Silvio Ciappi L'uomo che non voleva morire
L'uomo che non voleva morire Storia di un pescatore di anime
L’uomo che non voleva morire è un saggio costruito attraverso un’originale rilettura degli ultimi capitoli del Vangelo di Marco. Il saggio si snocciola tra considerazioni storiche e teologiche circa la figura di Cristo ma con incursioni anche nella quotidianità attraverso le varie esperienze che l’autore ha fatto in qualità di criminologo nei luoghi della violenza e della sofferenza.
L’autore alterna una serie di capitoli dal sapore più prettamente attuale e psicologico intorno alla figura del padre, alla psiche, alla concentrazione e alla mindfulness, a passaggi più prettamente esegetici e interpretativi dove si addentra intorno alla figura tutta umana di Gesù, riportando ipotesi, dati, informazioni spesso anche rare e di in dubbio valore storico-esegetico.
L’autore alterna una serie di capitoli dal sapore più prettamente attuale e psicologico intorno alla figura del padre, alla psiche, alla concentrazione e alla mindfulness, a passaggi più prettamente esegetici e interpretativi dove si addentra intorno alla figura tutta umana di Gesù, riportando ipotesi, dati, informazioni spesso anche rare e di in dubbio valore storico-esegetico.
(...) Giugno di quarant’anni fa. Orlando West, un quartiere di neri a Soweto, periferia di Johannesburg in Sudafrica. Un ammasso di gente ai limiti delle condizioni minime di umanità, in un ghetto di povertà e violenza, poi di là i bianchi, che giocano a tennis, che parlano di oro e miniere, che leggono libri e giornali. A scuola un decreto del governo vorrebbe che si parlasse afrikaans, la lingua dei bianchi. Gli studenti e la gente escono per le strade. Lacrimogeni e disordini. Anche la Chiesa sta con i neri. Questi preti maledetti, deve aver sghignazzato qualcuno. Due colpi di raffica e un ragazzo di nome Hector che poi giace morto.
(...) Nei passi stanchi di questa gente, nel loro spaesamento, avverto un rapporto tra la mia e la loro condizione, nel loro cammino intravedo il mio. L’ospitalità, ci ricorda Antonio Prete, ha un’origine nomade e riesce a praticarla solo chi conosce la provvisorietà della tenda, chi privo di direzione cerca una fraternità che addolcisca lo spaesamento. “Straniero, non mi permetto di trattar male gli ospiti: ospiti e poveri vengono tutti da Dio”, così risponde il porcaro Eumeo a Odisseo che lo ringrazia per l’ospitalità. Accogliere l’altro è una pensiero mediterraneo che sa di sacro, un mutuo aiuto di chi vede nel viandante un riflesso della propria condizione, è un sentire che ci parla di venti e di onde impetuose. Chi non ama il mare, chi non sa scrutare l’orizzonte non potrà mai capirlo.
(...) Al momento della crocifissione i discepoli guardano da lontano la croce che sta in alto sulla collina. Lo hanno ammazzato, pensano. Tutti rientrano a casa, dopo la sferzata di pioggia battente. È la fine di un sogno. Qualcuno comincia veramente a chiedersi chi sia stato quel giovane uomo. Adesso da lontano intravedono su quel patibolo un corpo agonizzante o forse morto. La gente per qualche giorno continuerà a incrociare sguardi e a bisbigliarsi: hanno ammazzato Gesù.
Chi era quell’uomo? Chi era quell’uomo che insegnava a guardarsi dentro, che insegnava alla gente a non darsi per vinta, che predicava di regni e speranze future?
(...) Ebbene nel racconto di Marco c’è un po’ di tutto questo e soprattutto echeggiano l’angoscia del nulla e il mistero, emozioni che chiudono la storia di quel piccolo e geniale rivoluzionario di Galilea. Le donne escono sconvolte dal sepolcro vuoto. Pensavano di trovarci un cadavere e invece trovano il nulla. Le sfiora il pensiero abissale che si tratti di un’illusione, dello scherzo di un demone. Anche a noi sorgono alcune questioni: chi era veramente il Cristo? E chi erano queste tre donne? Chi Maria di Magdala? E chi quel misterioso giovinetto? E ancora: perché il sepolcro è vuoto? È resuscitato davvero quel giovane uomo di Galilea? E poi quel misterioso unguento, il profumo del nardo, quell’aroma che inonda la casa di Simone in Betania, allorquando Maria cosparge la testa di quel giovane uomo di Galilea.
(...) Maddalena, icona femminile dai capelli sciolti, simbolo di una donna libera, è forse tutte queste donne: Maddalena la visionaria, la sensuale, l’anticonformista, la materna, Maddalena la prostituta che ti ruba un sorriso e l’amore, Maddalena, la moglie, l’amica, l’amante. Adesso lei non riesce più a fermare le lacrime. Ricorda un giorno felice che è già lontano, non riesce a bloccare quei pensieri tristi, non riesce a scacciarli, teme di non potere più ricordare quella mano che la cercava negli assolati pomeriggi di Galilea.
(...) Non sarebbe un caso che questo Vangelo di Marco non ci parli di un Gesù giovane. Marco non vuole descrivere una genealogia. Il Gesù di Marco, di colui che ha visto Marco, quello con cui Marco ha parlato, è l’ultimo Gesù, un ragazzo di Galilea, figlio di povera gente; un ragazzo che amava il mare e che nel mare e sulla terra si appartava, a volte sorridente, a volte, presago della fine imminente, rabbioso, fino a far seccare un albero di fico. Ma per la sua gente era Gesù, quel tipo strano, morto troppo presto.
Introduzione - Il mistero dell’Interlocutore 7
Ringraziamenti 19
1. Yeshu ha nozri, il pescatore 21
2. Come pecore in mezzo ai lupi 34
3. E secondo voi, chi sono io? Una questione di parole 42
4. Il viandante e l’ombra del nulla 52
5. Padri e figli: il coraggio di essere liberi 63
6. Io sono. Tu sei: l’arsura del giorno 71
7. Ed era notte: oltre la luce e il crepuscolo 80
8. Il silenzio, il respiro e la parola: pratiche di mindfulness agli albori del primo secolo 91
9. Notizie dal sud del mondo 109
10. Il racconto di Marco
11. Alla fine fu la paura: le ultime parole di Marco
Tre donne 136
Al sepolcro 148
La pietra 151
La pietra rovesciata 152
Un ragazzo 155
Non meravigliatevi! 160
Ritorno in Galilea 168
La paura 171
Ioses, l’esseno - Un racconto 175
In viaggio: circa un anno prima 178
Arrivo a Gerusalemme 180
Il deserto 180
L'incontro 182
Maria e lo sconosciuto 183
Getsemani 186
Il sepolcro vuoto 187
Ritorno a Betania 189
Betania-Roma 190
Appendice - Il testo originale greco 194
Bibliografia essenziale 195
Silvio Ciappi, criminologo e psicoterapeuta, ha viaggiato molto e vissuto in paesi diversi, tra cui, Colombia, Stati Uniti, Brasile e ora, da qualche tempo, più assiduamente, l’Italia. Comprendere un po’ di più la vita, il complesso intersecarsi dei bisogni degli uomini e le loro questioni irrisolte continua a rappresentare una delle sue più significative attività. Per il suo lavoro, si è incontrato con persone e situazioni di vita ‘oltre il margine’ che gli hanno fatto capire un po’ di più il grande valore del sacro e della spiritualità che ha approfondito con lo studio delle lingue antiche e di parte della sconfinata letteratura intorno all’esperienza religiosa del cristianesimo primitivo. Ha insegnato criminologia e materie socio-psicologiche all’Università di Verona, Roma, Pisa, Messina, all’Istituto Progetto Uomo della Pontificia Università Salesiana, e ha tenuto corsi e seminari presso istituzioni e atenei italiani e internazionali, tra cui la Bryn Mawr University di Philadelphia, la Istanbul Universitesi, la Universidad Javeriana di Bogotà e la Simon Fraser University di Vancouver. Saggista e narratore, è consulente di varie istituzioni nazionali (come l’Istituto Don Calabria) e internazionali in tema di prevenzione della violenza. Ha effettuato missioni in Nigeria, Brasile, Colombia, Perù, Bolivia, Algeria, Kirgyzstan, e molti altri paesi. Tra i saggi: Periferie dell’impero (2002 con articoli di Stiglitz, Bauman, Zanotelli, Gallino), Il vuoto dietro (2010), Anime Nude (2011), Psicopatologia narrativa (2013), Ritratto di una mente assassina (2015). Tra le opere di narrativa: Il missionario (2009), L’uomo dei lupi (2012), Coca Travel (2016).