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Roberto Repole "Non fuggire davanti ai problemi del mondo. La lezione di San Francesco contro il nichilismo"

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30 settembre 2024

Pubblichiamo un estratto del libro «Sperare è ancora possibile. Il messaggio di san Francesco, una luce oltre il buio del nostro tempo» (Edizioni Piemme) di Roberto Repole, a cura di Domenico Agasso, in uscita l’1 ottobre.

La lezione francescana è di grande sprone ad affrontare la nostra epoca, che registra mutamenti inaspettati anche solo rispetto a qualche decennio fa. Il primo grande stimolo che ci viene dal santo di Assisi è a non fuggire questo mondo, ad abitarlo appieno e a vedere con lucidità quanto sta accadendo, senza negarsi nulla. Qualcosa che è valido per i cristiani, ovviamente, ma che può essere utile per qualunque donna e uomo voglia mantenere lucidità. Ci sono infatti rimozioni o negazioni del reale di cui tutti, pur in modi diversi e a volte antitetici, si può essere vittime. 

Pensando specificamente a ciò che è chiamata a fare la comunità dei credenti in Cristo, si può prospettare anzitutto la capacità di leggere anche questo tempo come abitato da Cristo, vivo nello Spirito. Nella misura in cui si considera Cristo come principio, fine e centro del mondo e della storia, non si può ritenere che esista un'epoca disabitata da Lui. Anche l'attuale cambiamento d'epoca avviene sotto lo sguardo e la presenza di Cristo vivente. 

Con Francesco e come lui, possiamo trovare perciò nella Scrittura la luce per orientarci in una società in rapido mutamento e per trasformare le problematiche e le crisi in opportunità di crescita. 
E questo può valere anche per le persone che più faticano ad affrontare il presente, per esempio gli anziani, che spesso si sentono spaesati di fronte alle alterazioni socio-politico-religiose degli ultimi decenni. Che cosa bisogna vedere e su che cosa deve essere operato il discernimento alla luce della fede? È difficile rispondere sinteticamente, anche perché la contemporaneità è caratterizzata da una grande "complessità". Si può tuttavia tentare di leggere alcuni macrofenomeni da riconoscere e abitare: sia a livello socio-culturale, sia sul piano specificamente religioso. 

Un primo fenomeno che sembra caratterizzare nel profondo la cultura del nostro tempo e incidere sul nostro modo di guardare alla vita e di compiere le nostre scelte, soprattutto in Occidente, è il nichilismo. Può sembrare un termine difficile e per addetti ai lavori. Non lo è, quando se ne colgano gli effetti più pratici e immediati. Prendiamo – a titolo di esempio – il fenomeno dilagante dei talk show televisivi o quello delle discussioni sul web e nei social network. Nei programmi televisivi o radiofonici, quando si affrontano temi importanti, è divenuta prassi comune far discutere fra loro persone diverse, alcune delle quali sono davvero competenti, mentre altre non hanno una particolare conoscenza di quanto si sta trattando. Vengono invitate, queste seconde, solo perché sono personaggi noti al mondo mediatico. Questo meccanismo produce effetti distorti: le posizioni di coloro che intervengono appaiono tutte equivalenti fra loro, a prescindere dalla competenza di chi parla. Con molta difficoltà, una posizione riesce ad assumere un valore qualitativamente diverso, anche se si tratta della posizione di chi è realmente esperto. 

Nel caso di internet il fenomeno risulta ancora più evidente. Si può porre qualunque domanda ai motori di ricerca; ed essi ci rimandano a una infinita serie di siti e di informazioni diversi tra loro per qualità, serietà e verità delle posizioni sostenute. Quali sono le informazioni corrette? Difficile stabilirlo. Non è certo un caso che in questi ultimi anni si siano formati gruppi di persone che portano avanti tesi complottiste oppure mettono in discussione verità consolidate in questioni che riguardano la medicina o altre verità scientifiche. Tali gruppi si sono alimentati dalle notizie che circolano, qua e là, in rete; e hanno contribuito alla confusione offrendo ulteriori notizie, della cui verità scientifica si può spesso dubitare. 

Non si vuole certo negare la bontà e la bellezza dei nuovi mezzi di comunicazione. Quando si dice che con internet è avvenuta una certa democratizzazione dell'informazione si afferma qualcosa di reale: l'informazione non è più appannaggio di pochi operatori. Ci vorrà probabilmente tempo e pazienza per consentire alla società civile di formarsi uno spirito critico rispetto a quanto trova su internet, così come nel passato accadde rispetto ai contenuti di libri e giornali. È tuttavia palese che i fenomeni descritti finiscono con l'affermare una sorta di "tesi metafisica": l'idea che, alla fine, una verità valida per tutti non esiste, né è il caso di cercarla e di averne passione. 

Questa idea si riscontra anche nei modi di dire e di pensare più comuni: come quando ci si dice che ognuno ha la sua verità e ha il diritto di pensare quello che vuole; o come quando, nel confronto tra religioni, si dice che una vale l'altra, senza entrare nel merito di quali credenze vi si professano. 
Ecco, in questo senso viviamo ormai in un contesto nichilista. Non certo perché si professa in maniera tragica la prospettiva del nulla rispetto a una prospettiva dell'essere, ma perché si respira un modo di pensare per il quale non c'è nulla che valga davvero, ogni idea è solo un'opinione tra le altre, gli atteggiamenti sono tutti insindacabili e ingiudicabili, una verità non vale la pena di ricercarla e, più ancora, una verità non esiste.


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