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Massimo Recalcati "Il nostro tempo sputa sull’amore o fa dell’amore una marmellata sentimentale"

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La Repubblica Bari, 27 giugno 2024 
intervista di Antonella W. Gaeta

Dov’è l’amore? Sarà la domanda che la 23esima edizione del festival Libro Possibile porgerà come un mantra, suscitando una riflessione collettiva sulla nostra contemporaneità. A portare la sua risposta arriverà venerdì 28 giugno, a Vieste (ore 21, Marina Piccola) lo psicanalista e saggista Massimo Recalcati, protagonista di una lectio magistralis prologo del festival diretto da Rosella Santoro, dal 10 al 13 luglio a Polignano a Mare e dal 23 al 27 a Vieste.

”Where is the love?”, è il tema di questa edizione del Libro possibile: se lo chiedevano vent’anni fa, in una loro canzone, gli americani Black Eyed Peas in una società dominata da guerre e denaro. La domanda conserva, purtroppo, una certa attualità. 

«Il nostro tempo o sputa sull’amore o fa dell’amore una marmellata sentimentale. Invece, io credo che le radici più profonde dell’amore abbiano a che fare con l’incontro con la dimensione più lontana e segreta dell’altro. La spinta alla guerra e l’accumulazione avida del denaro non hanno alcuna cognizione di questo segreto. Piuttosto sono modi per distruggerlo. Nella guerra in modo violento eliminando la differenza dell’altro. Col denaro coltivando l’illusione che la felicità possa essere comprata come se fosse una merce tra le altre». 

Due guerre, una in Medio Oriente e l’altra in Ucraina: per citare il sottotitolo del suo ultimo libro, stiamo facendo amicizia col nostro peggio, dal momento che abbiamo affinato la temibile arte del girare la testa dall’altra parte? 

«No, il peggio di cui io parlo non è guerrafondaio, non è disumano. È piuttosto quello di più umano che abbiamo. Fare amicizia con il nostro peggio significa accogliere le nostre imperfezioni, i nostri limiti, i nostri passi falsi non come degli ostacoli alla vita ma come parte fondamentale della vita. L’indifferenza è un modo per pensarsi lontani dal peggio. Per non vedere innanzitutto il peggio che noi siamo. Lo diceva bene un giornalista all’indomani dell’attacco terroristico alle torri gemelle: adesso, per favore, fateci tornare a non pensare». 

Restando nel territorio del tema portante, con lei ci chiederemo, seguendo la scia luminosa del suo Lessico amoroso, se “L’amore brucia o dura”. Dove ci porterà con la sua lectio? 

«Il tema della durata è un grande tema. Non riguarda solo gli amori. Quanto durerà? È una domanda e, insieme, un’aspirazione ampia. Durerà? Per quanto ancora? Al suo fondo c’è la nostra stessa vita e il suo destino mortale. Ecco perché quando finisce un amore finisce un intero mondo. La promessa degli amanti vorrebbe infatti che durasse per sempre, vorrebbe che continuasse a bruciare. Ma le nostre vite sono fatte male. Spesso desideriamo quello che ci manca e non riusciamo a desiderare quello che abbiamo. Desiderare quello che si ha per Agostino era il nome della beatitudine». 

Nel suo ultimo libro “L’elogio dell’inconscio. Come fare amicizia con il proprio peggio” ci mette in guardia: difendete l’inconscio in una società dominata dal “nuovo conformismo dell’algoritmo”. Stiamo perdendo, la nostra ansa di libertà e di anticonformismo. Come proteggersi? 

«La psicoanalisi difende la singolarità di ciascuno. Per questo i regimi totalitari di ogni genere l’hanno perseguitata. Nel tempo del feticismo del numero, della quantificazione, dell’algoritmo, appunto, la psicoanalisi ricorda che le differenze soggettive non possono essere omologate, né azzerate. Coltivare il proprio peggio significa anche coltivare quella deviazione dalla norma che ciascuno di noi rappresenta. Poiché non esiste nessuna normalità alla quale adeguarsi se non quella dell’alienazione. Con buona pace del generale Vannacci, naturalmente».


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