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Sabino Chialà «La Bibbia, una miniera per tutti anche per le famiglie di oggi»

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Nel 2019, con la Lettera apostolica in forma di Motu proprio «Aperuit illis», papa Francesco ha stabilito che ogni anno la terza domenica del tempo ordinario venga dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio. Nel 2023 la Domenica della Parola di Dio si celebra il 22 gennaio. 
In occasione di questo appuntamento dialoga con catholica e catt.ch Sabino Chialà, biblista, esperto dei Padri della Chiesa e priore della Comunità monastica di Bose

Perché la Bibbia è insostituibile per la fede cristiana? 
«È insostituibile perché è la Parola che Dio ha voluto rivolgere all’essere umano, è il testo nel quale Dio si fa conoscere, il testo della rivelazione. La Bibbia non è tuttavia un libro sceso dall’alto. Le sue pagine sono scritte da uomini sotto l’ispirazione dello Spirito Santo: hanno quindi carattere umano e divino. Ed è proprio per questa ispirazione dello Spirito Santo che la Sacra Scrittura rimane feconda: lo Spirito che l’ha ispirata nel momento in cui è stata scritta è ancora all’opera nel momento in cui il lettore la legge». 

Nella Lettera agli Ebrei è scritto: «La Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore». Cosa accade a chi si accosta alla Parola di Dio dedicandole tempo e preghiera? 
«Quando dedichiamo tempo alla Parola di Dio in atteggiamento orante, quando ci mettiamo all’opera per approfondirla, ci inoltriamo nel mistero di Dio per conoscere sempre meglio il Suo cuore. E cominciamo a conoscere sempre meglio anche noi stessi. Alcuni Padri della Chiesa paragonano la Scrittura a uno specchio nel quale si riflette il volto di Dio e quello dell’essere umano. Come sottolinea la Lettera agli Ebrei, la lettura orante delle pagine bibliche induce a rientrare in se stessi, a leggere i moti del proprio cuore, a capire a che punto si è nel cammino della vita, a fare discernimento. La Sacra Scrittura è, come dicevo, ispirata, ma anche ispirante». 

Quale riflessione vorrebbe offrire a quanti affermano di conoscere già i tanti episodi della vita di Gesù e dunque di non avere bisogno di leggere con assiduità i Vangeli? 
«Se ci accostassimo ai Vangeli per apprendere notizie, come se fossero un manuale di storia, non avremmo più bisogno di leggerli una volta conosciuti i fatti narrati. Ma ogni volta che leggiamo i Vangeli e preghiamo su quelle pagine noi facciamo l’incontro con una Persona viva e ogni incontro porta con sé qualcosa di nuovo sia perché la Persona è viva sia perché noi, ogni volta, siamo diversi. Capita sovente che una pagina evangelica letta decine di volte, un giorno, improvvisamente, si illumini e ci faccia comprendere qualcosa di Dio, di noi stessi, del mondo, che fino a quel momento non avevamo capito: ciò manifesta la fecondità della Parola di Dio. Per questo la Sacra Scrittura è un testo insostituibile. Alcuni Padri parlano degli «infiniti significati della Scrittura» ed esortano colui che la legge a non preoccuparsi di esaurirne i significati e a non rattristarsi per quello che non comprende. Efrem il Siro, grande Padre della Chiesa, paragonava la Scrittura a una fontana. Ad essa il lettore si rivolge non per esaurirla ma per dissetarsi. Non deve dunque dispiacersi per l’acqua che lascia. Ciò, infatti, che non riesce a bere oggi resterà disponibile per il futuro. Se invece esaurisse la fonte, ciò che sul momento gli sembrerebbe una vittoria, si rivelerebbe la sua disgrazia, non avendo poi più nulla con cui dissetarsi. Ecco, noi andiamo a una fonte che non potrà mai essere esaurita: è straripante di significati». 

Sin da piccoli é importante acquisire familiarità con la Parola di Dio… 
«Sì. Si dovrebbe leggere e pregare la Parola di Dio in famiglia. Purtroppo però, anche nelle famiglie credenti, questa abitudine – che il Concilio Vaticano II ha voluto promuovere e sollecitato a riscoprire – è ancora poco diffusa. Nella Chiesa antica era invece inconcepibile un cammino di fede privo di contatto diretto e personale con la Parola di Dio. San Girolamo diceva: «L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo». Naturalmente il contatto diretto e personale con la Parola ha una dimensione intrinsecamente ecclesiale poiché noi riceviamo quella Parola dalla comunità orante, la leggiamo nella comunità orante, alla luce della tradizione della Chiesa. 
Non dobbiamo avere paura di mettere in mano ai bambini e ai ragazzi la Scrittura e di guidarli a scoprirla. In un’epoca di crisi come quella attuale, nelle parrocchie la catechesi dei giovani, e anche quella degli adulti, avrebbe bisogno di un ripensamento: dovrebbe puntare soprattutto sulla Scrittura e sulla lectio divina, ossia sulla lettura orante della Parola, che aiuta a innestare quella Parola nella vita quotidiana, a unificare la propria esistenza, a edificare le comunità». 

Può accadere che in alcuni momenti, leggendo la Scrittura, essa non ci dica niente, che le parole non abbiano più sapore, né consistenza né significato per la nostra vita. Come comportarsi in queste occasioni? 
«Non bisogna spaventarsi né scoraggiarsi. È un fatto che accade a tutti. Facendo memoria dei momenti nei quali la Parola di Dio ha dato senso alla nostra esistenza dobbiamo perseverare in attesa che quella Parola non sia più per noi insapore, scolorita, insignificante. Perseverare è un verbo fuori moda perché nel nostro tempo ci sembra che abbia valore solo ciò che assicura soddisfazione immediata. Invece ha valore anche ciò che siamo capaci di mantenere fedelmente nel tempo. Restiamo dunque fedeli a ciò che ha dato e darà ancora senso alla nostra vita».
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