma è un uomo che diventerà uno
straordinario personaggio pieno di spunti umoristici nel racconto di Cercas: perché sì, questo è un
libro pieno di umorismo).
Fazzini arriva da Cercas con l'offerta di aggregarsi al viaggio papale in
Mongolia per scriverne una storia, con la totale libertà di chiedere e dire tutto quel che gli pare.
Cercas - che è un folle senza Dio, ma non è matto - ovviamente accetta a una condizione, quella di
poter avere cinque minuti da solo con papa Francesco per chiedergli la cosa più importante di tutte,
se non altro perché è importante per la sua mamma: dopo la morte, risorgerà e potrà incontrare di
nuovo suo marito? La risposta è nel libro, inutile anticiparla qui.
Il Vaticano accetta la condizione,
Cercas si unisce alla carovana papale e ne ritorna con un racconto straordinario dal di dentro di uno
dei mondi più chiusi e meno conosciuti, fatto però da persone molto diverse da quelle che si
aspettava lo scrittore (a dire il vero, molto migliori di quelle che si aspettava).
Prima di partire la
moglie lo avverte: non mi tornare convertito da Francesco (è affezionata allo Javier che ha conosciuto). E lei è tornato convertito? «La risposta è no. Questo libro mi ha cambiato in tutti i
sensi, per le cose che ho visto e le persone che ho conosciuto. Ma non ho recuperato la fede».