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Enzo Bianchi "La fatica e il potere dell’ascolto"

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La Repubblica 
 7 agosto 2023
per gentile concessione dell’autore. 

È di pochi giorni fa la notizia dell’istituzione, da parte dell’autorità politica e di alcune associazioni, di una “stanza per l’ascolto”, pensata per le donne che si pongono il problema dell’interruzione della loro gravidanza. Vorrebbe essere un aiuto per un discernimento certamente difficile, ma potrebbe facilmente diventare un luogo ove si esercitano pressioni obbedienti a diverse ideologie. 
Ma, al di là di queste considerazioni, la mia reazione a questa notizia è ancora una volta la constatazione della mancanza di ascolto nella nostra vita sociale oggi. 
E mi sembra che non ci sia consapevolezza del fatto che quando viene meno l’ascolto la modalità delle relazioni diventa veramente patologica e a poco a poco prevale la barbarie. Sempre più ci accade di subire l’ascolto come una pratica fastidiosa, crediamo di dover impegnare ogni minuto del nostro tempo nel dire e nel fare, non certo nell’ascoltare, e quando siamo proprio costretti all’ascolto facciamo sì che questa “incombenza” duri il meno possibile. Eppure dovremmo sapere che per gli umani “in principio era l’ascolto…”, che è l’ascolto ciò che permette di situarci rispetto agli altri. Il rapporto con gli altri si fonda sulla capacità di articolare la parola pronunciata con l’ascolto e solo quest’ultimo rende feconda e significativa la parola ascoltata. 
Ascoltare è molto più che sentire e per questo è un atto di volontà, richiede una decisione. Quando ci si predispone all’ascolto occorre rientrare in sé, far tacere il brusio interiore e prestare attenzione a colui o colei che si ascolta. Va detto: ascoltare è anche un’operazione faticosa, richiede di essere presenti e svegli di fronte all’altro tentando di comprenderlo fino a sentirsi coinvolti con lui. L’altro non sempre pronuncia parole di reale interesse: per questo chi ascolta deve essere esercitato alla pazienza e impegnato in uno sforzo di interpretazione che sovente è pesante e a caro prezzo. 
Solo così si ascolta ciò che l’altro vuole comunicare e si conosce l’empatia. Un ascolto fatto perché “si deve”, un ascolto di routine, senza coinvolgimento e senza “eros”, cioè passione per l’altro, fallisce. Solo l’ascolto autentico fa vivere l’altro, solo l’ascolto reciproco crea un legame! Ma accanto all’ascolto dell’altro, altrettanto necessaria e ancora più difficile è l’arte dell’ascolto di sé, delle profondità del cuore, del proprio intimo. Talmente importante che i credenti dicono che quello è ascolto di Dio stesso: un ascolto della coscienza. Ognuno di noi ha nel proprio intimo il maestro interiore che gli indica ciò che è bene e ciò che è male. Ecco allora la necessità dell’ascolto delle intuizioni che provengono dal profondo, parole che emergono dal mistero del proprio “uomo nascosto del cuore”, che ispirano le parole che diciamo e offrono le chiavi per interpretare le parole che ascoltiamo. Ascoltare è dare ascolto! Se nella vita quotidiana lo praticassimo di più non giungeremmo a ipotizzare “stanze per l’ascolto”, di per sé insufficienti a rendere possibile quella grande esperienza umanizzante che è l’ascolto autentico.


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