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Alice Reuter "Inizia un tempo nuovo"

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21 giugno 2022

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 3,13-17 (Lezionario di Bose)

13In quel tempo Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento»


In quel tempo Gesù venne dalla Galilea al Giordano da Giovanni per farsi immergere da lui nell'acqua e ricevere il battesimo di conversione. Lui, il figlio di Dio, l’Innocente, non aveva certamente bisogno di conversione. Tuttavia, venendo nel mondo e rivestendosi della nostra condizione umana prende la nostra condizione di peccatori. Gesù entra pienamente nella nostra realtà, come lo rende visibile l’immersione nelle acque del Giordano. Nella piena logica dell‘incarnazione Gesù assume su di sé il peccato del mondo.

Giovanni protesta. Come protesterà Pietro quando Gesù s’inginocchia davanti a lui per lavargli i piedi: “Tu, lavare i miei piedi? Non sia mai!” (cf. Gv 13,6). Giovanni, vedendo venire Gesù gli dice: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni a me?”. È certamente anche quello che ciascuno di noi sente di dover dire al Signore dal profondo del suo cuore. Eppure, è proprio lì nel nostro “basso”, che il Signore vuole incontrarci.

“Lascia fare per ora”, dice Gesù a Giovanni, “conviene che adempiamo ogni giustizia”. Chi comprende, ma innanzitutto, chi accoglie, fino in fondo la giustizia di Dio che si manifesta nell’abbassamento del Figlio? Per comprendere occorre leggere la giustizia come giustificazione, come un’azione che Dio compie. La compie tramite suo Figlio. E la compie così: “Mentre eravamo ancora peccatori Egli è morto per noi”, dimostrando così il suo amore per noi (Rm 5,8). Mentre eravamo nemici egli è venuto vicino a noi, da uomo come noi e da fratello, per riconciliarci per mezzo della sua morte e della sua risurrezione (cfr. Rm 5,10). Ecco, il significato profondo dell’immersione di Gesù nelle acque del Giordano, un atto profetico per quel che doveva avvenire dopo. 

Una volta battezzato i cieli si aprirono (v. 16) come avvenne quando Gesù muore e “il velo del tempio si squarciò” (Mt 27,51). Per la discesa di Gesù nelle acque del male e per l’offerta della sua vita sulla croce si aprono i cieli, si apre una breccia per la quale passa la luce di Dio. Per la quale scende lo Spirito Santo, lo Spirito creatore, lo Spirito vivificatore, che porta la pace, quella vera, che non è un cessate di fuoco, ma lo Shalom di Dio, la Vita piena. 

Per quella apertura si fa sentire la voce di Dio, la sua Parola, che rivela chi è Gesù: “Questi è il mio Figlio l’Amato. In lui ho posto la mia gioia” (v. 17). 

Per mezzo di Gesù, quel giorno al Giordano, inizia il tempo nuovo. Il Figlio, l’Amato nel quale il Padre ha posto tutta la sua gioia, inizierà da lì a poco la sua missione. Egli insegnerà il comandamento nuovo e la giustizia, quella vera, quella di Dio, che guarda al colpevole come a un essere umano da salvare e non da condannare. Egli insegnerà che al male si può rispondere non solo con il bene ma con l’amore. Che al cuore della vera giustizia ci dev’essere l’amore, l’unica vera forza che vince il male e la morte.

È commovente pensare che forse Giovanni intuisce la novità e l’accoglie, perché l’evangelista scrive di lui al v. 15: “Allora lasciò fare Gesù”. Egli dimostra la sua fiducia in Gesù accogliendo l’opera del Padre che si manifesta in Lui, al di là di quello che egli poteva immaginare.

 sorella Alice


dal sito del Monastero di Bose
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