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Enos Mantoani "Il bello di pregare meditando"

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Per molti il termine meditazione richiama alla mente immagini legate a filosofie orientali con persone assorte nei loro pensieri e in grado di estraniarsi dalla realtà circostante. In realtà, come spiega Enos Mantoani, coordinatore nazionale in Italia della Comunità mondiale per la meditazione cristiana (Wccm - World Community for the Christian Meditation), «il cristianesimo, anche cattolico, ha sempre avuto in sé correnti mistiche e contemplative e la nostra comunità aiuta a riscoprirle e a metterle in pratica nella vita di ogni giorno». La meditazione infatti può essere chiamata anche preghiera silenziosa, preghiera pura o preghiera contemplativa: l’importante non è la definizione che se ne dà ma il fine, cioè «creare lo spazio interiore di silenzio per permettere di ascoltare la Parola, facendone esperienza reale. È un semplice riscoprire la corrente contemplativa che è sempre esistita in tutte le spiritualità e in tutte le religioni mondiali, compresa quella cristiana cattolica».

LA FEDE OLTRE IL RAZIONALE 

42 anni, friulano, laureato in Conservazione dei beni culturali a Udine, impiegato presso una scuola di lingue di Firenze dove vive da 15 anni con la moglie, Mantoani ricorda bene il suo primo incontro con la meditazione: «Circa dieci anni fa andai a una Messa celebrata a Firenze da don Alfredo Jacopozzi e mi colpì molto il silenzio di mezz’ora che precedeva la celebrazione. E quando dico mi colpì intendo sia in senso positivo che negativo. C’era un foglio in fondo alla chiesa, lo presi e iniziai così a conoscere la comunità». Con il tempo Mantoani capisce che ciò a cui aveva assistito era la riposta che stava cercando: «Provengo da una famiglia praticante, ma sentivo di essere in ricerca, perché la conoscenza a livello intellettuale, o rituale, diciamo convenzionale, non mi bastava. Coltivare la spiritualità in questa forma è ciò che al momento sento molto importante e che mi sta donando un approccio più contemplativo alla mia esperienza». La Comunità ha come riferimento gli insegnamenti del monaco benedettino John Main (vedi box), il religioso che a partire dagli anni Settanta si è impegnato nella riscoperta e nella diffusione dell’approccio mistico e contemplativo della spiritualità. Una strada che per alcuni membri della comunità può portare anche a un impegno maggiore verso l’oblazione finale, un percorso fatto a tappe (postulante per almeno 6 mesi, novizio per almeno un anno e quindi oblazione finale) durante il quale i meditatori si impegnano «oltre alle due meditazioni quotidiane, a leggere ogni giorno un passo della Regola di san Benedetto, a vivere una delle Ore suggerite dalla Chiesa nella Liturgia delle Ore (Lodi, Vespri, Compieta etc...) e a dedicare del tempo alla Comunità stessa», spiega Mantoani, attualmente novizio oblato. 

COME E QUANDO SI MEDITA 

Come spiega Mantoani, la meditazione cristiana non sostituisce nessuna delle preghiere, dei sacramenti e dei riti della Chiesa anzi, grazie a essa questi acquistano una profondità ancora più pregnante. Ma come avviene nel quotidiano la meditazione? «Al mattino e alla sera gli dedico 30-40 minuti. Dopo qualche minuto di silenzio per far decantare le impressioni e le emozioni di quanto appena trascorso, leggo un breve brano di approfondimento spirituale, oppure recito una parte delle Liturgia delle Ore (ad esempio le Lodi al mattino) e poi dedico dai 20 ai 30 minuti alla meditazione vera e propria». Seduto comodo, non rigido, ma neanche troppo rilassato e con la schiena dritta, Mantoani presta attenzione al respiro e inizia la ripetizione silenziosa della parola maranatha (che in aramaico, la lingua parlata anche da Gesù, significa “Signore, vieni”) scandita in quattro sillabe e accordata al respiro: «Se si presentano dei pensieri, dolcemente e con fede li lascio andare per ritornare alla recita della parola. Questo ci fa porre l’attenzione sul qui e ora e ci pone in ascolto della Parola, il Logos, che inabita i nostri cuori. L’obiettivo è quello di rimanere aperti all’azione dello Spirito». 

I TANTI BENEFICI 

«La meditazione mi dona lo spazio e la disciplina per coltivare la dimensione spirituale», conclude Mantoani. «Oltre alla dimensione fisica e a quelle intellettuale e affettiva, c’è infatti bisogno di tempi e modi per coltivare la dimensione spirituale perché nessuna di queste tre componenti è separata l’una dall’altra, ma formano un tutto armonico. «Inoltre», assicura Enos, «far parte di questa Comunità dà la possibilità di radicare la propria pratica e la propria disciplina in una tradizione sicura, sapendo di essere su una strada a volte faticosa, ma appassionante, assieme a tanti compagni di viaggio, che non fanno mai mancare il proprio sostegno, seppur in maniera discreta». 

LA COMUNITÀ MONDIALE PER LA MEDITAZIONE CRISTIANA 

La Comunità mondiale per la meditazione cristiana è «inclusiva, impegnata nel dialogo interreligioso, attenta alle società in cui opera e collabora con molte realtà anche non religiose o laiche». In larga parte formata e gestita da laici volontari, è presente in tutti i continenti e ha la sede centrale a Bonnevaux (Francia): in Italia è attiva dal 1996 e può contare su circa 250 membri con una cinquantina di gruppi settimanali. Gli scopi principali delle comunità sono: creare occasioni, come ritiri in presenza o online e giornate dedicate, in cui le persone interessate possano sperimentare e coltivare questa forma di preghiera; accogliere chi si approccia per le prime volte a questa forma di preghiera; promuovere e diffondere gli insegnamenti coltivati dalla comunità (tramite pubblicazioni, eventi, etc...); supportare chi già medita, condividendo la pratica tra i vari aderenti. 

Per maggiori informazioni: https://wccmitalia.org/

IL MONACO BENEDETTINO JOHN MAIN 

La Comunità mondiale per la meditazione cristiana nasce dall’insegnamento di padre John Main (1926-1982, nella foto nel tondo): prima di entrare nell’Ordine benedettino, impara a meditare da uno swami (maestro spirituale) in Malesia durante il suo servizio presso le ambasciate inglesi. Rientrato in Europa, continua la sua pratica meditativa e diventa monaco: studiando gli scritti dei Padri del Deserto (i primi monaci della storia cristiana che vissero in Egitto nel IV-V secolo) e in particolare l’opera di san Giovanni Cassiano, trova la conferma della bontà della sua pratica di preghiera e l’assoluta conformità alla tradizione cristiana. Dalla metà degli anni Settanta Main si prodigò nel diffondere questa forma di preghiera tra consacrati, laici e non credenti. Fin dagli inizi ebbe con sé padre Laurence Freeman, anche lui monaco benedettino, attuale guida spirituale della comunità internazionale. Dai primi nuclei (a Londra prima e a Montreal, in Canada, poi) nacque quindi la Comunità mondiale per la meditazione cristiana che dal 1991 si è costituita in associazione.

Fonte: Credere

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