Enzo Bianchi "Le domande dei giovani"
di ENZO BIANCHI
per gentile concessione dell’autore.
Sovente ho la possibilità – io la reputo una grazia – di incontrarmi con ragazzi e ragazze che ascolto
mosso da esteso e profondo interesse. Mi separano da loro almeno tre generazioni, sono realmente
diversi, un altro mondo, ma tessere anche con loro relazioni in quest’ultima stagione della mia vita
mi ispira anche molta speranza. C’è un domani per il mondo che non finisce con me, e cominciare a
percepirlo dà pienezza ai miei giorni. Ho sempre saputo che non c’è una generazione peggiore o
migliore di un’altra e che tutte le generazioni possono essere dette “malvagie” per le fragilità e gli
errori che le seducono, ma anche possono essere dichiarate beate o felici per le acquisizioni positive
di cui sono capaci. Certamente le domande dei giovani oggi non sono quelle che erano mie nella
mia giovinezza, ed espressioni come “ricerca della verità”, “ricerca di Dio” che tanto mi attraevano
ora non dicono più nulla. Tuttavia la ricerca della felicità, la domanda: “Come posso essere felice?”
resta la stessa. D’altronde questa è una domanda che significativamente troviamo già nei testi della
sapienza egizia del secondo millennio a.C.
Desiderare giorni felici, avere vita in abbondanza è la grande speranza degli umani che ben
conoscono il duro mestiere di vivere e l’inesorabile destino mortale. E oggi questa felicità i giovani
la sentono contenuta nello stesso richiamo a diventare sé stessi. L’imperativo è quello rivolto da
Nietzsche: “Devi diventare quello che sei!”. Ma in questa libera ricerca dell’identità sono possibili
delle illusioni, e i giovani vogliono essere avvertiti per dissiparle: sono capaci di ascolto e
soprattutto, a causa del loro desiderio di autenticità, restano sensibili alla grammatica umana. Sono i
sentimenti, non le emozioni, che aprono alla bellezza, all’amore, all’amicizia, al sesso e alla
relazione con gli altri.
Un’altra illusione, soprattutto nell’adolescenza, riguarda il conformismo, cioè il considerare
normale lo stile di vita degli altri, i giudizi espressi dall’opinione pubblica, la “voce” della
maggioranza. Per un giovane diventa normale lo stile di vita dominante, ciò che si trova sui social, e
il desiderio diventa quello di essere accettato e approvato… Qui è la resistenza che va esercitata se
non si vuole esistere per procura.
E non dimentico un’ultima illusione che i giovani sanno discernere: quella della sostituzione
dell’essere con l’avere. Così anche le persone finiscono per essere “cosificate”, e di loro ci si
ricorda per contare, dominare, poter stare al centro… Ma percorrendo queste vie, assecondando
queste illusioni si va verso un individualismo che avrà come prezzo la solitudine di una vita senza
gli altri, senza il gusto delle relazioni plasmate dalla pienezza di vita. I giovani non vogliono
imposizioni, ma sono pronti a camminare insieme a chi ha camminato davanti a loro e si lascia da
loro accompagnare. Per me è grande la gioia quando osservo il succedersi delle relazioni, perché
promettono sempre nuove primavere per il mondo.