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San Paolo: Galati, Colossesi, Efesini, Filippesi

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GALATI, COLOSSESI, EFESINI, FILIPPESI


11 gennaio 2014
WINFRID PFANNKUCHE

18 gennaio 2014
SALVATORE RICCIARDI

25 gennaio 2014
JONATHAN TERINO

1 febbraio 2014
ELISABETH GREEN

Ingresso libero


Le quattro lettere di Paolo sulle quali fermiamo quest’anno la nostra attenzione furono scritte fra il 49 (o il 54?) e il 64 (anno della morte dell’Apostolo), ma c’è chi ipotizza, per Efesini e Colossesi, una redazione da attribuirsi, dopo il martirio di Paolo, alla mano di alcuni suoi discepoli, sulla base di appunti e di ricordi. Può anche darsi che qualcuna sia da considerare una “lettera circolare”.
I problemi che le chiese cui le lettere sono dirette si trovano ad affrontare non sono particolarmente diversi gli uni dagli altri; tuttavia sembra opportuna qualche breve, specifica indicazione per ciascuna di esse.
I Galati corrono il pericolo di lasciarsi sviare dalla fede in Gesù Cristo come unica e incondizionata via di salvezza da avversari giudeo-cristiani, i quali sostengono il valore salvifico della Legge, e alla Legge invitano a sottomettersi i cristiani convertiti dal paganesimo. Paolo polemizza con forza contro questa posizione non per svalutare la Legge, ma attribuendole il giusto ruolo di guida per il comportamento etico del credente. 
I Colossesi sono una comunità costituita interamente da pagani convertiti e probabilmente non fondata da Paolo. Il pericolo cui sono esposti è quello del sincretismo fra il messaggio cristiano e una “filosofia” (diciamo pure una gnosi) incentrata sugli “elementi del mondo”: non solo l’acqua, l’aria, la terra e il fuoco, ma una serie di forze (angeliche o demoniache) incidenti sulla vita degli umani: elementi e forze il cui “mistero” è necessario conoscere. La lettera contrappone a questa “filosofia” la rivelazione del Figlio di Dio nel concreto della storia e il dono della salvezza offerto nella parola della croce e della risurrezione. 
Gli Efesini vivono in una città crocevia di culture e di fedi. Paolo vi ha soggiornato, e il suo soggiorno e la sua predicazione demolitrice dell’idolatria hanno scatenato la rivolta dei sostenitori della “grande” Diana degli Efesini e dei commercianti di chincaglieria religiosa. La lettera, in un linguaggio affine a quello degli gnostici, polemizza contro l’idolatria e contro la credenza in esseri celesti che avrebbero potere sugli esseri umani, per sottolineare che Cristo è la vera “pienezza di Dio”, con cui si ha comunione mediante lo Spirito. 
I Filippesi sono esposti alla predicazione di ”avversari” di Paolo, dai quali non devono farsi irretire, e sono anche indeboliti dall’interno, a causa di uno spirito di competizione e delle fratture fra i membri della comunità di provenienze etniche e culturali diverse. Nella resistenza contro gli avversari e nell’unione tra i fratelli si manifesta quella potenza di Dio che chiama a una comunione in Cristo che neppure la morte potrà spezzare. Vi sono nel documento annotazioni di carattere personale: la prigionia di Paolo e l’aiuto ricevuto dai Filippesi.

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