Il ramo di issopo che unisce due Pasque
Mancano sette giorni alla Pasqua e la conversione della morte di Gesù nella sua Risurrezione è tutta da accadere, anzi, comincia con la memoria liturgica dell’entrata di Gesù in Gerusalemme, osannato da voci festanti, unite in un coro di gioia.
Tutti i Vangeli scolpiscono in un quadro letterario colmo di dettagli, le vicende finali della vita terrena di Gesù, sino alla morte. Tra i quattro, quello di Giovanni fa memoria dell’Esodo, della prima, fondativa Pasqua degli ebrei, celebrata la notte in cui furono salvati dalla spada dell’angelo che passava a falcidiare le case dell’Egitto, colpendo i primogeniti: «Dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito del prigioniero in carcere, e tutti i primogeniti del bestiame» (v. 29). E la raffinatezza semiotica e poetica del quarto evangelista crea un sigillo di senso e “sacramento” tra i fatti di quella notte antica, intarsiata all’inizio del tempo d’Israele, vigilia della prima primavera, e quelli di Gesù crocifisso. «Mosè convocò tutti gli anziani d’Israele e disse loro: Andate a procurarvi un capo di bestiame minuto per ogni vostra famiglia e immolate la Pasqua. Prendete un fascio di issòpo, lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spalmerete l’architrave ed entrambi gli stipiti con il sangue del catino…il Signore passerà per colpire l’Egitto, vedrà il sangue sull’architrave e sugli stipiti; allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella casa per colpire» (vv. 23-24).
Nel racconto del morire di Gesù, ritroviamo quel ramo d’issopo: «Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse. “Ho sete”. Vi era là un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a un ramo d’issopo e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: “È compiuto”. E chinato il capo consegnò lo spirito» (Gv 19, 28-30). Una pianta piccolissima, un rampicante che «sbuca dal muro» (cf 1 Re 5, 13), è l’anello che unisce la prima Pasqua all’ultima. L’aceto amaro di cui essa è imbevuta, passando per la bocca di Gesù, si trasforma in bevanda dolce d’Amore e libertà, fiume di vita eterna.