Luigi Maria Epicoco “L’umano prima di tutto”
Papa Francesco nel suo messaggio per la 58ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, ci invita a riflettere su un tema di estrema attualità: l’Intelligenza Artificiale e il suo rapporto con ciò che è pienamente umano.
«In quest’epoca – scrive papa Francesco – che rischia di essere ricca di tecnica e povera di umanità, la nostra riflessione non può che partire dal cuore umano. Solo dotandoci di uno sguardo spirituale, solo recuperando una sapienza del cuore, possiamo leggere e interpretare la novità del nostro tempo e riscoprire la via per una comunicazione pienamente umana». È il cuore ciò che ci rende umani, perché il cuore è ciò che di noi umanizza la vita e va oltre le semplici abilità tecniche o conoscitive.Il vero progresso non può mai prescindere da una prospettiva seria che il Papa pone dinanzi a tutti attraverso il suo messaggio: si è evoluti quando gli strumenti tecnologici sono usati come un prolungamento della nostra umanità e non solo come un modo di supplire i nostri limiti. Se dovessimo fare un esempio molto concreto potremmo dire che se la vita è sperimentata come “vita piena” quando essa ci fa fare l’esperienza dell’amore, allora un vero progresso tecnologico dovrebbe poter ampliare la possibilità dell’amore stesso e non un suo sottoprodotto come può essere ad esempio la mercificazione del prossimo attraverso un uso solo parziale dello strumento tecnologico.
Allo stesso tempo se la caratteristica principale dell’uomo è la sua relazionalità, allora bisogna sempre ricordare che esiste una grande differenza tra connessione e relazione. La vicenda di Gesù è paradigmatica proprio per questo. Se Dio si fosse limitato a una semplice comunicazione del Suo Amore, gli sarebbe bastato donarci un Libro Sacro, ma ciò che ha reso credibile il Suo messaggio è stata la persona stessa di Gesù. Egli ha passato la vita costruendo relazioni, e usando ogni alfabeto possibile, compreso quello della propria corporeità, per offrire occasioni di umanizzazione su ogni cosa della vita, compreso il dolore e persino la morte.
Continua il Papa: «L’informazione non può essere separata dalla relazione esistenziale: implica il corpo, lo stare nella realtà; chiede di mettere in relazione non solo dati, ma esperienze; esige il volto, lo sguardo, la compassione oltre che la condivisione».
In questo senso il cristianesimo ha da offrire una via valida per tutti perché la compassione di cui parla il Papa dovrebbe essere un’etica universale poiché essa è la manifestazione migliore di ciò che è veramente umano. E quando l’uomo è davvero uomo questo è un affare anche per il resto della creazione.
«La risposta non è scritta, dipende da noi – conclude papa Francesco –. Spetta all’uomo decidere se diventare cibo per gli algoritmi oppure nutrire di libertà il proprio cuore, senza il quale non si cresce nella sapienza». Non si tratta di moralizzare la realtà ma di non slegare mai il nostro possibile da ciò che è veramente il nostro bene. San Paolo direbbe sinteticamente: «Tutto posso, ma non tutto giova» (cfr. 1Cor 6,12). -
Articolo tratto da PAGINE APERTE, speciale Settimana della Comunicazione