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Parti alla ricerca di Dio (Enzo Bianchi)

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Mi chiedi il significato dell’espressione “cercare Dio”, che ascolti ripetere sovente. La ricerca di Dio (quaerere Deum) è sempre stata uno dei temi fondamentali della spiritualità cristiana. Se “nessuno può vedere Dio”, come affermano le Scritture, come dobbiamo intraprendere la nostra ricerca? Pensa alla meditazione della Bibbia, dove Dio si rivela con la sua Parola, alla preghiera, con la quale stai davanti al Dio che si à manifestato a te, o anche all’eucaristia, dove il Signore si dà a te. Ma puoi cercare Dio anche nella creazione, poiché “le opere di Dio manifestano la sua potenza e divinità” (Rm 1,20). Vorrei anzitutto precisare che cercare Dio non à in nessun caso un cammino esteriore, tanto meno un obbligo. Al contrario, è uno slancio del desiderio d’assoluto che è stato posto nel tuo cuore dal Signore stesso. Questo desiderio continua a vibrare anche nei giorni bui, quando la parola di Dio si fa rara. Il desiderio di Dio, posto nel cuore dell’uomo, è inestinguibile. Agostino, da poeta, ha saputo dirlo come pochi altri: “Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore à inquieto fino a quando non riposa in te!”. Il desiderio di Dio à costituito dalla fame e dalla sete autentiche della persona umana. Gesù lo dice bene: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4; Dt 8,3). Questa è la rivelazione che ci consegna colui che si è mostrato capace di saziare chi aveva fame e sete non solo di cibo ma anche di giustizia. La Scrittura fa precedere la ricerca umana di Dio dalla ricerca che Dio stesso fa dell’uomo: Dio si interessa per primo dell’uomo e del suo mondo; rivelandosi fonda la conoscenza che l’uomo può avere di Dio. Ma non si tratta di una priorità cronologica: la questione di Dio à iscritta nell’uomo, nelle domande che si pone sul senso della sua vita e del mondo. La ricerca di Dio e la ricerca dell’uomo sono intimamente unite. Il clima attuale fa di tutto per svuotare questa ricerca di Dio: l’uomo d’oggi “è non solo senza Dio ma anche senza l’uomo” (Claude Geffrè). Oggi si trova sperso nell’assenza di certezze, trascinato da un assurdo caratterizzato più dalla moltiplicazione dei sensi che dal non-senso. In un tale contesto, si vuole trovare Dio immediatamente, evadendo in pratiche di guarigione, riducendo la preghiera a un’ingiunzione: Dio deve soddisfare il bisogno dell’uomo. La ricerca di Dio deve essere anche una ricerca e un approfondimento dell’umano, una capacità di far risorgere l’umanità dell’uomo dove sembra assopita perché l’uomo divenga umano. Il Dio rivelato dalle Scritture non ha altro luogo in cui venire cercato se non l’umanità. È la storia e la carne umana che Dio ha abitato con l’incarnazione di Gesù, andando alla ricerca dell’uomo per farsi ritrovare da lui. Non dimentichiamo che non si possiede mai Dio, anche quando lo si conosce: “Se pensi di averlo compreso – scrive ancora Agostino – non è Dio”. La dimensione della ricerca custodisce la distanza tra chi cerca e l’Essere ricercato. Distanza essenziale! Il Dio che si cerca, infatti, non è un oggetto ma un soggetto, poiché lui per primo ha cercato, chiamato e amato gli esseri umani, suscitando il nostro desiderio di lui. Cercare Dio è rinunciare a pensare di essere noi i detentori della verità. Sotto la guida della Scrittura, cerchiamo Dio nell’altro, riconosciamo nel prossimo una parola che ci rivolge Dio stesso. 

Enzo Bianchi
© 2010 Edizioni Qiqajon

Fonte: MonasterodiBose
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