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Franco Garelli "Francesco, pontefice indomito: perché il fantasma delle dimissioni è ancora lontano"

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18 Febbraio 2025

C’è preoccupazione nel mondo cattolico, ma Bergoglio non rinuncia alla sua missione neanche nella debolezza fisica. E vuole lasciare al suo successore una Chiesa più aperta

C’è il fantasma delle dimissioni che da qualche tempo si aggira non solo a Roma, ma in tutta la cattolicità e nel mondo intero. Un’idea intermittente, che va e viene a seconda dello stato di salute di un pontefice che negli ultimi anni appare sempre più affaticato anche se umanamente e spiritualmente indomito. Per cui è nell’ordine delle cose che si riaffacci questa possibilità estrema di fronte alle vicende di questi giorni, con un Papa che è tornato al Gemelli per la quarta volta, ad un bollettino medico che descrive «un quadro clinico complesso che richiede una degenza adeguata», ad un freddo inverno che sta mettendo a dura prova la nota fragilità bronchiale del Papa
C’è dunque molta preoccupazione per la salute del Santo Padre, anche perché le difficoltà respiratorie gravano su un corpo che già deve fare i conti con altre ferite ed è costretto a una vita pubblica per lo più in carrozzella. 
È un Papa indomito, dicevo, che tuttavia agisce ormai a singhiozzo. Magari è costretto a cancellare le udienze, ma poco dopo scende in piazza San Pietro a celebrare il Giubileo delle Forze Armate, incoraggiando i 30 mila militari presenti ad essere «operatori di pace». 
Non può fare discorsi lunghi e chiede ad altri prelati di continuare le sue omelie. 
Ma nello stesso tempo fa pervenire un suo video-messaggio al festival di Sanremo (cosa per alcuni discutibile) ritenendo che non vi siano luoghi esclusivi per la missione della Chiesa. Anche dalla sua stanza al Gemelli, ci viene detto, non manca di telefonare ogni sera alla parrocchia di Gaza. È un Papa dunque che – sulla scia del dramma vissuto da papa Wojtyla negli ultimi anni del suo pontificato – non si sottrae al suo alto compito anche nella debolezza fisica, o che comunica qualcosa di grande proprio nella precarietà umana con cui si presenta al mondo. 
Può questa condizione spingere prima o poi il Papa argentino a emulare Benedetto XVI, che dodici anni fa (proprio a febbraio) fece il grande gesto di dimettersi dal Soglio di Pietro, avvertendo con grande umiltà e onestà che gli «mancavano le forze per portare avanti un compito sovrumano»? 
Questo esempio recente aleggia in qualche modo sul pontificato di Bergoglio, che tuttavia si sente ancora forte di spirito per portare a termine il suo mandato. Ciò non toglie che in diverse occasioni Francesco sia tornato sulla questione, ribadendo sempre l’indicazione che la figura del papa è «a vita», ma ammettendo che si tratta di una ipotesi lontana, in quanto – nonostante le difficoltà che anch’egli incontra nel suo pontificato – non vi sono «motivi talmente seri» da spingerlo ad un’eventuale rinuncia. E che non si tratti di un soffio di vento dovuto ad un momento di sconforto, lo si coglie nelle indicazioni (contenute nella sua biografia pubblicata lo scorso anno) su come vorrebbe vivere da ex-Papa nel caso improbabile delle dimissioni. Non si riterrebbe un Papa emerito, ma semplicemente «il vescovo emerito di Roma», abitando a Santa Maria Maggiore, «per tornare a fare il confessore e portare la comunione agli ammalati». 
In fondo in fondo, l’ipotesi non è esclusa, ma Jorge Bergoglio si sente ancora del tutto impegnato a portare avanti e a completare il disegno del suo pontificato. 
Eletto papa a 76 anni, non era nelle sue intenzioni e possibilità (umane, conoscitive, organizzative) realizzare una vera e propria riforma della Chiesa di Roma, anche se il termine è più volte risuonato nei primi anni della sua presenza in Vaticano. Il suo obiettivo e forse la sua vocazione è di aprire spazi, creare squarci, smuovere situazioni obsolete, creare del movimento in una Chiesa chiamata ad essere più madre che giudice, più ospedale da campo che a stare nel palazzo; più attenta ai bisogni delle persone e dei poveri che alla voglia di creare degli adepti. Di qui le aperture nei confronti di quanti vivono condizioni personali e famigliari che la Chiesa sin qui ha sempre considerato irregolari, il suo impegno nel campo dell’ecumenismo, le sue prese di posizioni anche di forte denuncia nei confronti dei grandi della Terra per difendere e promuovere le sorti degli ultimi.


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