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Alberto Mello "Gesù tra i dottori"

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9 gennaio 2021 
Dal Vangelo secondo Luca - 
Lc 2,39-52 (Lezionario di Bose) 

39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. 41I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 
46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. 
51Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. 

Questo racconto conclude il vangelo dell’infanzia secondo Luca. Anzi, propriamente, è il solo vangelo dell’infanzia di Gesù, quello che ce lo mostra bambino, dopo la nascita e la presentazione al tempio, anche se è anacronistico interpretarlo come il suo bar mizwà, ovvero il suo ingresso nell’età adulta a dodici anni. 

Come era solito per ogni famiglia ebraica, anche il bambino Gesù si reca ogni anno a Gerusalemme con i suoi genitori per celebrare la festa di Pasqua. E a Gerusalemme, inspiegabilmente, si perde. La parola-chiave di tutto il racconto è il verbo “cercare”: dopo una giornata di viaggio, Maria e Giuseppe lo “cercano” tra i parenti nella carovana; poi tornano a “cercarlo” a Gerusalemme; quando finalmente lo trovano gli dicono angosciati: “Noi ti cercavamo” (v. 48). E il bambino ribatte: “Perché mi cercavate?” (v. 49). Insomma, tutto il testo è giocato su questa ricerca di Gesù. Dov’è che lui si trova? 

Si trova tra i dottori del tempio, nella casa del “Padre mio” (v. 49): lui stesso è alla ricerca di un’altra paternità, quella veramente sua, oltre quella familiare. E quest’altra paternità, non biologica, gli è mediata da altri maestri, quelli ufficialmente autorizzati. Anche Gesù, accanto ai suoi genitori, ha avuto bisogno di maestri. Questa ricerca di maestri, da parte di Gesù, ci porta a una duplice considerazione, storica e attuale: quali erano i maestri del suo tempo, ai quali egli stesso si è potuto rivolgere, e quali sono i maestri di oggi, presso i quali noi possiamo trovarlo? 

Per quanto riguarda i dottori di allora, penso che Luca abbia uno sguardo molto simpatetico. Non ci sono, nel suo vangelo, le violente polemiche anti-farisaiche che leggiamo nel Vangelo secondo Matteo. Luca ci presenta l’ebraismo del tempo con uno sguardo molto benevolo: c’erano anche dei buoni maestri. Gesù li frequentava non soltanto nel tempio, ma anche nella sua sinagoga di Nazaret, e poi durante il suo ministero. Gesù ha ereditato molte cose importanti dai maestri del suo tempo, dal loro insegnamento della Scrittura e dalla loro liturgia, e questo dovrebbe svelenire molte interpretazioni ancora odierne della sua singolarità, che vogliono vederla a tutti i costi in opposizione all’ebraismo degli altri maestri. 

Ma, oggi, presso quali dottori noi ritroviamo Gesù? Non mi riferisco soltanto al magistero ufficiale della chiesa, che è necessario alla trasmissione della fede, ma più genericamente agli intellettuali dei nostri giorni, a quei dottori che spesso si propongono come suoi interpreti e che vanno per la maggiore nei media, che sono i più gettonati dal pubblico: non necessariamente nel tempio o nella chiesa, ma anche nelle università o nei dibattiti televisivi. Noi stessi facciamo spesso riferimento alle Scritture o alla figura di Gesù. Ma ci lasciamo veramente interrogare da lui e dal suo spirito di “infanzia”? 
L’episodio evangelico di Gesù che sorprende, con le sue domande, i dottori del tempio contesta la nostra sapienza di intellettuali che presumono di capirlo sempre.  

 Alberto Mello 

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