VI domenica di Pasqua (Fam. Visitazione)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
1) Se mi amate, osserverete i miei comandamenti: con questa associazione amare/osservare, il Signore richiama le parole del Deuteronomio, come ad es. in Dt 5,10: mantiene l’alleanza e la bontà per mille generazioni con coloro che lo amano e osservano i suoi comandamenti (Dt 5,10). Gesù dice: se mi amate, adesso l’oggetto di questo amore è Gesù stesso. Ma quali sono i comandamenti di Gesù (i miei comandamenti)? Il versetto del canto al vangelo aiuta a capirlo: se uno mi ama, osserverà la mia parola (Gv 14,23). I comandamenti dunque non sono solo dei precetti, ma la sua parola, tutto quello che è venuto a comunicare con la sua parola viva.
2) Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito: come suggeriva S. Agostino: consolatore (consolator) o avvocato (advocatus) – in entrambi i modi può essere tradotto il greco “paracletus”. Tenere assieme i due termini aiuta a capire meglio l’intensità di questo dono, una presenza personale, non generica e vaga. Perché altro Paraclito? La presenza dello Spirito Santo non esaurisce ogni possibile azione del Figlio dopo la sua salita al cielo; infatti i discepoli continuano ad avere ancora un Paraclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto (1Gv 2,1).
3) lo Spirito della verità… voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi: questa frase suggerisce ancora uno Spirito “chiamato accanto” (ad-vocatus), che sta vicino, che assiste e lo stesso Spirito che parla all’intimo dell’uomo (consolatore).
4) Non vi lascerò orfani, verrò da voi: Gesù conclude con una nota di consolazione. È una precisazione importante: il Signore continuerà ad essere presente, anche l’attività dello Spirito è subordinata a questa sua incessante presenza nella storia, nella vicenda umana.
5) Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete: il Signore risorto tornerà a farsi vedere dai discepoli. La Pasqua, il fatto che il Signore abbia sconfitto la morte diventa sorgente di vita per i discepoli: voi vivrete. Le apparizioni pasquali non saranno il commiato definitivo di Gesù, ma l’inizio di una sua presenza che si estende nel tempo.
6) Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama: si torna al discorso amare/osservare del v 15, con una differenza: non c’è più l’appello diretto ai discepoli, ma è per tutti; la Pasqua, che sarà custodita e annunciata dai discepoli, avrà l’effetto di aprire il discorso a tutti gli uomini.
7) Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui: è il Padre l’unica sorgente dell’amore. Da lì viene l’amore che salva e avvolge chiunque fa il “primo passo” dell’amore/obbedienza verso il Figlio: Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna (Gv 3,16).
Atti 8,5-8.14-17
In quei giorni, 5Filippo, sceso in una città della Samaria, predicava loro il Cristo. 6E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. 7Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. 8E vi fu grande gioia in quella città.
14Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. 15Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; 16non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. 17Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
1) Sono giorni difficili per i cristiani di Gerusalemme a motivo di una violenta persecuzione scoppiata contro di loro (cfr. v 1ss). Ma è proprio la persecuzione a favorire la diaspora della Chiesa nascente e la diffusione del Vangelo: quelli che si erano dispersi andarono di luogo in luogo, annunciando la Parola (v 4).
2) Filippo, sceso in una città della Samaria: Filippo è uno dei sette diaconi preposti al servizio delle mense (At 6,5). Allontanarsi da Gerusalemme può essere solo uno scendere perché i monti cingono Gerusalemme (Sal 124,2). L’evangelizzazione della Samaria realizza il mandato del Cristo Risorto: di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra (cfr. At 1,8).
3) Predicava loro il Cristo. Filippo annuncia il vangelo ai Samaritani nonostante l’ostilità secolare che li divideva dai Giudei,ben descritta nel dialogo tra Gesù e la donna samaritana (cfr. Gv 4,19-26) che aveva detto al Signore: “Signore,… i nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare". Ma Gesù le aveva risposto: “Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità”.
4) E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva: la predicazione di Filippo è fatta di parole e segni secondo la promessa del Cristo risorto ai discepoli: questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni,… imporranno le mani ai malati e questi guariranno (Mc 16,17-18).
5) E vi fu grande gioia in quella città: è la gioia dei discepoli che incontrano il Risorto (Lc 24,41) o che ritornano a Gerusalemme dopo che Egli, benedicendoli, è asceso al cielo (Lc 24,52). Questa gioia è il fine della missione degli apostoli: Noi non intendiamo fare da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete saldi (2 Cor 1,24).
6) Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni: la Chiesa madre di Gerusalemme, inviando i due apostoli, accoglie nella sua comunione i samaritani che hanno aderito al Signore e benedice l’iniziativa di Filippo perché Gesù è la nostra pace, colui che ha fatto dei due, [ebrei e gentili], un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che li divideva (Ef 2,14).
7) Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo: lo Spirito Santo è donato ai samaritani, attraverso la loro comunione con la Chiesa madre di Gerusalemme che a sua volta aveva ricevuto lo Spirito nel giorno della Pentecoste (cfr. At 2). La diffusione dello Spirito anche sui pagani provocava grande meraviglia, e alle volte scandalo, nei Giudei: Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo (At 10,45).
8) Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo: questo gesto molto antico di invocazione del dono dello Spirito sulle persone è rimasto nella liturgia fino ad oggi. La presenza dello Spirito è attestata quotidianamente nella vita dei fedeli nella formula trinitaria che accompagna il Segno di croce. L’invocazione dello Spirito avviene in molte parti della liturgia, quali le preghiere eucaristiche e alcuni inni sacri presenti nella Liturgia delle ore.
1Pietro 3,15-18
Carissimi. 15adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
16Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo.
17Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, 18perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.
1) Adorate (lett.: santificate) il Signore, Cristo nei vostri cuori: i credenti devono mantenere santo nei loro cuori Cristo come loro Signore, cioè farsi governare solo da Lui: come il Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta (1Pt 1,15). Il sangue di Cristo, il quale mosso dallo Spirito, offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere di morte perché serviate al Dio vivente (Eb 9,14).
2) Pronti a dare risposta a chiunque vi chiede ragione della speranza: c’è la necessità di rispondere, di confessare il nostro Signore Gesù Cristo morto e risorto per la salvezza di tutti gli uomini: non avere paura, continua a parlare e non tacere perché io sono con te (At 18,9). Mi sia data la parola per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo (Ef 6,19).
3) Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e con rispetto (lett.: con timore), con una retta coscienza: il timore di Dio espressione dell’obbedienza e della conoscenza del giusto giudizio di Dio determina tutta la vita dei cristiani: comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù (1Pt 1,17). Il vostro parlare sia sempre gentile, sensato, in modo da saper rispondere a ciascuno come si deve (Col 4,6). Ricorda loro di obbedire e di essere pronti per ogni opera buona… di non parlare male di nessuno… mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini (Tt 3,1-2).
4) Meglio soffrire operando il bene che facendo il male: coraggio al servizio a favore di tutti gli uomini con la rinuncia alla violenza, seguendo le orme di Cristo: non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria, ma rispondete augurando il bene… chi potrà farvi del male, se sarete ferventi nel bene?, se poi doveste soffrire per la giustizia, beati voi (1Pt 3,9.13).
5) Cristo è morto una volta per sempre: si sottolinea l’unicità dell’opera salvifica di Cristo e l’efficacia definitiva della morte espiatrice di Gesù Cristo: ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso (Eb 9,26).
SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE
Prosegue oggi il discorso che abbiamo incontrato domenica scorsa al cap.14 del Vangelo secondo Giovanni. È la grande descrizione della "vita nuova" che ci viene donata dalla Pasqua di Gesù. Di questa vita nuova viene colta ora la dimensione più profonda, la sua interiorità e il segreto della sua bellezza. Mi colpisce subito la descrizione del grande seguito incontrato dalla predicazione del diacono Filippo. Essa avviene in seguito ad un momento molto critico che, dopo l'uccisione del diacono Stefano da parte dei giudei, disperde la piccola appena nata comunità cristiana che si rifugia anche in Samarìa, regione nota per le posizioni eretiche dei suoi abitanti rispetto alla fede del popolo di Dio. Qui Filippo predica Gesù, e viene accolto. Evidentemente questa Parola nuova è capace di superare antichi confini di ortodossia e di rivolgersi ad ogni condizione per portare il regalo di una fede offerta anche a chi parte da situazioni disomogenee rispetto alla tradizione dei padri.
Qualcosa è cambiato "dentro" l'uomo, dentro la sua coscienza e il suo cuore. Pensiamo quanto sia sorprendente l'affermazione di Gesù quando dice che "chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama". Sarebbe difficile anche oggi, dopo duemila anni di cristianesimo, pensare che la gente accolga per amore la Legge. Ma questo è il vero cambiamento. La gente ora pensa e ama in comunione con Gesù. La legge non è più il peso di una norma che piomba pesante dall'esterno, ma è diventata desiderio del cuore. "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti". E quello che mi rallegra è pensare che, per chiunque leggesse queste poche righe... sia proprio così.
Abbiamo un po' conosciuto Gesù. Gesù ci piace molto. Ci sentiamo e ci sappiamo voluti bene da Lui. Gli vogliamo bene. L'abbiamo incontrato non attraverso dei libri, ma con il Vangelo che qualche suo "angelo" ci ha aperto con affetto. La sua Parola è diventata il meraviglioso regalo della nostra vita. Non che non siamo peccatori, e di incidenti ce ne sono ancora molti! Ma più forte di questo è l'amore che ci lega a Lui e quindi tra di noi. Per noi la fede è guardare, pensare e vivere tutto secondo la sua Parola. Da questa Parola ci vediamo spesso molto lontani. Ma questa Parola ci è sempre molto vicina. È proprio vero che non ci ha lasciati "orfani", e che continua ad accompagnare la nostra vita. Il rapporto che Lui ha stretto con noi è tale che se qualcuno ci "domanda ragione della nostra fede" parliamo di noi parlando di Lui e viceversa. Ed è proprio vero quello che oggi S. Pietro chiede, e cioè di fare tutto questo "con dolcezza e rispetto" senza condannare nessuno e senza mandare nessuno all'inferno. Fa parte di questa nostra nuova vita anche trovarlo vicino a noi nei momenti di prova. Ci accompagna la percezione che, proprio a motivo di Lui, è molto più quello che ci unisce a tutti che quello che ci divide. Speriamo che la profonda serenità di questa domenica possa restituire anche i più feriti e i più poveri tra noi alla "vita bella" che ci è stata regalata.