Clicca

Approfondire il significato dei sacramenti della Confessione e Comunione. (Paola Radif)

stampa la pagina
-->
Per lunga e consolidata tradizione la primavera è il periodo in cui nelle nostre parrocchie si celebrano le Prime Comunioni, precedute dalle prime Confessioni che trovano, invece, un’ideale collocazione nel tempo di Quaresima.
Nello stesso modo in cui si sottolineano i momenti più importanti della nostra vita così dovrebbe accadere per i sacramenti, affinché non si riducano soltanto a una bella tradizione o a un passaggio obbligato per sentirsi a posto di fronte alla coscienza e al mondo. Perché allora non riflettere un po’ più a fondo, come adulti, sul significato di questi eventi, apportatori di una grazia particolare che dai figli si riverbera sui genitori?
I bambini che si preparano a ricevere i sacramenti certamente vengono introdotti dai catechisti a comprenderne il senso grazie a competenza, dedizione e fantasia, ma i genitori che, in tempi più o meno lontani, hanno fatto lo stesso percorso, che cosa conservano di quell’esperienza e, soprattutto, che cosa hanno valorizzato e coltivato nello scorrere degli anni?
L’incontro con la misericordia di Dio, la certezza di poter essere sempre perdonati è un pensiero che, se fosse approfondito, certo metterebbe in crisi l’atteggiamento tipicamente umano che spesso tende più alla vendetta e a un certo rancore latente piuttosto che al magnanimo: “Non parliamone più: ti perdono.”
Gesù invece ha voluto suggellare la sua disponibilità a cancellare gli errori e le debolezze umane istituendo un tribunale spirituale della misericordia da cui nessuno, se pentito, esce condannato. Dalla sera di Pasqua, il peccatore può contare sull’assoluzione da ogni colpa grazie al sacerdote che agisce in nome e per autorità di Cristo. I bambini che sperimentano per la prima volta in confessione il perdono di un Dio non giudice ma padre non troveranno difficoltà nel trasferire sul piano soprannaturale ciò che i genitori, se buoni cristiani, avranno trasmesso loro sul piano umano.
Inoltre, la Prima Confessione dei piccoli può diventare anche una proposta, un seme gettato nel terreno di tutta la famiglia perché quel primo perdono sacramentale impartito a un figlio può risvegliare nei genitori una volontà sopita di riconciliarsi col Padre dei cieli, forse dopo tanti anni di indifferenza o un po’ di negligenza. I figli, allora, si trasformano inconsapevolmente, con la trasparenza del loro agire sincero, in veri e propri evangelizzatori della loro famiglia.
Analogamente la Prima Comunione, che si adorna nelle nostre case e nelle nostre chiese di tanti elementi anche secondari, dovrà essere capita e apprezzata soprattutto per quello che è, con tutto ciò che suscita e dona.
Al di là della porta della chiesa, Gesù scende ogni giorno sull’altare per portare a quella specifica comunità tanta forza e speranza, donando la grazia di diventare simili a lui. Eppure, davanti a quella stessa porta scorre, quasi distrattamente, la vita di un’intera città: il miracolo è disponibile, a portata di mano per chi crede, si fida e perciò si affida al Signore. La Prima Comunione ha grande valore di per sé, come ogni successiva Comunione, ma ha senso se è seguita da altre Eucaristie, che trascinano l’uomo verso il cielo, a cui egli, imitando Cristo, tende per natura. Abituando i bambini a gesti, anche piccoli, di gratitudine sarà più facile introdurli nel clima dell’Eucaristia, dono totale di sé che Gesù ha voluto fare al mondo, per il quale non lo ringrazieremo mai abbastanza.
La liturgia che, sotto la regia dello Spirito Santo, garantisce i frutti sacramentali, nascosti sotto i segni e i simboli di cui è ricca, orienta i credenti verso un oltre che va fuori da quello spazio e da quel tempo in cui la celebrazione ha luogo. Il catechista potrà infatti collegare gli effetti dei sacramenti ricevuti dai bambini con alcune proposte per radicare nel terreno del vivere quotidiano i consigli evangelici. Ecco allora che riconciliarsi nel sacramento della Confessione diventa una spinta a compiere gesti di pace, di apertura, di fraternità. Ricevere l’Eucaristia è premessa per uno stile di vita rinnovato, per iniziative comuni con altri gruppi parrocchiali o, se il parroco ne ha l’opportunità, per un gemellaggio con altre parrocchie. Nell’era di internet, rete per eccellenza, non sarà difficile tessere una semplice trama di legami, su cui viaggeranno pensieri, parole e solidarietà fraterna in nome di un unico Padre comune.                                                                                                                 
                                                                                                                     Paola Radif
stampa la pagina



Gli ultimi 20 articoli