Rosanna Virgili "Maria di Magdala e l’attività della diaconia"
Fu Papa Leone Magno a fare di Maria di Magdala una “maddalena”, che in gergo sta ancora per una donna di facili costumi. In una delle sue omelie (il Sermone 74) il Papa la definì come una peccatrice che, però, s’era convertita ed era stata tirata fuori dalla sua vita fangosa dal Signore. È il modo in cui nel quinto secolo veniva interpretato il passo pasquale del Vangelo di Marco che dice: «Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni» (Mc 16,9).
I sette demoni diventano tentacoli di natura sessuale, così come il frutto con cui la donna tentò l’uomo, nell’Eden, fu anch’esso considerato una seduzione al piacere. Peccato che si tratti di mera e fantasiosa immaginazione prodotta da ermeneuti poco versati a cogliere la grande dignità che, invece, la Bibbia riconosce e tributa alle donne. Che Maria di Magdala fosse una prostituta non è scritto in nessuno dei quattro Vangeli canonici e tanto meno nella letteratura apocrifa dove, al contrario, ella viene descritta come una compagna amata e preferita da Gesù (si veda il Vangelo gnostico di Filippo, 55: «La Sofia, che è chiamata sterile, è la madre degli angeli. La consorte di Cristo è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e la baciava spesso sulla bocca. Gli altri discepoli allora dissero: “Perché ami lei più di tutti noi?”, il Salvatore rispose e disse loro: “Perché, non amo voi tutti come lei?”»).
È possibile che Papa Leone avesse confuso – e fuso – la figura di Maria Maddalena con quella della donna che bagnava di lacrime i piedi di Gesù per poi asciugarli coi suoi capelli e baciarli ininterrottamente. Di lei si dice infatti che fosse una «peccatrice di quella città» (cf. Lc 7,37). Ma anche se questa sovrapposizione fosse vera non si potrebbe definire, a tutta prima, la Maddalena come una peccatrice pentita dato che la donna di Luca non ottiene il perdono per il suo pentimento ma per la sua fede («La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!», Lc 7,50), per la mole d’amore che aveva sprigionato sul corpo di Gesù! Spiega, infatti, il Maestro: «Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato» (Lc 7,47).
A fronte delle interpretazioni non del tutto plausibili c’è, invece, un’attività che viene espressamente attribuita a Maria di Magdala ed è quella della diaconia. Narra ancora il Vangelo di Luca – peraltro subito dopo il testo della donna peccatrice -: «In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni» (Lc 8,1-3).
Il verbo “servire” traduce il greco diakonèo: ed ecco, allora che Maria di Magdala e le altre due erano delle diacone della comunità di Gesù. Discepole eccellenti poiché svolgevano lo stesso “lavoro” di Gesù, il quale, nell’Ultima Cena, diceva ai suoi discepoli riuniti attorno alla mensa: «Io sono in mezzo a voi come colui che serve» (o diakonòn, Lc 22,27) mentre essi discutevano su chi tra loro fosse il “più grande”! Mentre essi ambivano al potere, la Maddalena aveva capito che il “potere” cristiano veniva dal basso, da chi era capace di servire.
Ma c’è di più ed è quanto gli Evangeli raccontano della testimonianza del Signore risorto. Stupenda la scena narrata da Matteo in cui Maria di Magdala è in coppia con “l’altra Maria” a correre al sepolcro «all’alba del primo giorno della settimana» (28,1). Dopo aver creduto alle parole dell’angelo del Signore – «è risorto non è qui» -, esse «abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: “Salute a voi!”. Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono» (Mt 28,8-9). A queste meravigliose apostole della risurrezione il Maestro non dice “seguitemi” – come fece coi Dodici all’inizio – ma è Lui stesso a mettersi sulle loro tracce, a farsi incontro ai loro rapidi passi.
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