Lisa Cremaschi "La cena che giudica le nostre cene"
Lc 14,15-24
In quel tempo 15uno dei commensali, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». 16Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. 17All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: «Venite, è pronto».
18Ma tutti, uno dopo l'altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: «Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi». 19Un altro disse: «Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi». 20Un altro disse: «Mi sono appena sposato e perciò non posso venire». 21Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: «Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi». 22Il servo disse: «Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto». 23Il padrone allora disse al servo: «Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. 24Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena»».
Gesù ha insegnato come si sta a tavola, come ci si comporta quando si è invitati a condividere un pasto e chi è bene invitare a casa propria. Uno di quelli che stanno pranzando con lui, avvertendo la novità dello stile che Gesù imprime ai pasti – così diversi spesso dai nostri! –, proclama: “Beato chi prenderà cibo nel Regno di Dio”. Gesù gli risponde con una parabola nella quale annuncia che il banchetto messianico, quel banchetto atteso dal popolo di Israele per gli ultimi tempi, è già “pronto”. Profetizzava Isaia: “Preparerà il Signore dell’universo per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati … Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto … E si dirà in quel giorno: Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza” (Is 25,6.8-9). “Venite è già pronto!”. Come non vedere nel servo inviato a rivolgere “molti inviti”, Gesù inviato dal Padre a chiamare i figli dell’unico Padre a riempire la sua casa?
I primi invitati, l’uno dopo l’altro, accampano scuse per rifiutare l’invito. L’uno dice di dover andare a vedere un campo che ha appena acquistato; l’altro ha comprato cinque paia di buoi e vuole, giustamente, andare a provarli; l’ultimo si è appena sposato. Non fanno niente di male! Potremmo accostare questa parabola a quelle altre parole di Gesù in cui ricorda i giorni di Noè: “Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio, e li fece morire tutti” (Lc 17,26-27). Non c’è niente di male a svolgere il proprio lavoro, a mangiare e bere, a sposarsi … Ciò contro cui Gesù ci mette in guardia è il rischio di lasciarsi soffocare dalla quotidianità, perdendo di vista il senso di ciò che facciamo. Ci si può lasciare sommergere dal fare fino a non accorgersi più che la cena è già pronta e che essa giudica le nostre cene. “Il regno di Dio è in mezzo a voi” (Lc 17,21). Occorrono occhi capaci di discernerlo, un cuore povero che riconosce di essere mancante e bisognoso di un cibo che non si può dare da sé. Ai primi invitati, insonnoliti dal torpore, incapaci di vigilanza, vengono contrapposti i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi, cioè quelli che erano esclusi dal tempio a motivo della loro infermità. Sono le persone che Gesù predilige, lui che è uscito dalla casa del Padre per le strade di questo mondo. “C’è ancora posto”. “Nella casa del Padre mio vi è molto posto”, ha dichiarato Gesù (Gv 14,2).
“Il padrone disse allora al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, costringili a entrare, perché la mia casa si riempia” (v. 23). Purtroppo nei tempi passati si è posto l’accento su quel “costringili” fino a leggerlo come un legittimazione del ricorso al braccio secolare per costringere, di volta in volta, gli ebrei, i cristiani giudicati eretici, a entrare in quella che veniva ritenuta la sola vera chiesa, la sola vera casa del Padre. Forse dovremmo attenuare la nostra interpretazione di quel verbo e leggerlo piuttosto alla luce di Giovanni 12,32: “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. Il Padre vuole che tutti gli uomini siano salvati (cf. 1Tm 2,4). Chi si autoesclude non condivide la gioia e la bellezza di un pasto in comune tra fratelli.
sorella Lisa