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EDUCARE ALLA VITA BUONA DEL VANGELO - 6 (Paola Radif - Il Cittadino)

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Capitolo 3
Educare, cammino di relazione e di fiducia

Se il punto di partenza per ogni azione educativa è la capacità di stabilire relazioni vere con le persone, in Gesù, che ci raggiunge con la forza dello Spirito, noi siamo coinvolti nell’opera educativa del Padre.
La relazione educativa tra Gesù e i discepoli è tratteggiata nelle prime pagine del vangelo di Giovanni, là dove due di loro, a un cenno del Battista che indica Gesù, si mettono a seguirlo. Gesù si volta e con una domanda: “Che cosa cercate?” dà inizio al dialogo.
La domanda di Gesù è un invito a interrogarsi sul significato della propria ricerca, che può essere rivolto a chiunque: è una “pro-vocazione”, dicono i vescovi, per indurre a chiarire che cosa si stia cercando davvero.
Si può riconoscere subito l’atteggiamento educativo del Maestro che fa appello alla libertà personale per far emergere quel desiderio che è ancora inespresso.
Affascinati dalla persona di Gesù i due discepoli rispondono con un’altra domanda: “Maestro, dove abiti?”. Infine, ecco la proposta, che contiene un invito e una promessa: “Venite e vedrete”.
Troviamo in questo percorso ciò che occorre per stabilire un rapporto educativo, che è, in sintesi, un incontro capace di suscitare una relazione personale, dove si offra un’esperienza da condividere e non nozioni astratte. I discepoli, chiamando Gesù “Rabbi” cioè maestro, esprimono chiaramente la loro intenzione di entrare in relazione con qualcuno che possa guidarli. Essi accettano. “Rimasero con lui” per raccogliere la sfida con pieno coinvolgimento.
Se seguiamo Gesù tra le pagine del vangelo scorgiamo che la relazione educativa esige pazienza, gradualità, reciprocità, in tempi anche lunghi. Ha bisogno di stabilità e impegno duraturo.
Lungo l’itinerario educativo dei discepoli sembra esserci una battuta d’arresto. A Cafarnao, siamo sempre nel vangelo di Giovanni (6,51), Gesù anticipa il mistero dell’Eucaristia. Il discorso è difficile, molti sono scoraggiati e se ne vanno. Ai discepoli Gesù chiede se vogliono andarsene anche loro. Dunque, è arrivato il momento di fare delle valutazioni serie, perchè ogni scelta ha il suo prezzo. La relazione con Gesù non può continuare per forza d’inerzia, ci vuole una rinnovata decisione, come quella di Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”. Quindi occorre perseverare.
Un ulteriore e decisivo passaggio della relazione con Gesù si ha nel Cenacolo quando (Gv 13,5), Gesù lava i piedi agli apostoli, compiendo un gesto rivoluzionario che rovescia i rapporti abituali tra maestro e discepoli, tra padrone e servi.
Nell’accettare di essere amati è implicita l’intuizione di essere totalmente in debito, sia col Signore sia coi fratelli, verso i quali Gesù vuole che s’inauguri un nuovo tipo di atteggiamento, lo spirito di dedizione che si manifesta nel servizio.

Filo diretto col catechista
Sulle orme di Gesù per imparare a costruire un cammino di relazione.

  1. Per entrare in relazione con le persone Gesù ama porre una domanda:
  2. “Che cosa cercate?” (Gv 1,38)
    “Che cosa sono questi discorsi?”(Lc 24,17, discepoli di Emmaus)
    1. Gli interlocutori rispondono con un’altra domanda. Si direbbe che non si fidano del tutto e vogliono capire un po’ di più:
    2. “Dove abiti”?
      “Tu solo sei così forestiero da non sapere che cosa è accaduto a Gerusalemme?” (Emmaus)
      3. Quando Gesù incomincia ad affascinare chi lo ascolta allora le cose cambiano, i cuori si scaldano:
      “Venite e vedrete”
      “Spiegò loro nelle scritture ciò che si riferiva a lui.”
      1. I discepoli non vogliono più staccarsi da lui:
      2. “Rimasero con lui.”
        “Resta con noi, perché si fa sera.”
        Paola Radif
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