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Paola Radif commenta "Camminare nelle vie dello Spirito". Lettera Pastorale 2009-2010 Card. Bagnasco (4)

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lettera pastorale

Capitolo IV
Le sorgenti della vita spirituale
Parte prima
La Parola di Dio

Che cosa cerca l’uomo per capire, per gettare luce sui misteri dell’esistenza, in definitiva, per poter vivere? “Nel grande mercato delle parole – risponde il Cardinale – l’uomo moderno cerca la Parola come il mercante cerca la perla preziosa.”
È la Parola di Dio la prima delle sorgenti della vita spirituale che vengono additate in questo capitolo: una fonte in cui immergersi, con semplicità e costanza. Soprattutto leggendo il vangelo, da cui emerge il volto di Gesù con le sue sfumature, le parole, i silenzi, i gesti, l’anima si disseta e se ne nutre, così come si nutre anche alla mensa del corpo di Cristo.
Accostare ogni giorno un brano evangelico è un impegno che l’arcivescovo suggerisce a chiunque desideri, con un po’ di fede e di buona volontà, mettersi alla scuola di Gesù, per lasciar modellare il proprio spirito dalla Parola: il che “è come esporsi alla luce per diventare luminosi.”
Perché la lettura meditata delle Scritture porti frutto è necessario credere che esse, in quanto ispirate, sono veramente Parola di Dio e ricordare che Gesù continua ad essere con noi anche oggi: è Lui che, con il suo Spirito e nella sua Chiesa, spiega le Scritture. Ecco perché la Bibbia non dovrà mai essere interpretata in maniera soggettiva ma essere sempre “letta nella Chiesa e con la Chiesa.”
Per una vita spirituale solida occorre l’attenzione alla Tradizione viva e al Magistero autentico, riconoscendo la Chiesa come Madre e Maestra.
E a completamento di una fede chiamata a diventare adulta si richiede la conoscenza progressiva di tutte le verità della fede cattolica, contenute con chiarezza e completezza nel Catechismo della Chiesa Cattolica.
È una conoscenza che non si fermerà a livello dottrinale e culturale ma è chiamata a incarnarsi dentro le realtà terrene dove ogni buon cristiano porterà i valori in cui crede perché la fede “non può mai essere confinata nella sfera del privato.”
E, a proposito di parole, l’arcivescovo ricorda che anche le parole umane – se non sono chiacchiere- possono aiutare. Si tratta di discernere, individuando quelle che sono dense di significato, che illuminano verso la conoscenza di se stessi e aiutano a camminare nella via della verità. “Solo aderendo alla verità – conclude il Cardinale- la persona vive sulle ali della libertà.”

Il catechista in ascolto
Che cosa suggerisce al catechista questa prima parte del capitolo IV?

Al catechista indica un compito e uno stile.

1. Il compito che sta dinanzi al catechista, in modo ancor più impegnativo che per un qualunque battezzato, è quello di attingere con costanza e fedeltà ai vangeli, per trovarvi sempre nuovi suggerimenti che siano nutrimento per ogni esigenza spirituale, sua e dei suoi destinatari.
Per offrire un alimento bisogna procurarselo, elaborarlo, presentarlo, donarlo. Così è per il cibo spirituale che va sminuzzato e dato ai ragazzi in maniera adeguata alle loro capacità e possibilità di comprensione. A volte dovremo imboccarli, a volte daremo loro solo un veloce spuntino, il cibo necessario per un tratto di cammino, in attesa di momenti di maggior disponibilità. Ma si tratta sempre di fornire qualcosa di essenziale per la loro sopravvivenza spirituale.

2. E qui interviene il secondo punto: siamo d’accordo sui contenuti. Il vangelo è ricco di argomenti. Ma è il linguaggio che deve essere valutato, elaborato, setacciato. Le parole da usare, le immagini di cui servirsi hanno la facoltà di restare in mente per anni, forse per sempre, oppure scivoleranno via subito perché poco incisive. Conoscere i destinatari, la loro psicologia, le loro difficoltà e aspettative è la chiave di interpretazione di tanti problemi ai quali accostarsi con semplicità, intuizione e affetto.

Paola Radif
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