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Paola Radif commenta "Camminare nelle vie dello Spirito". Lettera Pastorale 2009-2010 Card. Bagnasco (1)

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lettera pastorale

Presentazione dell’opera e considerazioni dal punto di vista del catechista

La Lettera Pastorale del Cardinale: “Camminare nelle vie dello spirito”, svolge il tema della vita spirituale. Dopo i precedenti scritti sulla preghiera (2007), sull’Eucaristia (2008) e su Eucaristia e famiglia (2009), ora, prendendo spunto dall’anno sacerdotale appena avviato, il Cardinale propone una riflessione e un approfondimento per tutti, sacerdoti e laici, con l’invito a tornare alle sorgenti della vita spirituale, come indica il sottotitolo del documento.
Proprio per la ricchezza dei contenuti, a ciascuno è possibile trovare i suggerimenti che più si adattano alla sua spiritualità, facendone tesoro e utilizzandoli per una progressiva crescita personale.
Nel presentare il documento cercheremo di interpretare i consigli dell’arcivescovo dal punto di vista del catechista, considerandone l’applicazione nel particolare contesto in cui si svolge il suo ministero.

Capitolo I

L’osservazione di partenza è la constatazione di quanto lavoro ci sia da fare sotto il profilo spirituale. Basta guardarsi intorno ed ecco manifestarsi un gran bisogno di Dio, che si esprime per lo più disordinatamente: c’è, infatti, tanta gente scoraggiata, violenta, disperata.
Il Cardinale ricorda qual è stato l’atteggiamento di Gesù, che di fronte alle folle “stanche e sfinite”, ne sentiva compassione, rilevando che la situazione attuale non è molto diversa. L’espressione evangelica: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi”, analizzata nella sua prima parte, indica, certamente, che “la messe è molta” perché sono tante le persone che hanno bisogno di aiuto ma ai nostri giorni si nota anche come questo bisogno si estenda in profondità, inserendosi dentro la complessità del vivere ed è in questa ricerca che c’è il rischio di prendere strade sbagliate. Infatti l’uomo, che è un perenne cercatore di Dio, nel cercarlo va per tentativi, ondeggiando come le messi al vento.
Un evidente segno dei tempi è l’esigenza diffusa di spiritualità che si deduce dall’insoddisfazione di fronte alle proposte di un mondo che vorrebbe indurre a vivere senza Dio.
Ricercando dei punti di riferimento, si fa strada l’intuizione che senza un’apertura al trascendente l’uomo perde se stesso.
La nostalgia di Dio e di spiritualità porta anche a vedere nella Chiesa una possibile interlocutrice. La Chiesa è una grande portatrice di esperienza spirituale: è come un albero sul quale gli uccelli possono costruire il nido ma nulla impedisce, come osserva Benedetto XVI, di rifugiarsi per un certo tempo tra i suoi rami, sempre nella libertà di volarne via.
Di fronte all’esigenza di spiritualità emerge la consapevolezza che sia necessaria un’educazione integrale della persona di cui non basta sviluppare le doti umane ma occorre salvaguardare la totalità.
Esortare a edificare se stesso sulla roccia e non sulla sabbia vuol dire che l’uomo dovrà coltivare il suo lato spirituale pur senza deprezzare o escludere nulla della persona. Se costruirà se stesso sulla roccia dell’anima egli potrà meglio affrontare le sfide della vita, superare le tentazioni e resistere alle lusinghe, evitando le fughe dalla realtà che lasciano ogni volta delusi e vuoti.

Il catechista in ascolto
Che cosa dice al catechista questa parte introduttiva?
Certo, davanti al catechista non si presentano delle folle sfinite, ma è anche vero che quei bambini che quasi nulla conoscono di Dio hanno più che mai fame e sete di lui. A livello inconsapevole sono anche loro “sfiniti” e non solo perché arrivano al catechismo stanchi dopo ore di scuola o di doposcuola, stressati da troppi impegni, sportivi, musicali, sociali, pur in così giovane età. Il loro essere “sfiniti” deriva dall’essere per molti motivi un po’ vuoti, pieni di nozioni, ma incapaci di ideali alti.
Davanti al catechista ci sono questi bambini o ragazzi, anche loro ondeggianti come le spighe di quella messe tanto abbondante, già matura, che non sempre trova gli operai necessari per essere mietuta al tempo opportuno. E il tempo opportuno, il momento giusto, va colto e valorizzato.
I ragazzi accorrono per ascoltare, anche se spesso sembra che si chiudano all’ascolto, ma la loro semplice presenza, benché rumorosa e distratta, garantisce che il Signore potrà lavorare dentro le loro anime, servendosi della parola di un catechista, seminatore che tante volte non vedrà se e dove il seme riuscirà a dare frutto.
I genitori che hanno mandato i figli al catechismo sono importanti strumenti dello Spirito Santo che ha messo loro in cuore questo pensiero: fare dei loro figli dei cristiani, battezzati e cresimati, iniziati ai sacramenti della fede. Se poi saranno anche buoni cristiani, questo non dipenderà dall’uomo ma da Dio che a tutto sovrintende, anche all’opera di tanti catechisti di buona volontà.
Il documento del Cardinale sprona i catechisti a introdurre i ragazzi nella dimensione spirituale, a fornire loro i mezzi per procedere nella vita parallelamente sul piano materiale e sul piano spirituale e costruire se stessi nella propria completezza di persone.
Ma prima ancora di questo c’è il richiamo per tutti gli adulti a vivere personalmente la propria fede nella continua ricerca di ciò che alimenta e fa crescere la parte più importante per un cristiano: la vita spirituale, perché ogni momento trovi il sostegno di una fede solida che sia roccia, su cui resistere a ogni sfida e tentazione.

Paola Radif
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