Rosanna Virgili “Quale pace senza giustizia”
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11 ottobre 2025
Che il Vangelo sia annuncio di una pace tessuta di giustizia è evidente sin dalle sue prime pagine, quelle che narrano della nascita di Gesù. Una famiglia, la sua, che vive in Galilea e dev’essere censita in Giudea dove, però, per essa «non c’è posto nell’alloggio» (Lc 2,7). A Cesare Augusto servivano solo i numeri per vantare la grandezza dell’Impero mentre le persone vere, col loro corpo e la loro storia, erano solo d’inciampo. Su questa ingiustizia interviene Dio con i suoi Angeli che annunciano ai pastori: «Pace in terra agli uomini che egli ama», alludendo a un bambino appena nato al gelo caldo di una mangiatoia (Lc 2,14). Gesù è un sorso di latte e di miele, una “terra promessa”, un batuffolo di neonata grazia, una primizia di pane di giustizia che tutta la Bibbia ha già proclamato come l’atto di fedeltà divina agli affamati, a quelli che non hanno né posto né diritto di esserci al mondo.
La Pace che vagisce nella mangiatoia si unisce a quella del coro celeste per diventare un canto di fiume carsico che attraverserà tutta la provincia romana di Palestina e verrà in superficie il giorno della Resurrezione quando quel bimbo “fatto uomo” annuncerà ai suoi discepoli: «Pace a voi» (Lc 24,36). Sono le stesse parole che papa Leone usa come saluto, sin dall’inizio del suo pontificato. Fatevi voi giustizia, cioè, fatevi fedeltà alla vita dell’umanità, anelli di riconciliazione tra vicini e lontani, schiavi e liberi, giudei e gentili (cf. Gal 3,28). Così quella pace che il Maestro ha dato «non come la dà il mondo» (Gv 14,27) va a contrastare e contestare quella di Ottaviano il quale veniva chiamato anch’egli il “Salvatore”. Ma che agiva una pace guerriera, non certo «disarmata e disarmante». La stessa che va di moda oggi, quel tacitiano “fare deserto e chiamarlo pace” che molti Paesi europei – tra cui il nostro – hanno sinora appoggiato e continuano a preparare con una neo-corsa agli armamenti per la neo “guerra giusta”. Sulla quale, però, issare la bandiera del Vangelo sarebbe un atto blasfemo.
Il Vangelo di Matteo presenta un rapporto ancor più stretto tra giustizia e pace, e lo fa iniziando con la memoria di una strage di innocenti voluta da Erode. Un re idumeo usurpatore, messo lì da Roma, che pensava soltanto ai propri interessi personali. Il messìa davidico doveva, invece, occuparsi solo di diritto e giustizia: dei poveri, delle vedove, degli orfani, degli stranieri, dei levìti, affinché nel paese regnasse la pace. Quando nasce Gesù – legittimo erede al trono – Erode, pur di sopprimerlo, fa uccidere tutti i neonati della Giudea dai due anni in giù. Una vera volontà di genocidio! Sarà Giuseppe, che il Vangelo definisce «un uomo giusto», a salvare il Figlio di Dio dall’ingiustizia dell’assassinio dei figli. Per l’atto di coraggio del suo padre adottivo Gesù sarà superstite e potrà salire – un giorno – sul monte delle Beatitudini per «dare compimento» alla Legge di Mosè dove il diritto e la giustizia d’Israele erano vergati. «Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,43-45). La pace è il compimento e l’estensione a tutti gli umani del diritto e della giustizia.
Chiamando amico il nemico ci si riconosce tutti figli di un unico padre, quindi fratelli e sorelle tutti! Si sciolgono gli odi, finisce la notte della vendetta, si costruisce collaborando tutti alla pace. Che è il Corpo stesso del Signore, il quale «è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia» (Ef 2,14).
C’è chi oggi, in Occidente, dice che la pace non si invoca e non si fa sventolando le bandiere. Avrebbe ragione se si sventolasse la bandiera del Vangelo per negare la giustizia e la pace di cui il Vangelo è torcia. Cosa che fanno, in verità, i politici al potere quando usano il Vangelo come propaganda di una pace senza giustizia e di una giustizia senza pace. L’abuso della religione è un fatto troppo noto alla nostra storia per tutti i danni che ha procurato alla verità del Vangelo e anche al Ministero delle Chiese. Ma soprattutto ai poveri, agli oppressi, ai rigettati, agli schiavizzati dalla menzogna, dall’ingiustizia e dalla violenza, a tutti «questi piccoli che credono in me» (Mt 18,6) – direbbe Gesù – e che trovano nel Vangelo la Via alla pace dell’intelligenza (naturale!), della libertà e della Speranza.
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