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Paola Radif commenta "Camminare nelle vie dello Spirito". Lettera Pastorale 2009-2010 Card. Bagnasco (9)

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lettera pastorale

Capitolo VI
Maria maestra di vita spirituale

“Quale atteggiamento possiamo cogliere in Maria?” si domanda il Cardinale concludendo il suo documento sulla vita spirituale. Partendo dalla sobria precisazione dell’evangelista Luca: “Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19) si apre uno spiraglio sul mondo interiore di Maria, dove è possibile intravedere un triplice atteggiamento: “raccoglimento, riflessione e vita.”
“La Madre di Gesù, osserva l’Arcivescovo, non disperde nulla di quanto avviene attorno al Figlio”. Come il Signore ordinerà un giorno agli apostoli di raccogliere i resti dei pani moltiplicati, così fa lei, anticipandolo: non permette che alcun frammento di ciò che riguarda Cristo vada perduto. Tuttavia, prosegue l’arcivescovo, lo spirito di Maria non è un semplice contenitore di ricordi, ma è il luogo della riflessione perché quanto accade intorno a Gesù ha sempre un senso che va oltre il momento contingente e si apre all’umanità intera. La riflessione di Maria, che è desiderio e ricerca della volontà di Dio, in fondo è preghiera.
Infine raccoglimento e meditazione sfociano “nel loro naturale estuario: la vita.” Ed è per questo che Luca parla di “cuore”, il centro profondo del mistero della persona, luogo delle scelte, punto d’incontro tra riflessione e decisione di agire. Nel cuore avviene la sintesi tra intelligenza, volontà, amore, azione: e questo non è altro che la vita stessa dell’uomo.
Si tratta, allora, di mettersi alla scuola di Maria, imitandola, farsi ricercatori attenti di ogni messaggio, ogni briciola evangelica che ci introduca alla realtà vera delle cose per diventare criterio di giudizio e ispirazione nelle scelte della vita.
Maria, di cui non possiamo neppure immaginare l’intensità del rapporto con Dio, è pur sempre operosa e presente nella vita degli uomini perché è “la sua impareggiabile spiritualità che le permette di incarnarsi nelle vicende grandi e piccole dell’umana esistenza.” Attenta, vigile e caritatevole, Maria accorre e interviene nelle situazioni in cui intuisce il bisogno: non si assenta dalla storia ma vi entra e l’abbraccia. Accade così anche alla creatura quando procede nella vita spirituale: facendosi docile allo Spirito Santo non teme più di dimenticare il mondo per il solo fatto di dedicarsi a Dio. I più grandi santi hanno solcato il tempo con il senso dell’eternità, vivendo la spiritualità come dimensione fondamentale della vita, pur restando pienamente inseriti nella concretezza dell’esistenza.
Come consegna finale ai fedeli il Cardinale richiama la necessità di “camminare nella luce”, perché per progredire nella santità, come diceva S.Agostino, bisogna andare avanti nel bene. Non basta solo camminare, ma si deve avanzare nella retta fede.

Il catechista in ascolto
Che cosa dice al catechista questo capitolo VI?
 
Partiamo dal n.45 del documento. Vi si cita un passo della celebre Lettera a Diogneto, così viva e attuale dopo quasi duemila anni. I cristiani, che sono per il mondo ciò che l’anima è per il corpo, sono chiamati a immergersi nel tempo, facendosi costruttori di un’umanità nuova. Anche il catechista è colui che individua gli errori e le incoerenze del vivere, li mette a nudo, anche a costo di sacrificio personale, animato da simpatia verso il mondo e i suoi drammi. Ed è questo l’atteggiamento di Dio creatore che, guardando l’opera delle sue mani, ne riconosce la radicale bontà. Così il catechista cercando di aprirsi alla storia con intelligenza e cuore, illuminato dal vangelo, potrà diventarne fermento.
La fede, come ricorda il Cardinale, rivela il senso più vero della vita, anche se non offre ricette magiche ai problemi. Il catechista è colui che conduce all’incontro con una Persona capace di dare le risposte che ogni uomo cerca: risposte importanti e definitive, che la società del benessere non sa, e non ha mai saputo, trovare.

Paola Radif
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