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Alessandro D’Avenia «Un nuovo Natale. Un bambino chiamato Gesù che venne dal futuro»

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Sulla terra post apocalittica gli scienziati annunciano che, grazie alla sindone, hanno riprodotto il Dna di gesù e che Dio sta per rinascere in un utero bionico....

La prima venuta ha determinato la nostra cronologia: prima e dopo Cristo è come dire prima e dopo il primo Natale della storia umana. Un giorno, ci sarà, dicono i teologi, la Seconda Venuta: e sarà la fine dei tempi, quel Giudizio Universale che Michelangelo ha immaginato nella più grande opera mai compiuta da un uomo e che consegnerà la storia all’Amore strappandola al Potere. Dal mondo sparirà il male e verrà un regno definitivo di pace. Gli esseri che avevano la carne l’avranno di nuovo in una modalità sconosciuta alla fisica, perché la materia non sarà più soggetta all’entropia, e con la carne tutti i legami che con essa abbiamo stretto con uomini, piante, animali, cose... Nasceremo tutti, scoprendo che la vita è fatta per nascere, e non certo per morire, o solo per lottare per non morire.

Sui tempi di questa Seconda Venuta, del Natale definitivo si è sempre fantasticato molto, in particolare nei passaggi di secolo e soprattutto di millennio, momenti storici che risvegliano negli uomini una inquietudine contagiosa e un certo desiderio di rinnovamento. Ma adesso è venuto il momento di smetterla di attendere. Per questo la SAFE ha deciso di avviare il progetto “Natale”, reso possibile dai più avanzati ritrovati della tecnica. Non è più il tempo dello Spirito Santo e della Vergine Maria. Grazie al Seme Sintetico e all’Utero Bionico possiamo programmare il processo di fecondazione, gestazione e nascita. Un bambino viene ordinato in base a desideri e aspettative dei clienti. Ma quello che SAFE vuole non è un bambino, ma il Bambino, il suo ritorno, quello che aveva determinato la storia, non aveva trovato posto nell’albergo ed era finito in una mangiatoia, aveva guarito le folle, era morto in croce ed era risorto. Solo che questa volta, il ritorno del Bambino, sarebbe stata la tanto attesa Seconda Venuta: quella che finalmente avrebbe rimesso in ordine il mondo, eliminando la sofferenza e la malvagità, il dolore e la morte. Ma come fare a far nascere di nuovo il Bambino, quel Bambino?


Nessun laboratorio avrebbe potuto processare i gameti necessari a far nascere Dio. Ma il direttore di SAFE aveva avuto un’intuizione geniale: avrebbero estratto il DNA dai resti contenuti nella Sindone e creato i gameti che lo riproducessero. E così avrebbero riportato in vita Gesù Cristo in persona. In fondo se Dio aveva fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza era proprio perché l’uomo facesse come Dio. E loro avevano deciso di andare oltre, non fare come Dio, ma fare Dio. La preghiera degli uomini doveva produrre fatti, non solo invocarli. Non bastavano le mani giunte ma operative. La preghiera dell’uomo sarebbe stata così potente da farlo tornare. Tutto aveva funzionato, l’embrione divino era stato impiantato nove mesi prima nell’Utero Bionico. Mancavano tre ore allo scoccare del 25 dicembre, la data programmata perché il Bambino fosse pronto esattamente alla mezzanotte dell’antico Natale, reperto archeologico per il quale erano stati riesumati canti dimenticati da secoli e i cui titoli suonavano come romanzi di fantascienza: Tu scendi dalle stelle , Astro del ciel ...

MANCAVANO TRE ORE ALLO SCOCCARE DEL 25 DICEMBRE, ERANO PERSINO STATI RIESUMATI CANTI DIMENTICATI COME ASTRO DEL CIEL

L’equipe di scienziati e medici radunata al completo attendeva la mezzanotte. Attraverso le telecamere dell’Utero Bionico si poteva vedere il Bambino perfettamente formato galleggiare nella placenta sintetica. Le note di una canzone eseguita con strumenti arcaici come arpa e pianoforte riempiva la sala. Quel corpo era il corpo di Cristo. Lo avevano fatto tornare sulla Terra e lui l’avrebbe salvata, ma questa volta definitivamente: avrebbe liberato gli uomini dal peso di quella libertà che non erano stati in grado di gestire. Lo aveva detto Lui stesso: «Quando tornerò sulla Terra troverò ancora la fede?». Sì, l’avrebbe trovata: grazie a SAFE. I malvagi sarebbero stati annichiliti, e l’umanità risanata si sarebbe garantita il bene e il benessere. Il Potere si sarebbe finalmente trasformato in Amore. Quel Bambino era l’arma più potente mai creata, come la prima volta, ma questa era quella definitiva. Era il Natale più straordinario della storia dell’umanità, più del primo, così pieno di incertezze. Finalmente tutta la scienza, il progresso e la tecnologia erano al servizio della salvezza degli uomini: questo era il compito di SAFE. Tutti gli Stati dell’ONU avevano contribuito al progetto “Christamas Safe”. In mondovisione, e sui pianeti colonia, si trasmetteva l’Evento. Dio aveva permesso che si conservasse il lino sul quale erano rimasti alcuni frammenti del suo corpo mortale. Il sangue rappreso aveva racchiuso per secoli il segreto del DNA di Dio, e ora era giunto il momento del suo Ritorno. Se non era Fede quella!

La mezzanotte scoccò. L’Utero Bionico cominciò a fremere, un leggero ronzio segnalava l’ultimo minuto di gestazione. Il liquido sintetico scese lentamente e il buio si trasformò in una penombra rosea, riempita dalle note di una voce pacifica: “O bambino, mio divino...”. Le pareti dell’Utero si aprirono e una mano tagliò con delicatezza il cordone ombelicale. Il bambino boccheggiava, la sua pelle si arrossò a contatto con l’aria. Tutti fremevano, preoccupati, in sala e da casa, i pochi milioni che erano rimasti sulla Terra dopo la Grande Apocalisse Bellica. Un vagito, il primo, riempì il silenzio e fu accompagnato da un fragoroso applauso che coprì il suo pianto. Il cielo notturno era muto più del solito, e non sembrava possibile da quando le stelle non erano più visibili a causa della densità polverosa dell’atmosfera. Delle infermiere si precipitarono ad asciugare il corpo e ad avvolgerlo in panni asciutti e caldi. Dal fagotto usciva solo la testolina del Dio ritornato. Una voce femminile di origine elettronica scandì: «3.54 kg. Battito regolare. Parametri vitali in ordine». Il capo di SAFE prese il bambino tra le braccia e gli sorrise come avrebbe fatto un padre, sussurrandogli: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i mali dal mondo». Lo sollevò mostrando alla telecamera il volto di Cristo. Un nuovo presepe, quello definitivo, avrebbe restituito al mondo l’Amore. Il direttore disse in tono solenne: «Il cielo è dei violenti e solo coloro che usano la forza se ne impadroniscono. Così ha detto il Figlio di Dio sulla terra, e noi lo abbiamo preso alla lettera! Il suo DNA farà il resto». Un applauso accolse quelle parole. Adesso bisognava solo aspettare che il Bambino crescesse e mostrasse il suo Potere: l’Amore.

Quando il mattino dopo un’infermiera prese il Bambino in braccio si rese conto che quello che sembrava un sonno tranquillo era altro. Era vivo ma non rispondeva agli stimoli sensori e motori. Si avviarono subito gli esami specialistici che diedero un esito incontrovertibile: il Bambino era paralitico, cieco e sordo. Il capo di SAFE ancora trionfante per il successo del giorno prima rimase paralizzato quando venne a sapere i dettagli di quella malattia inspiegabile, una fragilità mai vista da secoli in un progetto natale come ne erano stati fatti a migliaia, da quando la natalità era stata affidata al controllo totale delle macchine, perché gli uomini erano diventati sterili e si era reso necessario usare i gameti crio-conservati nel passato. Il Bambino poteva muovere solo un braccio. Doveva prendere una decisione, e alla svelta, a breve ci sarebbe stato il collegamento per aggiornare tutti sul Bambino.


IL GIORNO DOPO IL BAMBINO ERA VIVO MA NON RISPONDEVA AGLI STIMOLI: SCOPRIRONO CHE ERA PARALIZZATO, CIECO, SORDO

E così il Bambino venne mostrato di nuovo al mondo. Era bello, in salute, emetteva commoventi gridolini, poi si era addormentato in diretta, facendo intenerire il pubblico. Su quel Bambino erano puntati gli occhi di tutti. Tutti aspettavano il momento in cui si sarebbe rivelato, salvando definitivamente il mondo dalla sua deriva post-apocalittica. L’umanità sarebbe rinata per sempre. Ma pochissimi, di cui SAFE si garantì la fedeltà con la successiva cancellazione della memoria, cancellazione a cui si sarebbe sottoposto lo stesso direttore a tempo debito, sapevano che quel Bambino non era quello vero, quello che si era ammalato, ma solo un ologramma.

Il Bambino malato venne affidato a una coppia senza figli che, non potendo iscriversi ai protocolli di nascita perché non ne aveva i requisiti economici e sociali, faceva parte di quella categoria di persone che accettavano di prendersi cura dei bambini abbandonati. E così il Bambino finì tra le loro braccia, anche se non ne conoscevano la provenienza e l’identità. Il direttore di SAFE si era premurato di fare in modo che il Bambino venisse sostituito in fretta. Si era scoperta la causa della malattia e si era deciso di mettere subito in produzione un nuovo Bambino, 2.0, in tempi più rapidi (si poteva infatti produrre un bambino a velocità superiori ai nove mesi, senza conseguenze fisiche). Di lì a poco fu così possibile sostituire il bambino ologrammatico con il Nuovo Bambino. Il progetto Natale era stato salvato e, con esso, la speranza di un Mondo definitivamente Nuovo.

E così passarono gli anni dopo quel Secondo Natale, e quando il nuovo Bambino crebbe si comportò prima come tutti i bambini, poi come tutti i ragazzi e gli uomini del suo tempo, senza manifestare alcuna capacità speciale, se non la solita arroganza. L’umanità rimase delusa, ancora una volta: il grande progetto Natale si era rivelato una chimera, non bastava riprodurre il DNA dell’uomo della Sindone per far tornare Dio o, più semplicemente, l’uomo della Sindone non era il Figlio di Dio, ma un uomo qualunque, anzi un delinquente qualunque.


Il primo Bambino, quello che era stato dato in adozione, era invece cresciuto nella sua famiglia, ignara di tutto, chiuso nella sua malattia. Alla paralisi, alla cecità e alla sordità si era inevitabilmente aggiunto anche il mutismo. E così i genitori lo avevano accudito e avevano creato una rete di amici per prendersi cura di lui quando non riuscivano a farlo da soli. Non poteva interagire con costoro se non con il tatto della sua mano destra. Tutti quelli che ricevettero una carezza raccontarono di non essere stati mai così felici. Ma nessuno seppe mai spiegare il perché.


Alessandro D’Avenia 



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